PERSONALITA’ NARCISISTICA – DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’

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[…] egli si avvicinò un giorno ad una fonte chiara come l’argento né mai contaminata da armenti, uccelli, belve o rami caduti da alberi vicini; non appena Narciso, esausto, sedette sulla riva di quella fonte si innamorò della propria immagine. Dapprima tentò di abbracciare e baciare il bel fanciullo che gli stava dinanzi, poi riconobbe se stesso e rimase per ore a fissare lo specchio d’acqua alla fonte, quasi fosse incantato. L’amore gli veniva al tempo stesso concesso e negato, egli si struggeva per il dolore e insieme godeva del suo tormento, ben sapendo che almeno non avrebbe tradito se stesso qualunque cosa accadesse. (R. Graves, I miti greci)

Il narcisismo appare ora spostato su questo nuovo io ideale, che si trova in possesso, come l’io di quando si era bambini, di tutte le più preziose qualità. L’uomo si è dimostrato ancora una volta, come sempre nell’ambito della libìdo, incapace di rinunciare a un soddisfacimento di cui ha goduto in passato. Non vuol essere privato della perfezione narcisistica della sua infanzia e se – importunato dagli ammonimenti altrui e dal destarsi del suo stesso giudizio critico – non è riuscito a serbare questa perfezione negli anni dello sviluppo, si sforza di riconquistarla nella nuova forma di un ideale dell’io. Ciò che egli proietta avanti a sé come proprio ideale è il sostituto del narcisismo perduto dell’infanzia, di quell’epoca cioè in cui egli stesso era il proprio ideale. (S. Freud, Introduzione al narcisismo , Boringhieri, Torino, 1976, p. 48)

Il mito di Narciso

Narciso era Figlio della ninfa Liriope e del dio del fiume Cefiso ed alla nascita l’indovino Tiresia aveva vaticinato che il ragazzo avrebbe vissuto a lungo solo a patto che non conoscesse mai sé stesso.

Narciso era un giovane bellissimo che destava l’ammirazione e l’interesse di tutti coloro che incontrava, sia uomini che donne. Tra gli innamorati di Narciso ci fù la Ninfa Eco che per una maledizione, era stata privata della parola dalla dea Era, e poteva soltanto ripetere le parole degli altri. Eco era quindi incapace di esprimere il proprio amore a Narciso, il quale la respinse. La ninfa morì di crepacuore. Gli dei adirati allora, decisero di punire Narciso per la durezza con cui aveva trattato la Ninfa facendolo innamorare della sua immagine. Fu così che un giorno Narciso passeggiando presso Danacone, si avvicinò a una fonte chiara e limpida e non appena sedette sulla sponda di quella fontana s’ innamorò all’istante del proprio riflesso. Dapprima tentò di abbracciare e baciare il bel fanciullo che gli stava davanti, poi quell’amore che gli veniva al tempo stesso concesso e negato, cominciò a struggerlo di dolore e insieme a farlo godere del suo tormento, fino a quando non morì di languore trasformandosi in un narciso, il fiore che cresce ai bordi delle fonti.

Dal mito di narciso si genera il concetto di narcisista a definire tutte quelle persone in un certo senso innamorate di sé stesse, e poco attente agli altri. È vero che i narcisisti sembrano avere una scarsa considerazione nei confronti di altre persone, ma è anche vero che, paradossalmente, queste persone sono completamente incapaci di provare amore per sé e, di conseguenza, per chiunque.

Nella quarta edizione del DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), il narcisismo è collocato tra i disturbi di personalità del gruppo B, e può avere livelli di gravità diversi.
Secondo il DSM IV i criteri diagnostici del narcisismo sono i seguenti:

A)Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

1. ha un senso grandioso di importanza (per esempio: esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza un’adeguata motivazione);

2. è assorbito da fantasie di illimitati successo, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale;

3. crede di essere “ speciale ” e unico, e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o istituzioni)speciali o di classe elevata;

4. richiede eccessiva ammirazione;

5. ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative;

6. sfruttamento interpersonale, cioè usa gli altri per raggiungere i propri scopi;

7. manca di empatia: è incapace di riconoscere o identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri;

8. è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino;

9. mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.

Aggiungerei ai suddetti criteri diagnostici, anche i seguenti:

  • Tendono a mostrarsi affascinanti, imprevedibili e seduttivi
  • Sottolineano la propria superiorità
  • Temono l’intimità affettiva
  • Si ritengono indispensabili
  • Non sono consapevoli delle proprie emozioni e dei propri bisogni
  • Non accettano le critiche a cui reagiscono con veemenza
  • Tutto ciò che ‘scelgono’ viene ritenuto di ‘valore’
  • Ritengono di essere state ‘vittime’ di situazioni o eventi.
  • Cercano di provocare l’altro
  • Manifestano un atteggiamento giudicante, svalutante e critico nei confronti degli altri
  • Pretendono la “devozione” in tutti i sensi dell’altro all’interno della relazione
  • Desiderano che l’altro sia debole per poterlo aiutare
  • Tendono ad intuire le debolezze altrui e ad evidenziarle
  • Talvolta scelgono una donna forte per renderla debole
  • Qualunque cosa faccia l’altro non và mai bene

Nel descrivere la personalità narcisistica citerò brani del libro “Il narcisismo” dello psicanalista A.Lowen uno dei massimi studiosi del fenomeno. Egli nel suddetto libro distingue cinque turbe narcisistiche in ordine crescente di gravità:

  • Carattere Fallico-narcisistico
  • Carattere narcisistico
  • Personalità borderline
  • Personalità psicopatica
  • Personalità paranoide.

Leggiamo alcuni suoi passi

“Comunemente viene definito ‘Narcisista’ una persona che si preoccupa solo di se stessa escludendo tutti gli altri, dunque: un soggetto in grado di agire quasi completamente in assenza di sentimenti…
….Già nel 1914 tale disturbo della personalità fu oggetto di studio da parte di Freud, ma se consideriamo il quadro culturale in cui viviamo oggi, possiamo affermare che tale patologia è caratteristica della nostra epoca. I costumi sessuali che paiono essere di gran lunga più liberi, la
facilità nel passare da un partner all’altro, l’esibizionismo, la pornografia, la smania di costruirsi un’immagine vincente agli occhi del mondo, tutti questi fattori hanno certamente contribuito, contrariamente agli usi e costumi che distinguevano l’età vittoriana, allo sviluppo incalzante delle personalità narcisistiche. Sicuramente è questa eccessiva importanza legata all’immagine un indizio inequivocabile della tendenza al narcisismo…
…C’è da dire comunque che un sano interesse per la nostra apparenza, basato quindi sul senso di sé, e lo spostamento di identità dal ‘sé immagine’, è ciò che si trova alla base dello stato narcisistico.
I narcisisti dimostrano, è vero, una mancanza d’interesse per gli altri, ma sono altrettanto indifferenti anche ai propri più veri bisogni. Spesso il loro comportamento è autodistruttivo. Inoltre, quando parliamo dell’amore dei narcisisti per se stessi, dobbiamo operare una distinzione. Il narcisismo denota un investimento nell’immagine invece che nel sé. I narcisisti amano la propria immagine non il loro sé reale. Hanno un senso di sé debole, e non è in base ad esso che orientano le loro emozioni. Ciò che fanno è piuttosto diretto ad incrementare l’immagine, spesso a discapito del sé. … D’altra parte l’ammirazione che il narcisista riceve gonfia soltanto il suo io e non fa nulla per il sé. Alla fine allora il narcisista respingerà gli ammiratori nello stesso modo in cui ha respinto il
proprio sé autentico”A. Lowen.

Lowen, effettua sempre nello stesso libro, un interessante analisi della ninfa Eco.

“…Potrebbe essere la nostra stessa voce che riviene a noi. Così, se Narciso avesse potuto dire ‘ti amo’, la ninfa lo avrebbe ripetuto e il giovane si sarebbe sentito appagato, amato. L’incapacità di dire queste parole identifica il narcisista. Avendo ritratto la libido dal mondo esterno, i narcisisti sono condannati ad innamorarsi della loro immagine dirigendo quindi la libido verso il proprio io. ….Un’altra interpretazione è probabile. La voce è espressione dell’essere interiore, del sé corporeo in opposizione all’apparenza superficiale. Nel termine persona è implicita la capacità di riconoscere un individuo dal suono della voce. Secondo questa interpretazione perciò, Narciso respingendo Eco ha respinto la propria stessa voce, il suo essere interiore in favore dell’apparenza, manovra tipica dei narcisisti…
…E’ significativo che Narciso s’innamori del suo riflesso soltanto dopo aver respinto l’amore di Eco. L’innamorarsi della propria immagine in questa vicenda rappresenta una forma di punizione per l’incapacità di amare…
…Qual’è l’importanza della profezia proferita da Tiresio? Su cosa poteva basarsi la sua predizione?
A mio avviso sull’eccezionale bellezza di Narciso. Una bellezza che spesso, sia per un uomo quanto per una donna, può rappresentare una sventura più che una fortuna. La consapevolezza di tale dono può dare alla testa, rendere egocentrici, o ancora suscitare violente passioni di desiderio e
invidia degli altri. Un indovino, essendo un saggio, capisce bene questi particolari”. A. Lowen

Ma Lowen analizza anche il libro “Il ritratto di Dorian Gray” di Wilde, che è un romanzo che rappresenta in qualche modo uno studio della personalità narcisistica.
“Come Narciso, Dorian era un giovane bellissimo, gentile, affascinante, che destò presto l’interesse di un pittore che lo volle come modello per un ritratto e di Lord Henry che si premurò di iniziarlo alle maniere di quel mondo. Così con studiata adulazione Lord Henry, indusse Dorian a pensare
d’essere speciale per la sua bellezza fisica. E uno dei modi per mantenere intatta quella bellezza era che nessun forte sentimento o emozione turbasse la sua mente o lasciasse segni sul corpo. In mancanza di sentimenti allora, il giovane trascorreva la vita alla ricerca di sensazioni ( ‘seduzioni’), possedendo e abbandonando le donne che incontrava, corrompendo ai vizi e alle droghe gli uomini che lo ammiravano. La sua giovinezza era intatta, solo il ritratto era testimone di quanto accadeva veramente al suo corpo e alla sua anima col trascorrere degli anni. Ma Dorian la sua immagine dipinta su quella tela( il suo vero sé ), non la guardava mai, non affrontava mai la realtà, come non provava rimorsi per quanto di più orribile aveva commesso nella sua ‘fredda esistenza’.
“La storia di Dorian Gray è immaginaria, ma l’idea che una persona possa avere un aspetto che contraddice il suo modo di essere interiore è valida.
E’ straordinario come spesso i narcisisti sembrino molto più giovani della loro età: non permettono che la vita li tocchi, in particolare non permettono agli eventi della vita interiore di raggiungere la
superficie della mente e del corpo. Operano, insomma, una negazione dei sentimenti. Ma quanto esseri umani, non sono immuni dalla vita e allora invecchiano dentro.
Alla fine, come nel caso di Dorian, il dolore e la bruttezza vincono la negazione e il soggetto sembra invecchiare d’un tratto…
… Chi non si sente bene nel proprio corpo può soltanto proiettare l’immagine di quello che dovrebbe essere secondo lui un bell’aspetto. E più si concentra su queste immagini, più gli vengono a mancare le sensazioni e i sentimenti piacevoli.” A. Lowen

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

PERSONALITA’ EVITANTE – DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’

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Il DSM IV TR, un manuale utilizzato per la diagnosi dei disturbi mentali, definisce il disturbo evitante di personalità come un “disturbo della personalità caratterizzato da uno schema di comportamento penetrante di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, ipersensibilità a valutazioni negative, il tutto cominciato all’inizio dell’età adulta e presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti punti:

  1. Evita attività professionali che implicano significativi contatti personali, a causa di timori di critiche, disapprovazioni o rifiuti;
  2. È riluttante a coinvolgersi con la gente a meno di avere la certezza di essere accettati;
  3. Mostra ritegno all’interno di relazioni intime a causa del timore di essere deriso o ridicolizzato;
  4. È preoccupato di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali;
  5. È inibito nelle nuove situazioni interpersonali a causa di sensazioni di inadeguatezza;
  6. Vede se stesso come socialmente incapace, non attraente a livello personale o inferiore agli altri;
  7. È insolitamente riluttante a intraprendere rischi personali o di impegnarsi in qualsiasi nuova attività perché può provare imbarazzo.

Le persone affette da tale disturbo sono preoccupate dei propri deficit e formano relazioni con gli altri solo se credono che non saranno respinti. La perdita e il rigetto sono così dolorosi che queste persone sceglieranno di restare soli piuttosto che rischiare di tentare di mettersi in relazione con gli altri.

I sintomi principali di un affetto dal disturbo sono:

  • Ipersensibilità alla critica o al rigetto;
  • Isolamento sociale autoimposto;
  • Estrema timidezza in situazioni sociali, nonostante si senta un grosso desiderio di relazioni intime;
  • Tendenza ad evitare le relazioni interpersonali;
  • Sensazioni di inadeguatezza;
  • Bassa autostima;
  • Diffidenza nei confronti degli altri;
  • Estrema timidezza;
  • Allontanamento emozionale correlato all’intimità;
  • Goffagine;
  • Autocritico circa i propri problemi di relazione con gli altri;
  • Problemi nello svolgere alcuni compiti professionali;
  • Autopercezione di una vita propria di solitudine;
  • Sensazione di sentirsi inferiore agli altri;
  • Creazione di un mondo di fantasia.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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PERSONALITA’ DIPENDENTE – DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITA’

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Per definire tale disturbo citiamo il DSM-IV (il Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Psichiatrici) che descrive il disturbo come: “una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:”

1) la persona ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere un’eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni

2) ha bisogno che altri si assumano la responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita

3) ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione (nota per il clinico: non vanno inclusi timori realistici di punizioni)

4) ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione od energia)

5) può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli

6) si sente a disagio e indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace a provvedere a se stesso

7) quando termina una relazione stretta ricerca urgentemente un’altra relazione come fonte di accudimento e di supporto

8) si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.

Le persone affette da questo disturbo, desiderano, generalmente, una relazione “simbiotica” con chi è in grado di proteggerli dal “resto del mondo” e di prendersi cura di loro. Questo li porta a scegliersi partner con caratteri forti, che assumono nei loro confronti comportamenti di controllo e di dominio. Tendono a richiedere rassicurazioni e conferme e tendeno a vivere qualsiasi gesto di allontanamento, se pur minimo, come un possibile e doloroso abbandono. Le persone dipendenti hanno un’idea di sé pervasa dalla paura di essere sbagliate, inadeguate, incompetenti, che le rende insicure e con una bassa valutazione del proprio valore e della propria efficacia. Questa convinzione rinforza la paura di essere abbandonati, sensazione che aumenta la percezione di fragilità e vulnerabilità. Tale dipendenza relazionale, pur rappresentando un equilibrio personale, nel tempo è dannoso per il soggetto dipendente, che sacrifica sé stesso in funzione della relazione e che, paradossalmente, finisce spesso per essere lasciato, in quanto “noioso e seccante” e non degno di stima agli occhi del partner, sortendo, così, l’effetto opposto a quello propostosi.

Nella persona affetta da tale forma di disturbo la dipendenza è poco “affettiva” è molto “relazionale”, vale a dire, manca un autentico sentimento. Inoltre le persone con disturbo dipendente accettono, senza reagire, che gli altri gestiscano aspetti della sua vita.

Sempre nei soggetti con tale disturbo se la relazione dipendente finisse, c’è la tendenza immediata a trovare subito una nuova figura affiliativa con cui ristabilire un legame dipendente.

Dott. Roberto Cavaliere

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PERSONALITA’ BORDERLINE – DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’

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Caratteristiche diagnostiche secondo il DSM IV TR

Le caratteristiche essenziali del Disturbo Borderline di Personalità sono una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’autostima e dell’umore, e una marcata impulsività, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità compiono sforzi disperati per evitare abbandoni reali o immaginati (Criterio 1). La percezione della separazione o del rifiuto imminenti, o la perdita di qualche strutturazione esterna, possono portare ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, della cognitività e del comportamento. Questi individui sono molto sensibili alle circostanze ambientali. Provano intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata anche quando si trovano ad affrontare separazioni reali limitate nel tempo o quando intervengono cambiamenti di progetti inevitabili (per es., disperazione improvvisa come reazione all’annuncio del clinico del termine dell’ora del colloquio; panico o furore quando qualcuno per loro importante è in ritardo di pochi minuti o deve disdire un appuntamento). Possono credere che questo “abbandono” implichi che essi sono “cattivi”. Questi timori di abbandono sono correlati ad un’intolleranza a stare soli, e ad una necessità di avere persone con loro. I loro sforzi disperati per evitare l’abbandono possono includere azioni impulsive, come comportamenti automutilanti o suicidari, che vengono descritti separatamente nel Criterio 5.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità hanno una modalità di relazione instabile e intensa (Criterio 2). Possono idealizzare protettori o amanti potenziali al primo o secondo incontro, chiedere di trascorrere molto tempo insieme, e condividere i dettagli più intimi all’inizio di una relazione. Comunque possono passare rapidamente dall’idealizzare allo svalutare le altre persone, sentire che l’altra persona non si occupa abbastanza di loro, non dà abbastanza, non è abbastanza “presente”. Questi individui empatizzano con gli altri e li coccolano, ma solo con l’aspettativa che gli altri saranno “presenti” a loro volta per soddisfare le loro necessità. Questi individui sono inclini a cambiamenti improvvisi e drammatici della loro visione degli altri, che possono essere visti alternativamente come supporti benefici o come crudelmente punitivi. Tali variazioni spesso riflettono la disillusione nei confronti di un curante, le cui qualità di accudimento sono state idealizzate, o da parte del quale ci si aspetta il rifiuto o l’abbandono.

Può esservi un disturbo dell’identità caratterizzato da un’immagine di sé o da una percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile (Criterio 3). Vi sono variazioni improvvise e drammatiche dell’immagine di sé, caratterizzate da cambiamenti di obbiettivi, di valori e di aspirazioni. Possono esservi improvvisi cambiamenti di opinioni e di progetti a proposito della carriera, dell’identità sessuale, dei valori e dei tipi di amici. Questi individui possono improvvisamente passare dal ruolo di supplice, bisognoso di aiuto, a quello di giusto vendicatore di un maltrattamento precedente. Sebbene abbiano di solito un’immagine di sé che si basa sull’essere cattivi o dannosi, gli individui con questo disturbo possono talvolta sentire di non esistere affatto. Tali esperienze solitamente si manifestano in situazioni in cui l’individuo percepisce la mancanza di una relazione significativa, di accudimento e supporto.

Gli individui con il Disturbo Borderline di Personalità manifestano ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamento automutilante (Criterio 5). Il suicidio riuscito si verifica nell’8-10% di tali individui, e i gesti automutilanti (per es., tagliarsi o bruciarsi) e le minacce e i tentativi di suicidio sono molto comuni. La tendenza ricorrente al suicidio è spesso la ragione per cui questi individui chiedono aiuto. Le azioni autodistruttive sono di solito precipitate da minacce di separazione o di rifiuto, o dall’aspettativa di assumere maggiori responsabilità.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono manifestare instabilità affettiva dovuta ad una marcata instabilità dell’umore (per es., intensa disforia, irritabilità o ansia episodica, che di solito durano poche ore e solo raramente più di pochi giorni) (Criterio 6). L’umore disforico di base di chi è affetto da Disturbo Borderline di Personalità è spesso spezzato da periodi di rabbia, panico o disperazione, ed è raramente sollevato da periodi di benessere o soddisfazione. Questi episodi possono riflettere l’estrema reattività dell’individuo al disagio interpersonale. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono essere afflitti da sentimenti cronici di vuoto (Criterio 7). Facilmente annoiati, possono costantemente ricercare qualcosa da fare. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità frequentemente esprimono rabbia inappropriata ed intensa, o hanno difficoltà a controllare la propria rabbia (Criterio 8). Possono manifestare estremo sarcasmo, amarezza costante o esplosioni verbali. La rabbia è spesso suscitata dal vedere un curante o un amante come disattento, rifiutante, poco dedito, o abbandonante. Tali espressioni di rabbia sono spesso seguite da vergogna e colpa, e contribuiscono alla sensazione di essere cattivi. Durante i periodi di stress estremo, possono manifestarsi ideazione paranoide o sintomi dissociativi transitori (per es., depersonalizzazione) (Criterio 9), ma questi sono generalmente di gravità o durata insufficienti a giustificare una diagnosi addizionale. Questi episodi si manifestano più frequentemente in risposta ad un abbandono reale o immaginato. I sintomi tendono ad essere transitori, durano pochi minuti o ore. Il ritorno reale o percepito della funzione di accudimento da parte della figura accudente possono determinare una remissione dei sintomi.

Manifestazioni e disturbi associati

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono avere una modalità di boicottaggio di se stessi nel momento in cui l’obbiettivo è sul punto di essere realizzato (per es., ritirarsi da scuola quando sono in procinto di diplomarsi; regredire gravemente dopo una discussione su come sta andando bene la terapia; distruggere una relazione proprio quando è chiaro che potrebbe durare).

Gli individui con questo disturbo possono sentirsi più sicuri con oggetti transizionali (per es., possedere un animale domestico o un oggetto inanimato) che nelle relazioni interpersonali.

Sono comuni perdite ricorrenti del lavoro, interruzione della scolarità e rottura di matrimoni. Nelle storie infantili di persone con Disturbo Borderline di Personalità sono più comuni l’abuso fisico o sessuale, l’incuria, il conflitto ostile e la perdita precoce o la separazione dei genitori.

Dott. Roberto Cavaliere

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DISTURBI DELLA PERSONALITA’

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Disturbi di personalità

E’ uno dei 15 Gruppi di disturbi psichiatrici riconosciuti dal DSM IV. Il disturbo di personalità rappresenta un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo, e determina disagio o menomazione. I disturbi di personalità a loro volta si suddividono in:

disturbo paranoide di personalità è un quadro caratterizzato da sfiducia e sospettosità, per cui le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole.

disturbo schizoide di personalità è un quadro caratterizzato da distacco dalle relazioni sociali e da una gamma ristretta di espressività emotiva.

disturbo schizotipico di personalità è un quadro caratterizzato da disagio acuto nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive, ed eccentricità nel comportamento.

disturbo antisociale di personalità è un quadro caratterizzato da inosservanza e violazione dei diritti degli altri.

disturbo borderline di personalità è un quadro caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività.

disturbo istrionico di personalità è un quadro caratterizzato da emotività eccessiva e da ricerca di attenzione.

disturbo narcisistico di personalità è un quadro caratterizzato da grandiosità, necessità di ammirazione, e mancanza di empatia.
disturbo evitante di personalità è un quadro caratterizzato da inibizione, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità ai giudizi negativi.

disturbo dipendente di personalità è un quadro caratterizzato da comportamento sottomesso e adesivo legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi.

disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è un quadro caratterizzato da preoccupazione per l’ordine, perfezionismo ed esigenze di controllo.

Per definizione, un disturbo di personalità è un modo costante di pensare, sentire, e comportarsi relativamente stabile nel tempo.

* American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

Dott. Roberto Cavaliere

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LE RELAZIONI DEI BIPOLARI

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I bipolari hanno una serie di relazioni tormentate, e spesso non riescono a chiuderne nessuna ma a continuare a tenerle in essere nel tempo. Sono persone che hanno difficoltà con la perdita, che tendono a non terminare mai le relazioni, a non chiuderle ma a scomparire. Non riescono ad avere un confronto costruttivo sulla relazione, non riescono a affrontare il dolore della separazione.
Quindi come già detto scompaiono.
Le relazioni con un bipolare sono complicate, complesse, dolorose. Il bipolare non ha vie di mezzo, transizioni. Una delle caratteristiche di questo tipo di persone è la noia: si annoiano spesso e facilmente della routine e delle cose. Bisogna essere poliedrici per intrattenere una persona bipolare per lungo tempo. Il bipolare si sente sempre incompreso perché l’incomprensione comincia da se stesso, lui non si capisce. Il bipolare è triste o allegro ma non sa perché; ti ama o non ti ama e non sa perché; è annoiato o meno ma non sa il perché. Il bipolare non si conosce.
Dal punto di vista relazionale per aiutare un bipolare bisogna, stimolare il contatto perché essi tendono ad isolarsi, mentre bisogna stabilire dei legami che li aiutino come andare a ballare, avere abbracci, baci, rapporti sessuali soddisfacenti, comprare un cane. Si parla di contatto perché hanno difficoltà a stabilire il contatto con altri esseri umani, un ottimo consiglio è che si comprino un cane. E’ anche importante favorire relazioni e contatti con le persone, anche come aiuto prestato alle persone perchè il bipolare si deve occupare di altro che non sia se stesso e comincia automaticamente a migliorare. Tutto questo implica un lavoro personale che la persona deve essere disposta ad affrontare. Deve voler dedicarsi a questo lavoro terapeutico. Molti però preferiscono non ritenersi responsabili in prima persona della loro situazione, preferiscono sapere che la loro malattia è organica e che non c’è nulla da fare. La bipolarità non necessariamente è una infelicità. Paradossalmente i bipolari possono essere bravi terapeuti perché sono molto empatici molto comprensivi rispetto a ciò che succede agli altri. Grandi terapeuti del secolo passato come Freud e Jung erano bipolari .

Dottor Roberto Cavaliere

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IL COMPORTAMENTO PSICOPATICO

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Qual è il comportamento psicopatico? Ci sono alcuni aspetti ben conosciuti di tale comportamento, per esempio quando una persona mente continuamente mostrando di non avere alcuna considerazione per la differenza tra il vero ed il falso. Potremmo chiamare costui un mentitore psicopatico, intendendo che egli crede alle sue menzogne e che non sa distinguere il vero dal falso. Per lui vero e falso sono la medesima cosa, il che in realtà equivale a dire che tutto è una menzogna. Non c’è nessuna verità e così egli non è cosciente di dire una menzogna, in altri termini potremmo affermare che il mentitore psicopatico crede a ciò che dice senza metterlo in dubbio.
Un altro aspetto del comportamento psicopatico è la quasi totale indifferenza per i sentimenti e la sensibilità degli altri. Egli potrà fare o dire cose che feriranno un altro e tuttavia rimanere inconsapevole dell’effetto delle sue azioni. Potrebbe a ragione negare l’intento, ma va oltre e ne nega il significato evidente.
Ci è anche familiare l’idea che la persona psicopatica non ha coscienza, non fa nessuna distinzione tra giusto e sbagliato, buono o cattivo. Di conseguenza, quindi, egli non ha nessun senso di colpa. Perciò in casi estremi lo psicopatico arriverà a rubare o a truffare, come se facesse la cosa più naturale. Certamente sa che rubare è sbagliato ma non vede il proprio comportamento in questa luce. A causa di queste caratteristiche della loro personalità, gli psicopatici possono notoriamente passare anche per brave persone. Possono farvi credere che ciò che essi dicono è vero, forse perché lo credono essi stessi, o perché non credono nulla. Possono convincervi della loro innocenza anche quando siete stati testimoni personalmente della loro azione scorretta. E possono sopraffarvi con la loro incredibile apertura.
Così voi siete beffati. Un giorno vi rendete conto di essere stati incastrati e allora riconoscete l’altro come un truffatore, un ladro o uno psicopatico. Siete furiosi sia nei suoi confronti che nei vostri, dal momento che non avreste mai immaginato di essere così sciocchi.
Alexander Lowen, Bioenergetica, Feltrinelli, Milano 1983

Dottor Roberto Cavaliere

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