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LA SINDROME DELLA CAPANNA

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La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni.
(Khalil Gibran)

La SINDROME DELLA CAPANNA si verifica quando, dopo un lungo periodo di ritiro e/o isolamento nella propria casa, si ha difficoltà ad uscire e adattarsi al mondo esterno. Questa difficoltà investe soprattutto il mondo delle relazioni esterne che è quello che impatta maggiormente su di noi quando ci relazioniamo fuori casa.

Difficoltà che nasce dal timore di perdere quella relativa serenità ed equilibrio raggiunti tra le mura domestiche. Nel caso del Covid-19 si aggiunge anche il timore di contagiarsi.

Solitamente chi ne può soffrire e già una personalità che ha difficoltà ad uscire dalla propria zona di comfort e lo stare chiuso per lungo tempo nella propria abitazione restringe questa zona di comfort e la rafforza ulteriormente.

Possono essere presenti sintomi ansiosi, depressivi, disturbi del sonno ed in generale tutti i sintomi dei disturbi dell’adattamento. Tale sintomatologia poteva essere presente anche da prima del ritiro in casa e quest’ultimo tende ad un’amplificazione dei sintomi.

Parliamo anche di una Sindrome della Capanna Primaria quando il disagio si presenta per la prima volta distinguendola da quella Secondaria che ha avuto modo di manifestarsi anche nel passato seppur per periodi di ritiro più brevi

La miglior terapia è sempre quella di una graduale uscita dalla propria “capanna” e di un graduale riadattamento al mondo esterno.

Nei casi più gravi, soprattutto quando la Sindrome è di tipo Secondario (come già scritto si è già manifestata nel passato) può essere utile un percorso psicoterapeutico.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Salerno. Possibilità di effettuare consulenze Telefoniche o tramite video chiamata.P

er contatti chiamare 3208573502 o scrivere a cavaliere@iltuopsicologo.it i

 

LA SINDROME DI ARISTOTELE : IL VOLER AVERE SEMPRE RAGIONE

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Con il termine Sindrome di Aristotele si designano  quelle persone che pretendono sempre di avere ragione.

Tirare in ballo Aristotele è arbitrario perchè fa riferimento solo ad un aspetto della vita di quest’ultimo. Aristotele fu allievo di Platone, ma ad un certo punto incomincio a sviluppare una sua teoria filosofica e metafisica in opposizione con quella del maestro. Egli arrivo ad affermare che i discorsi del suo maestro non avevano fondamento e fu criticato da molti per queste sue considerazioni e tacciato di slealtà e superbia.

S’incomincio ad usare il termine di Sindrome di Aristotele per definire quelle persone che oltre a volere sempre avere ragione si sentono anche superiori, affetti narcisisticamente da una sindrome di superiorità.

A differenza del complesso di superiorità che può riguardare tutti gli aspetti della persona che ne è affetta, nella sindrome di Aristotele la superiorità riguarda, principalmente, solo l’aspetto intellettuale e della conoscenza.

Chi è affetto da Sindrome di Aristotele presenta i seguenti “sintomi”:

  • Ossessione di saper tutto;
  • Ossessione di dover primeggiare in qualsiasi discussione ;
  • Mancanza di ascolto attento ed attivo nei confronti del suo interlocutore;
  • Comunicazione e confronto con modalità aggressive ;
  • Discussione ad oltranza finchè non gli viene riconosciuta la sua ragione e quindi affermata la sua superiorità;
  • In caso di mancato riconoscimento delle sue ragioni tendenza ad innestare la polemica ed il litigio.

Come afferma il proverbio: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Quindi impelegarsi in un’interminabile discussione con chi vuole avere sempre ragione e sentirsi superiore è inutile oltre ad essere estenuante.

L’unica strategia efficace in questi casi è interrompere la discussione, adducendo più o meno un pretesto se si vuole essere diplomatici, e mettere in atto una “ritirata strategica” che lascia l’interlocutore spiazzato.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private in studio, telefoniche e/o via Skype:

tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

LA SINDROME DI TIRESIA: L’ORACOLO INTERIORE

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Tiresia è una figura della mitologia greca, celebre indovino, ed i miti su di lui sono molti.

Uno dei più diffusi racconta che, passeggiando sul monte Cillene, vide due serpenti che copulavano, ne uccise la femmina perché quella scena lo infastidì. Nello stesso momento Tiresia fu tramutato da uomo a donna. Visse in questa condizione per sette anni provando tutti i piaceri che una donna potesse provare. Passato questo periodo venne a trovarsi di fronte alla stessa scena dei serpenti. Questa volta uccise il serpente maschio e nello stesso istante ritornò uomo.
Un giorno Zeus ed Era si trovarono divisi da una controversia: chi potesse provare in amore più piacere: l’uomo o la donna. Non riuscendo a giungere a una conclusione, poiché Zeus sosteneva che fosse la donna mentre Era sosteneva che fosse l’uomo, decisero di chiamare in causa Tiresia, considerato l’unico che avrebbe potuto risolvere la disputa essendo stato sia uomo sia donna. Interpellato dagli dei, rispose che il piacere sessuale si compone di dieci parti: l’uomo ne prova solo una e la donna nove, quindi una donna prova un piacere nove volte più grande di quello di un uomo. La dea Era, infuriata perché l’indovino aveva svelato un tale segreto, lo fece diventare cieco, ma Zeus, per ricompensarlo del danno subito, gli diede la facoltà di prevedere il futuro.

Chi è affetto da Sindrome di Tiresia, come il celebre indovino, “vede” ciò che accadrà nel futuro , ma è “cieco” a ciò che accade nel presente. E’ come se avesse un “oracolo interiore” a cui presta ascolto.

Questo oracolo interiore diventa una sorte di “profezia che si autoavvera” dove la persona si autoconvince di un esito futuro della sua vita e tenderà ad interpretare ed a muoversi, più o meno inconsapevolmente, in tal senso. In questo modo sarà “cieco” a tutto quello che nel presente non va in direzione della previsione futura.

Solitamente le profezie future, che le persone effettuano, sono negative e pessimistiche (come quelle di Tiresia) e diventano quindi limitanti per esiti positivi.

Ad esempio una persona che è convinta che lo attende, in futuro, un tracollo economico o professionale, non vedrà i segnali presenti che sconfermano tale visione, ma avrà un’attenzione selettiva solo a ciò che gli conferma la sua previsione e potrà anche arrivare, inconsapevolmente, a mettere in atto condotte che lo faranno fallire economicamente o professionalmente.

Un altro esempio è in campo scolastico, attraverso l’effetto Pigmalione, noto anche come effetto Rosenthal, il cui assunto di base è il seguente: se gli insegnati credono che un alunno sia meno dotato lo tratteranno, anche inconsapevolmente, in modo diverso dagli altri; l’alunno interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza; si instaura così un circolo vizioso per cui l’alunno tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato.

Attenti, quindi, ad espressione proprie ed altrui quali: “So già come andra finire” , “L’unico esito possibile è questo” ed altre ancora.

Non siate Tiresia di voi stessi, stando attenti ai vostri oracoli interiori e/o alle profezie che si autoavverano.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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