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BASI GENETICHE E DISTURBO BIPOLARE

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Il disturbo bipolare è un disturbo che provoca cambiamenti insoliti dell’umore e del livello di energia, alternando fasi depressive a fasi di euforia, spesso intervallate da lunghi periodi in cui l’umore medio oscilla comunque tra frequenti alti e bassi.

Una recente ricerca, pubblicata a maggio 2019 sulla rivista scientifica Nature Genetics e condotta su più di 50.000 pazienti affetti da disturbo bipolare, in diversi 14 Paesi, ha rilevato nuove 20 associazioni genetiche con tale disturbo. Viene quindi ulteriormente confermata la teoria, ormai da anni consolidata, sulla predisposizione genetica al disturbo bipolare. Avere una predisposizione genetica al disturbo bipolare non significa comunque che si svilupperà necessariamente questo disturbo. Fattori scatenanti, psicologici e ambientali, contribuiscono all’insorgenza del disturbo in individui geneticamente predisposti.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

IL RIMUGINIO NEL DISTURBO BIPOLARE

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Il rimuginio è uno stile di pensiero ciclico, persistente, di attenzione focalizzata su di sé e costituisce un sintomo residuale nei disturbi depressivi giocando un importante ruolo nella ricaduta e nel mantenimento del disturbo.  Ancora pochi sono gli studi sulla fase maniacale o ipomaniacale anche se la letteratura rimanda anche alla descrizione del rimuginio desiderante le cui caratteristiche presentano dei punti di convergenza con lo stile di pensiero tipico della fase ipo-maniacale.

Lo studio, condotto da S. Righini e colleghi del Centro Studi Cognitivi Firenze e Studi Cognitivi Modena, aveva l’obiettivo di esplorare la presenza di rimuginio desiderante relativo alla fase ipo-maniacale del disturbo bipolare.

A questo scopo è stata costruita, da psicoterapeuti esperti in Terapia Metacognitiva, un’intervista semistrutturata a n. 6 pazienti bipolari per esplorare le credenze metacognitive positive e negative sul pensiero relativo alla fase ipo/maniacale.

I risultati mostrano come lo stile di pensiero ripetitivo in cui sono coinvolti i pazienti bipolari in fase maniacale o ipomaniacale abbia le caratteristiche del rimuginio desiderante, sostenuto in particolare da meta-credenze positive sul trigger e sullo stato desiderato, quello ipomaniacale o quantomeno ipertimico, nonché da meta-credenze negative di incontrollabilità e pericolosità del pensiero. Emerge inoltre una quota di rimuginio desiderante “di stato” in fase eutimica, riferita sempre alla fase ipo-maniacale, la quale agisce come sintomo residuale e potrebbe concorrere al mantenimento del disturbo, al presentarsi di ricadute nonché alla scarsa aderenza al trattamento. Se la ricerca futura confermerà questi risultati sarà necessario tenere in dovuta considerazione la presenza ed il ruolo del rimuginio desiderante nel progetto terapeutico con pazienti bipolari.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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SETTE CONSIDERAZIONI SUL DISTURBO BIPOLARE DI TIPO 2

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Di seguito dei passaggi  dal libro “Una Diversa Follia” di Karla Daugherty,  giornalista americana che convive da più di 40 anni con il Disturbo Bipolare di  tipo 2.

  1. “Il disturbo bipolare è una malattia biologica reale, con una sua chimica cerebrale e persino con specifici aspetti cromosomici. […] La diagnosi di disturbo bipolare II non è una sentenza di morte, non è la cosa peggiore che vi poteva capitare; come vi ho già detto è una malattia, come il diabete o l’affaticamento cronico o l’artrite. Più conoscete questa condizione, più sarete capaci di spiegarla alle persone che vi stanno vicine”.
  2. “La maggior parte dei soggetti con il disturbo bipolare II tende a rimanere in uno stato depressivo per lungo tempo, mentre gli episodi ipomaniacali sono più fugaci. Alcuni entrano in depressione e ci rimangono per anni, e lo stato d’animo positivo che avvertono quando la depressione li ha lasciati non è più necessariamente ipomania. E più invecchiano, più tempo può intercorrere tra le oscillazioni del pendolo. Alcune persone possono avere una remissione a lungo termine, durante la quale i sintomi per fortuna sono tenuti a bada.”
  3. “In un arco temporale di cinque anni, solo il 5-15% delle persone affette da disturbo bipolare II scivolano nel bipolare I. Sono più predisposti alla mania i soggetti con un alterato ciclo sonno-veglia, come chi soffre di jet-lag (cioè ha problemi ad adattarsi ai cambi di fuso orario), deve stare alzato fino alle ore piccole per rispettare una scadenza, deve tranquillizzare il figlio nel mezzo della notte, oppure soffre d’insonnia (che può essere la causa primaria dell’ansia!).”
  4. “Gli studi indicano ancora una volta che il trattamento di qualsiasi disturbo mentale che richieda dei farmaci è molto più efficace se accompagnato da qualche forma di psicoterapia.”
  5. “Nell’odierno mondo del lavoro, l’importante è essere efficienti; se vi impegnate, svolgete il vostro compito, utilizzate le vostre abilità per migliorare l’azienda in cui operate, nessuno si preoccuperà se soffrite di disturbo bipolare II o se i foruncoli vi spuntano sul collo. Se, invece, smettete di lavorare in modo efficiente o i vostri errori cominciano ad accumularsi, allora state certi che il calo del rendimento diventerà un problema. Ma questo vale per chiunque commetta errori che ne compromettono la redditività!”
  6.  “Il bipolare II è un disturbo, certo, ma fa parte di voi come il diabete o un problema cardiaco e, se siete onesti con chi vi circonda, potreste trovare supporto e comprensione; gli altri potrebbero aiutarvi a capire il vostro umore, cioè se state diventando maniacale o depresso.”
  7. “L’autentica definizione di ipomania è l’euforia. […] Purtroppo, l’ipomania bipolare II non dura per sempre, e alla fine sfocia in un episodio depressivo maggiore o nell’equivalente bipolare II della mania, cioè lo stato in cui ansia e paura prendono possesso della nostra vita.”

Dott. Roberto Cavaliere

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DISTURBI DELL’UMORE E DISTURBI DEPRESSIVI

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La sezione dei Disturbi dell’Umore comprende, secondo il DSM-IV-TR*, i disturbi che hanno come caratteristica predominante un’alterazione dell’umore.

     Gli episodi di alterazione dell’umore sono l’ Episodio Depressivo Maggiore , l’ Episodio Maniacale , l’ Episodio Mistoe l’ Episodio Ipomaniacale ).

     I Disturbi dell’Umore sono suddivisi in Disturbi Depressivi , Disturbi Bipolari ed in due disturbi basati sull’eziologia – Disturbo dell’Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale e Disturbo dell’Umore Indotto da Sostanze .

  • I Disturbi Depressivi ( Disturbo Depressivo Maggiore , Disturbo Distimico e Disturbo dell’Umore Non Altrimenti Specificato) si distinguono dai Disturbi Bipolari per l’assenza di Episodi Maniacali , Misti o Ipomaniacali in anamnesi.
  • I Disturbi Bipolari ( Disturbo Bipolare I , Disturbo Bipolare II , Disturbo Ciclotimico e Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato) implicano la presenza (o l’anamnesi) di Episodi Maniacali , Misti o Ipomaniacali , solitamente accompagnati dalla presenza (o anamnesi) di Episodi Depressivi Maggiori .
  • Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori .
  • Il Disturbo Distimico è caratterizzato dalla presenza per almeno due anni di umore depresso quasi ogni giorno, accompagnato da altri sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore .
  • Il Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con manifestazioni depressive che non soddisfano i criteri per Episodio Depressivo Maggiore , Disturbo Distimico , Disturbo dell’Adattamento con Umore Depresso o misto ad Ansia (o sintomi depressivi sui quali siano disponibili informazioni inadeguate o contraddittorie).
  • Il Disturbo Bipolare I è caratterizzato da uno o più Episodi Maniacali o Misti , solitamente accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori .
  • Il Disturbo Bipolare II è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori accompagnati da almeno un Episodio Ipomaniacale .
  • Il Disturbo Ciclotimico è caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di numerosi periodi con sintomi maniacali che non soddisfano i criteri per l’ Episodio Maniacale e di numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per l’ Episodio Depressivo Maggiore .
  • Il Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con manifestazioni bipolari che non soddisfano i criteri per alcuno specifico Disturbo Bipolare definito in questa sezione (o i sintomi bipolari sui quali siano disponibili informazioni inadeguate o contraddittorie).
  • Il Disturbo dell’Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale è caratterizzato da una notevole e persistente alterazione dell’umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una condizione medica generale.
  • Il Disturbo dell’Umore Indotto da Sostanze è caratterizzato da una notevole e persistente alterazione dell’umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una droga, di abuso di un farmaco, di un altro trattamento somatico per la depressione o dell’esposizione ad una tossina.
  • Il Disturbo dell’Umore Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare quei disturbi con sintomi dell’umore che non soddisfano i criteri per alcun Disturbo dell’Umore specifico, e per i quali non sia possibile distinguere tra Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato e Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato (per es., agitazione acuta).

 

     La specificità diagnostica viene aumentata grazie ad alcune delle specificazioni che descrivono l’episodio di alterazione dell’umore attuale (o più recente):

  • Con Manifestazioni Psicotiche
  • Con Manifestazioni Catatoniche
  • Con Manifestazioni Melancoliche
  • Con Manifestazioni Atipiche
  • Con Esordio nel Post-partum (cioè nelle 4 settimane dopo un parto).

 

     Altre specificazioni descrivono il decorso degli episodi di alterazione dell’umore ricorrenti:

  • Ad Andamento Stagionale
  • A Cicli Rapidi

* American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

Dott. Roberto Cavaliere

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LE RELAZIONI DEI BIPOLARI

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I bipolari hanno una serie di relazioni tormentate, e spesso non riescono a chiuderne nessuna ma a continuare a tenerle in essere nel tempo. Sono persone che hanno difficoltà con la perdita, che tendono a non terminare mai le relazioni, a non chiuderle ma a scomparire. Non riescono ad avere un confronto costruttivo sulla relazione, non riescono a affrontare il dolore della separazione.
Quindi come già detto scompaiono.
Le relazioni con un bipolare sono complicate, complesse, dolorose. Il bipolare non ha vie di mezzo, transizioni. Una delle caratteristiche di questo tipo di persone è la noia: si annoiano spesso e facilmente della routine e delle cose. Bisogna essere poliedrici per intrattenere una persona bipolare per lungo tempo. Il bipolare si sente sempre incompreso perché l’incomprensione comincia da se stesso, lui non si capisce. Il bipolare è triste o allegro ma non sa perché; ti ama o non ti ama e non sa perché; è annoiato o meno ma non sa il perché. Il bipolare non si conosce.
Dal punto di vista relazionale per aiutare un bipolare bisogna, stimolare il contatto perché essi tendono ad isolarsi, mentre bisogna stabilire dei legami che li aiutino come andare a ballare, avere abbracci, baci, rapporti sessuali soddisfacenti, comprare un cane. Si parla di contatto perché hanno difficoltà a stabilire il contatto con altri esseri umani, un ottimo consiglio è che si comprino un cane. E’ anche importante favorire relazioni e contatti con le persone, anche come aiuto prestato alle persone perchè il bipolare si deve occupare di altro che non sia se stesso e comincia automaticamente a migliorare. Tutto questo implica un lavoro personale che la persona deve essere disposta ad affrontare. Deve voler dedicarsi a questo lavoro terapeutico. Molti però preferiscono non ritenersi responsabili in prima persona della loro situazione, preferiscono sapere che la loro malattia è organica e che non c’è nulla da fare. La bipolarità non necessariamente è una infelicità. Paradossalmente i bipolari possono essere bravi terapeuti perché sono molto empatici molto comprensivi rispetto a ciò che succede agli altri. Grandi terapeuti del secolo passato come Freud e Jung erano bipolari .

Dottor Roberto Cavaliere

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