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LA SINDROME DI ARISTOTELE : IL VOLER AVERE SEMPRE RAGIONE

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Con il termine Sindrome di Aristotele si designano  quelle persone che pretendono sempre di avere ragione.

Tirare in ballo Aristotele è arbitrario perchè fa riferimento solo ad un aspetto della vita di quest’ultimo. Aristotele fu allievo di Platone, ma ad un certo punto incomincio a sviluppare una sua teoria filosofica e metafisica in opposizione con quella del maestro. Egli arrivo ad affermare che i discorsi del suo maestro non avevano fondamento e fu criticato da molti per queste sue considerazioni e tacciato di slealtà e superbia.

S’incomincio ad usare il termine di Sindrome di Aristotele per definire quelle persone che oltre a volere sempre avere ragione si sentono anche superiori, affetti narcisisticamente da una sindrome di superiorità.

A differenza del complesso di superiorità che può riguardare tutti gli aspetti della persona che ne è affetta, nella sindrome di Aristotele la superiorità riguarda, principalmente, solo l’aspetto intellettuale e della conoscenza.

Chi è affetto da Sindrome di Aristotele presenta i seguenti “sintomi”:

  • Ossessione di saper tutto;
  • Ossessione di dover primeggiare in qualsiasi discussione ;
  • Mancanza di ascolto attento ed attivo nei confronti del suo interlocutore;
  • Comunicazione e confronto con modalità aggressive ;
  • Discussione ad oltranza finchè non gli viene riconosciuta la sua ragione e quindi affermata la sua superiorità;
  • In caso di mancato riconoscimento delle sue ragioni tendenza ad innestare la polemica ed il litigio.

Come afferma il proverbio: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Quindi impelegarsi in un’interminabile discussione con chi vuole avere sempre ragione e sentirsi superiore è inutile oltre ad essere estenuante.

L’unica strategia efficace in questi casi è interrompere la discussione, adducendo più o meno un pretesto se si vuole essere diplomatici, e mettere in atto una “ritirata strategica” che lascia l’interlocutore spiazzato.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private in studio, telefoniche e/o via Skype:

tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

LA SINDROME DI PROCUSTE: CHI DENIGRA I SUCCESSI ALTRUI

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Il mito greco di Procuste narra che questo personaggio era un locandiere che gestiva una taverna fra le colline di Attica. Lì, offriva alloggio ai viandanti, nascondendo la sua vera natura, tutt’altro che amichevole.

Procuste possedeva un letto dove invitava tutti i viaggiatori a coricarsi. Durante la notte, quando i malcapitati dormivano, ne approfittava per imbavagliarli e legarli. Se la vittima era più alta e piedi, mani e testa le sporgevano dal letto, procedeva a tagliarli. Se la persona era più bassa, la stirava, rompendole le ossa per far quadrare le misure.

Questo personaggio oscuro perpetrò le sue azioni macabre per anni, finché non giunse un uomo molto speciale: Teseo. Come sappiamo già, questo eroe aveva acquisito fama per aver affrontato il Minotauro dell’isola di Creta e per esser diventato in seguito il re di Atene. Si narra che, quando Teseo scoprì ciò che quel sadico faceva di notte, decise di sottoporre Procuste allo stesso supplizio che imponeva a tutte le sue vittime.

Da allora, si è diffuso un avvertimento a titolo di proverbio che recita quanto segue:
“Fa’ attenzione, ci sono persone che, quando vedono che hai idee diverse o che sei più brillante di loro, non ci pensano due volte a metterti sul letto di Procuste”

Chi è affetto da sindrome di Procuste ha un’invidia aggressiva celata nei confronti degli altri in ambito affettivo, sportivo, politico o lavorativo.

Quando si trovano di fronte ad una persona brillante, intraprendente, creativa e in grado di superarli in più di un aspetto, non esitano a escogitare mille stratagemmi e vili sotterfugi per annullarla, umiliarla e relegarla in un angolo dove smetta di essere “un rischio” e/o dove non può intaccare il loro sentirsi inferiori.
Finchè, come nel mito, non arriva il Teseo che punisce il Procuste della situazione, Teseo può essere la persona stessa che è vittima e ribalta il suo ruolo.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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TEST SULL’AGGRESSIVITA’

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ISTRUZIONI

Valuti in  che misura il comportamento indicato nelle espressioni seguenti è caratteristico del suo comportamento. Si attribuisca i seguenti punteggi:

  1. 1 punto se il comportamento non le appartiene PER NIENTE
  2. 2 punti se il comportamento le appartiene MOLTO POCO
  3. 3 punti se il comportamento le appartiene POCO
  4. 4 punti se il comportamento le appartiene ALQUANTO
  5. 5 punti se il comprtamento le appartiene PROPRIO

 

                                                                DOMANDE

 

  1. Di tanto in tanto non riesco a controllare la spinta a picchiare qualcuno …
  2. Quando non sono d’accordo con i miei amici io glielo dico apertamente…
  3. Mi arrabbio facilmente, ma mi calmo in fretta …
  4. Talvolta sono divorato dalla gelosia …
  5. Se sono provocato posso picchiare qualcuno …
  6. Spesso mi trovo in disaccordo con gli altri …
  7. Quando rimango deluso, lascio trasparire la mia irritazione …
  8. Talvolta mi sembra che la vita mi abbia trattato ingiustamente …
  9. Se qualcuno mi picchia, io glielo rendo …
  10. Quando le persone mi importunano, io posso dirgli ciò che penso di loro…
  11. Spesso mi sento come un barile di polvere pronto ad esplodere …
  12. Mi sembra che agli altri capitino sempre delle opportunità …
  13. Attacco briga un  pò più spesso degli altri …
  14. Non posso evitare di entrare in polemica con chi non è d’accordo con me …
  15. Secondo i miei amici sono una testa calda …
  16. Mi chiedo perché a volte mi sento così amareggiato per qualcosa …
  17. Non esito a ricorrere alla violenza per difendere i miei diritti …
  18. I miei amici dicono che io sono piuttosto polemico …
  19. A volte perdo le staffe per cose di poco conto …
  20. So che “gli amici” parlano di me alle mie spalle …
  21. Ci sono delle persone che mi hanno portato al punto di venire alle mani…
  22. Ho difficoltà a controllare la mia collera …
  23. Non mi fido degli sconosciuti che si comportano in maniera eccessivamente amichevole …
  24. Credo che non esistano buone ragioni per picchiare qualcuno …
  25. A volte penso che la gente rida di me alle mie spalle …
  26. Ho minacciato persone che conosco …
  27. Se una persona si mostra particolarmente gentile con me, mi chiedo che cosa c’è sotto …
  28. Sono uscito dai gangheri al punto di spaccare gli oggetti …
  29. Sono una persona di carattere mite …

Struttura

La scala è composta da 29 item dai quali derivano quattro fattori:

  1. ·         Aggressività fisica (physical aggression- PA): composto da 9  item (1,5,9,13,17, 21,24,26,28);
  2. ·         Aggressività verbale (verbal aggression- VA): composto da 5 item (2,6,10,14,18);
  3. ·         Rabbia (anger- A): composto  da 7 item (3,7,11,15,19,22,29);
  4. ·         Ostilità (hostility- H): composto da 8 item (4,8,12,16,20,23,25,27).

 

Punteggio

Il punteggio degli item è assegnato in base ad una scala a punti che esprime la misura in cui il comportamento esplorato da ciascun item “è caratteristico” per il soggetto ( da 1=per niente, a 5=pienamente). Gli item 24 e 29 hanno il punteggio invertito rispetto agli altri. Il punteggio totale (il risultato della somma di tutti gli item) può variare fra 29 e 145; il punteggio dei fattori è dato dalla somma dei punteggi degli item che li compongono. I punteggi più alti esprimono una maggiore aggressività.

 

 THE AGGRESSION QUESTIONAIRE – AH BUSS, M PERRY, 1992

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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ASSERTIVITA’

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Il comportamento assertivo è quel comportamento attraverso il quale si affermano i propri punti di vista, senza prevaricare né essere prevaricati. Si esprime attraverso la capacità di utilizzare in ogni contesto relazionale la modalità di comunicazione più adeguata.Potremmo anche definire l’assertività come quel punto d’equilibrio fra uno stile comunicativo passivo ed uno aggressivo. Con essa viene adottato uno stile comunicativo che permette all’individuo di esprimere le proprie opinioni, le proprie emozioni e di impegnarsi a risolvere positivamente le situazioni e i problemi. Non esiste una risposta assertiva definibile in modo assoluto, essa deve essere valutata all’interno della situazione sociale ed è un processo continuo di aggiustamento della propria performance comunicativa. Il comportamento assertivo quindi non è intermedio tra il comportamento aggressivo e passivo: obiettivo per una comunicazione assertiva è la capacità di ridurre le proprie componenti aggressive e passive. L’assertività è un modo di comunicare che nasce dall’armonia tra abilità sociali, emozioni e razionalità senza necessariamente modificare la propria personalità. In questa integrazione entra in gioco l’aspetto neurovegetativo per le emozioni, quello motorio volontario per i gesti e le azioni ed infine quello corticale-cognitivo per i pensieri e le verbalizzazioni. Tra questi tre aspetti della personalità esiste un rapporto di interdipendenza per cui migliorare l’assertività significa agire su ognuno dei tre. Non solo è importante conoscere le tecniche per migliorare l’assertività, ma occorre sviluppare nuove abitudini di comportamento e perfezionare l’educazione dei sentimenti e delle emozioni. Familiarizzarsi con il mondo dei sentimenti richiede, infatti, “un’educazione sentimentale”. La struttura concettuale dell’assertività è l’ordine che ciascuno pone nella propria vita, quando con maggiore consapevolezza pensa a se stesso e interagisce con le altre persone. Questo modo di agire permette di stabilire un rapporto attivo e intelligente che si basa sulla valutazione corretta della situazione e sull’avere a disposizione i mezzi adeguati per poter scegliere la soluzione più appropriata. Il costrutto dell’assertività è costituito dall’idea di libertà come capacità di affrancarsi dai condizionamenti ambientali negativi e comprende la conoscenza di sé e della propria personalità, della teoria dei diritti assertivi (in ciò è inclusa l’idea della reciprocità, ovvero il medesimo diritto di comunicare desideri e convinzioni e di perseguire obiettivi individuali viene riconosciuto anche agli altri, il saper riconoscere e criticare le idee irrazionali che generano e mantengono i disagi e i disturbi emotivi). Il secondo aspetto riguarda la forma dell’assertività, ovvero la capacità di esprimersi in modo più evoluto ed efficace, tradotta quindi in abilità non verbali e verbali, e, più in generale, in competenza sociale. Tale aspetto è stato definito da L. Philhps (1968) come “l’ampiezza con cui l’individuo riesce a comunicare con gli altri, in modo da soddisfare diritti, esigenze, motivazioni e obblighi, in misura ragionevole e senza pregiudicare gli analoghi diritti delle altre persone, in forma di libero e aperto dialogo”. In questo caso la persona assertiva sa esprimere in modo chiaro e tecnicamente efficace, emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni personali riducendo sempre più le sensazioni d’ansia, disagio o aggressività. A questa modalità comunicativa si contrappone uno stile comunicativo passivo e aggressivo.

Caratteristiche del tipo aggressivo

Il soggetto con questo stile è una persona che non rispetta i limiti degli altri, è concentrato sui propri desideri senza badare a coloro che gli sono intorno. Per fare questo utilizza qualsiasi mezzo a propria disposizione, anche distruttivo e violento. La tendenza è quella di dominare gli altri e l’unico obiettivo che si pone è il potere personale e sociale. Alla base di questo tipo di comportamento vi sono ancora delle componenti d’ansia accompagnate però da rabbia e ostilità. C’è anche un disprezzo degli altri e un mancato riconoscimento della dignità altrui.

Caratteristiche del tipo passivo

Il soggetto con uno stile di comunicazione passivo pensa più ad accontentare gli altri che non se stesso, è facilmente influenzabile e subisce le situazioni senza opporsi. È un soggetto che ha un’elevata ansia sociale, che non riesce ad esprimere adeguatamente i propri bisogni e le proprie esigenze. Il suo obiettivo è ottenere il consenso di tutti ed evitare qualsiasi forma di contrasto con gli altri. Nel breve termine questo tipo di atteggiamento è utile per ridurre l’ansia, ma finisce col limitare notevolmente la capacità dì azione della persona. Alla base di questo atteggiamento vi sono spesso sensi di colpa associati ad una forte componente ansiosa.

I livelli dell’assertività

La struttura concettuale dell’assertività è basata sulla funzionalità di cinque livelli ognuno dei quali ne definisce un aspetto. Il primo livello è costituito dalla capacità di riconoscere le emozioni, il cui obiettivo riguarda l’autonomia emotiva e la percezione delle emozioni senza il coinvolgimento negativo legato alla presenza di altre persone (arrossire, balbettare, vergognarsi, ecc.). Il secondo livello: la capacità di comunicare emozioni e sentimenti, anche negativi, attraverso molteplici strumenti comunicativi rappresenta il secondo livello che riguarda la libertà espressiva, ovvero il controllo delle reazioni motorie senza che queste siano alterate o inibite dall’ansia e dalla tensione. Al terzo livello troviamo la consapevolezza dei propri diritti nel senso di avere rispetto per sé e per gli altri. Esso ha un ruolo centrale nella teoria dell’assertività in quanto la distinzione tra i comportamenti aggressivi, passivi e assertivi si fonda sui diritti e sul principio di reciprocità. Il quarto livello è rappresentato dalla disponibilità ad apprezzare se stessi e gli altri. Questo implica la stima di sé, la capacità di valorizzare gli aspetti positivi dell’esperienza con una visione funzionale e costruttiva del proprio ruolo sociale. L’ultimo livello è relativo alla capacità di auto-realizzarsi e di poter decidere sui fini della propria vita. Per raggiungere tale obiettivo è necessario possedere un’immagine positiva di se stessi, fiducia e sicurezza personale. Il possedere tali caratteristiche comporta una maggiore capacità di autocontrollo, di intervento sulle situazioni e di soluzione dei problemi, un “ambiente interno” rilassante che permette di percepire le difficoltà non come occasioni negative di frustrazione, ma come ostacoli da superare abilmente. Gli obiettivi dei vari livelli vengono raggiunti intervenendo sia sull’aspetto concettuale, di contenuto, sia sull’aspetto tecnico, riguardante il modo di agire e di comunicare.

Le componenti dell’Assertività

AUTOSTIMA Autostima come il giudizio che ogni individuo dà del proprio valore. E’ anche avere fiducia nelle proprie capacità di pensare, scegliere e prendere decisioni..

Essa si può modificare durante l’intera vita influenzata da successi e fallimenti. Successi e fallimenti che viviamo attualmente, che abbiamo già vissuto, che pensiamo di vivere nel futuro.

OBIETTIVI CHIARI L’avere obiettivi chiari può aumentare la percentuale di successi ed influire, così, positivamente sull’autostima personale.

SAPER ASCOLTARE Spesso lamentiamo che gli altri non ci ascoltano, ma chiediamoci anche se noi sappiamo ascoltare gli altri.

SAPER ASSUMERE RISCHI Affermare le proprie convinzioni e comunicare le proprie aspettative.

SAPER DIRE DI NO Fondamentale è saper dire di no senza sentirsi in colpa. Non è piacevole per nessuno dire di “no” , ma diventa essenziale quando:

  • -dire di “si” non aiuta né noi, né l’altro
  • -non sono presenti elementi obiettivi per dire di “sì”
  • -dire di “no” aiuta direttamente o indirettamente l’altro.

Il nostro “no” và motivato, spiegato, espresso in modo non aggressivo suggerendo delle alternative.

SAPER AMMETTERE GLI SBAGLI Sbagliare non è piacevole, ma è ancora più spiacevole scoprire di essere così poco importanti che non se ne accorge nessuno.

CRITICARE IN MANIERA COSTRUTTIVA Affrontare il problema in maniera razionale, obiettiva, non emotiva. La critica è espressa in maniera impersonale senza ferire l’altro e nessuno è vincente.

La critica deve essere posta in maniera specifica e riguardare il comportamento e non la persona.

Conseguentemente è l’osservazione di un fatto e non un’accusa o un giudizio emotivo. Il suo scopo è correggere in maniera costruttiva.

TECNICHE ASSERTIVE PER FARE MODIFICARE UN COMPORTAMENTO

  • Esprimere empatia con l’altro (sono partecipe del….)
  • Descrivere il comportamento che ha un impatto negativo su di noi
  • Esprimere il sentimento conseguente al suddetto comportamento
  • Spiegare il sentimento (perché mi sento così)
  • Specificare il cambiamento desiderato nel comportamento
  • Analizzare le conseguenze positive se ci sarà il cambiamento
  • Analizzare le conseguenze negative se non ci sarà il cambiamento
  • Confermare la relazione (te lo dico perché ci tengo)
  • Richiedere di risolvere insieme il problema (come posso aiutarti?)

All’interno di una comunicazione verbale assertiva è utile adoperare i seguenti criteri:

  • una maggiore autoapertura dando maggiori informazioni su noi stessi
  • comunicare i propri sentimenti perché si favorisce una maggiore apertura e chiarezza nelle relazioni, in quanto le emozioni hanno un alto valore comunicativo
  • la tecnica del “disco rotto” consistente nel ribadire e ripetere in maniera sistematica il contenuto chiave che si vuole trasferire all’interlocutore.

Il tutto all’interno di una modalità comunicativa serena, senza aggredire o irritare.

Diritti assertivi

I diritti assertivi comprendono il rispetto di se stessi, delle proprie esigenze, sentimenti e convinzioni. Tali diritti sono necessari per costruire sentimenti e pensieri positivi come l’autostima e la fiducia. Riconoscerli e rispettarli significa anche riconoscerli e rispettarli negli altri.

Ma vediamo quali sono questi diritti assertivi. Innanzitutto il più importante:

DIRE NO ALLE RICHIESTE ALTRUI SENZA SENTIRSI IN COLPA

Di seguito

  • • il diritto di fare qualsiasi cosa, purchè non danneggi nessun altro.
    • il diritto di mantenere la propria dignità agendo in modo assertivo, anche se ciò urta qualcun altro, a condizione che il movente sia assertivo e non aggressivo.
    • il diritto di fare richieste ad un’altra persona, dal momento che riconosco all’altro l’identico diritto di rifiutare.
    • il diritto ridiscutere il problema con la persona interessata, e di giungere a un chiarimento.
    • il diritto ad attuare i propri diritti ed al rispetto altrui dei propri diritti.
  • il diritto di avere idee, opinioni, punti di vista personali e non necessariamente coincidenti con quelli degli altri
  • il diritto a che le proprie idee, opinioni e punti di vista siano quanto meno ascoltati e presi in considerazione (non necessariamente condivisi) dalle altre persone
  • il diritto ad avere bisogni e necessità anche diverse da quelle delle altre persone
  • il diritto a provare determinati stati d’animo ed a manifestarli in modo assertivo se si decide di farlo
  • il dirittodi commettere degli errori, in buona fede
  • il diritto di decidere di sollevare una determinata questione o, viceversa, di non sollevarla
  • il diritto di essere realmente se stessi, anche se questo significa a volte contravvenire a delle aspettative esterne
  • il diritto di chiedere aiuto.

Essere assertivi non è facile, costa sacrificio ed esercizio costante al fine di ottenere risultati soddisfacenti. Importante è, comunque, iniziare a praticarli, se non tutti insieme, anche uno alla volta. Come si è riusciti superarne uno, passare a quello successivo. Come recita un aforisma zen “un cammino è fatto di mille passi”. Incominciamo, un passo alla volta, a fare il cammino verso l’assertività.

ESERCIZI PER ESSERE ASSERTIVI

Visionate anche le presentazioni in powerpoint

“ASSERTIVITA’, COMPORTTAMENTO ASSERTIVO E COMUNICAZIONE ASSERTIVA” del dott. Roberto Cavaliere

“L’AUTOSTIMA E L’ASSERTIVITA” della dott.ssa Rosalia Cipollina

Dott. Roberto Cavaliere

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