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LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

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Gran parte della comunicazione faccia a faccia è fatta di segnali non verbali; la comunicazione non verbali (CNV) è costituita da tutti quegli scambi che avvengono con modalità diverse da quella verbale: comprende, cioè, tutto ciò che passa per i canali motorio-tattile, chimico-olfattivo, visivo-cinestesico (tutto ciò che riguarda la percezione del movimento di sé nello spazio), e tutti gli aspetti paralinguistici (o paraverbali), come ad ex: le pause, i silenzi, l’intercalare, ecc…
La comunicazione non verbale (CNV) utilizza prevalentemente un codice analogico, cioè riproduce per immagini ciò di cui si riferisce, cioè utilizzando gesti, rituali, ecc.
La comunicazione verbale (CV) utilizza, invece, un codice digitale, cioè vengono usati dei segni arbitrari(=simboli convenzionali che si concretizzano poi nella parola scritta o orale).
Anche nella comunicazione non verbale, però, spesso c’è convenzionalità questo dipende dalle diverse culture che influenzano i comportamenti degli appartenenti alla cultura stessa (Es la segnalazione di “matto”: punta dell’indice contro la tempia, oppure mano su e giù davanti agli occhi, o ancora, il pugno chiuso che percuote la fronte). Ad esempio il segno “OK”, fatto con le dita ad “O”, per noi significa tutto bene; lo stesso segno per i Giapponesi significa denaro, per i Francesi nullità e per i Greci è un insulto.
Nella comunicazione verbale spesse volte c’è universalità di comunicazione; a volte invece, alcuni segnali suscitano malintesi.

Le funzioni della comunicazione non verbale
1) Comunicazione espressiva: serve per manifestare emozioni, sentimenti, stati d’animo
(ex: sorriso, occhiolino..)
2) Comunicazione interpersonale: serve per segnalare amicizia, ostilità, disponibilità, aggressività (ex: darsi la mano, aggrottare le sopracciglia..)
3) Regolazione di interazione: serve per tener sotto controllo la comunicazione faccia a faccia (ex: la punteggiatura, la conclusione di un turno..)
4) Comunicazione verbale: serve per “colorire”, enfatizzare (=semplificare) ciò che si dice a parole (ex: sguardi, espressioni del volto, gesti..).

Aspetti della comunicazione non verbale
1. Lo sguardo: svolge un ruolo di fondamentale importanza nella relazione con gli altri, soprattutto negli scambi faccia a faccia:
A) durata e frequenza degli sguardi più la dilatazione delle palpebre sonoSegnale di attrazione (si tende a guardare di più chi ci interessa).
B) le persone dominanti (i leader), che sono più sicure ed autonome, guardano per meno tempo gli altri, ma sono le ultime a staccare lo sguardo.

2. La gestualità: riguarda alcune parti del corpo: soprattutto mani, piedi, testa. È spesso Controllabile:
A) alcuni gesti cadono in disuso, col tempo si perdono o cambiano (ex: il bacia-mano)
B) sono legati a contesti socio-culturali (ex: in alcune culture la gestualità è più accentuata)

3. La postura:riguarda la posizione generale del corpo nello spazio; è prevalentemente Involontaria. Ricordiamo 3 posizioni:
– la stazione eretta;
– la posizione distesa (supina, prona);
– la posizione intermedia ( seduta o in ginocchio).

4. Il contatto corporeo è il tipo più immediato di CNV dove la distanza emittente- Ricevente è abolita; si ha soprattutto:
A) nel comportamento aggressivo;
B) nelle relazioni affettivo-sessuali;
C) nell’allevamento-dipendenza-cura;
D) nei casi di affiliazione/interazione

5. L’abbigliamento e lo stato fisico: statura, colore degli occhi e capelli, i tratti somatici costituiscono il nostro aspetto esteriore che è un importante strumento di comunicazione, un vero e proprio linguaggio. Modo di vestirsi, di curare i capelli, il trucco, il modo di porsi agli altri; costituiscono, come l’aspetto fisico, segnali di CNV immediati.

6. Il comportamento spaziale:se né occupata una scienza definita “prosennica”, che Studia come le persone usano lo spazio per comunicare; si è occupata, soprattutto, del fattore vicinanza, indicando la relazione spaziale, in termini di distanza tra 2 o più persone come “agente di Influenza” rispetto alla relazione strutturata:
A) distanza intima: 45 cm circa; consente il sussurro e di cogliere emozioni ed espressioni anche minime permettendo, in alcuni casi, di “entrare in contatto” con l’altro.
B) distanza personale: da 45 a 120 cm; consente ancora di entrare in contatto con l’altro, ma non il sussurro.
C) distanza sociale: da 2,75 a 3,65 m; è solitamente una “distanza di lavoro”, è più impersonale e si ha negli uffici, al ristorante tra un tavolo e l’altro..
D) distanza pubblica: da 3,65 a più metri; usata nelle conferenze, assemblee pubbliche..

Le ricerche condotte, dimostrano che a volte c’è conflitto tra la distanza fisica nella comunicazione e l’intenzione comunicativa; in questo caso (su pullman, treno..) il contesto comunicativo e la tipologia della relazione fungono da “elemento di disturbo”: la relazione può o procedere in modo formale oppure cadere del tutto. Viene infatti a mancare una condizione essenziale della comunicazione: l’ intenzionalità comunicativa.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it