Articoli

PER ALLEVIARE IL DOLORE DIVENTA UN LAGO

Condividi

Un giorno un ragazzo molto infelice si recò da un saggio maestro e gli raccontò della sua triste vita, chiedendo una soluzione. Il maestro lo ascoltò a lungo senza interromperlo, poi disse al ragazzo di mettere un pugno di sale in un bicchiere e di berlo.

“Che sapore ha?” chiese il maestro.

“Terribile.” esclamò il ragazzo.

Il maestro sorrise e chiese al ragazzo di prendere un’altra manciata di sale e di gettarla nel lago. I due camminarono in silenzio fino al lago poco lontano e quando il giovane gettò la manciata di sale nel lago il maestro disse:

“Adesso bevi l’acqua.”

E come il giovane bevve, il maestro chiese:

“Che sapore ha?”

“E’ buonissima.” esclamò il ragazzo.

“Riesci a sentire il sale?” chiese il maestro.

“No, per niente.” rispose il giovane.

Il maestro si sedette a fianco del giovane infelice, prese le sue mani e disse:

“Il dolore della nostra vita è come un pugno di sale; niente di più, niente di meno. La quantità di dolore nella nostra vita rimane sempre la stessa. Ma il sapore del nostro dolore dipende dal contenitore in cui lo poniamo. Quindi quando soffriamo, l’unica cosa che possiamo fare è di ampliare la nostra percezione delle cose. Smetti di essere un bicchiere, diventa un lago.”
Autore Sconosciuto

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

UN RACCONTO CHE DICE COSA FARE QUANDO NON SI SA COSA FARE

Condividi

In questo racconto buddista c’è un indicazione su cosa fare in quei casi in cui non si sa cosa fare

Buddha e i suoi discepoli intrapresero un lungo viaggio durante il quale attraversarono diverse città. Un giorno in cui faceva molto caldo, avvistarono un lago e si fermarono stremati dalla sete. Buddha chiese al suo giovane discepolo, famoso per la sua natura impaziente:

– Ho sete. Puoi portarmi dell’acqua di quel lago?

Il discepolo andò al lago, ma quando arrivò, vide che proprio in quel momento lo stava attraversando un carro trainato da buoi. Di conseguenza, l’acqua era diventata molto torbida. Il discepolo pensò: “Non posso dare da bere al maestro quest’acqua fangosa”.

Così tornò e disse a Buddha:

– L’acqua del lago è molto fangosa. Non penso che possiamo berla.

Dopo mezz’ora, Buddha chiese allo stesso discepolo di tornare al lago e portargli dell’acqua da bere. Il discepolo tornò al lago.

Però, con suo sgomento, vide che l’acqua era ancora sporca. Tornò e lo disse a Buddha, questa volta con un tono conclusivo:

– L’acqua di quel lago non si può bere, faremmo meglio a raggiungere il villaggio dove gli abitanti possono darci da bere dell’acqua pulita.

Buddha non gli rispose, ma non si mosse neanche lui. Dopo un po’, chiese sempre allo stesso discepolo di tornare al lago e portargli dell’acqua.

Il discepolo andò di nuovo al lago perché non voleva sfidare il maestro, ma era furioso perché questo lo mandava avanti e indietro dal lago, quando sapeva già che l’acqua fangosa non poteva essere bevuta.

Ma questa volta, quando arrivò sulla riva del lago l’acqua era limpida e cristallina. Così ne raccolse un po’ e la portò a Buddha.

Buddha guardò l’acqua, e poi disse al suo discepolo:

– Cosa hai fatto per pulire l’acqua?

Il discepolo non capiva la domanda, era evidente che non aveva fatto nulla. Buddha quindi gli spiegò:

– Aspetta e lasciala stare. Quindi il fango si deposita da solo e tu hai dell’acqua pulita. Anche la tua mente è così! Quando è disturbata devi solo lasciarla stare. Dagli un po’ di tempo. Non essere impaziente Troverà l’equilibrio da sola. Non devi fare alcuno sforzo per calmarla. Tutto passerà se non ti afferri.

Concluderei con questa citazione:

““Torna indietro!” il bruco la richiamò, “ho qualcosa di importante da dirti!”.
Sembrava promettente: Alice si voltò e tornò indietro.
“Mantieni la calma,” disse il bruco.”
(Lewis Carroll)

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

IL RACCONTO TERAPEUTICO DELL’ASINO NEL POZZO

Condividi

Un giorno l’asino si sporse troppo nel pozzo e perdendo l’equilibrio vi cadde dentro.

Il pozzo era profondo e l’asino, non potendo risalire, iniziò a ragliare disperatamente. Il contadino non appena lo udì accorse per aiutarlo.

Il contadino cominciò a pensare a da farsi ma il punto era che il pozzo era praticamente secco e l’asino molto vecchio. Il contadino cominciò a pensare che non valeva la pena ingegnarsi e sforzarsi per cercare di recuperare l’animale.

A quel punto chiamò alcuni contadini perché lo aiutassero a seppellire vivo l’asino. Ognuno di loro prese una pala e cominciò a buttare terra all’interno del pozzo. L’asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo e cominciò a ragliare ancora più forte.

Dopo un po’ l’asino non emise più alcun suono.

Il contadino si affacciò allora nel pozzo per vedere se fosse già morto, ma con grande stupore, non solo era ancora vivo, ma si stava scrollando di dosso la terra e avendola fatta cadere al suolo ci saliva sopra.

In men che non si dica l’asino riuscì ad arrivare all’apertura del pozzo e a uscirne trottando.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

IL RACCONTO TERAPEUTICO DELLA GARA DEI RANOCCHI

Condividi

Quel giorno si sarebbe tenuta una famosa competizione di ranocchi. Il primo a raggiungere la sommità della torre sarebbe stato il vincitore.

La folla giunse da ogni parte della città ad ammirare la gara ma non appena iniziò si accorsero di quanto fosse alta quella torre.

I ranocchi cominciarono a saltare con grande determinazione ma tra la folla cominciarono a farsi largo alcuni commenti: “È impossibile. Non ce la faranno mai”.

I ranocchi continuavano con impegno e tenacia a saltare ma tra le persone cominciarono a farsi sempre più forti i dubbi su quella gara. La gente non credeva possibile che i ranocchi potessero raggiungere la cima della torre: “È troppo alta! Non ce la possono fare!”. Alcuni ranocchi udendo tali commenti cominciarono ad abbandonare la competizione, mentre altri continuarono la loro corsa.

Nel frattempo la folla proseguiva con i suoi commenti: “Poveretti, che pena! Non ce la faranno mai!”. Altri ranocchi ascoltando quei commenti si accorsero di quanto fosse realmente alta la torre e seppur con grande dispiacere si ritirarono dalla gara.

Le persone che osservavano la competizione continuavano a commentare a gran voce: “E’ troppo alta, non ce la faranno mai!”.

Di lì a poco tutti i ranocchi si diedero per vinti, tranne uno che, con grande fatica, arrivò fino alla vetta della torre.

Tutti vollero sapere come quel ranocchio avesse fatto a compiere un’impresa così difficile e quando si avvicinarono a lui per chiederglielo fecero una curiosa scoperta: quel ranocchio vincitore… era sordo!

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

RACCONTI… TERAPEUTICI

Condividi

Leggete i racconti, qui di seguito, e ….riflettete…

Potete trovare un ampia selezione di racconti… terapeutici in questo Blog

L’OTTIMISTA Leandro è il tipo di persona che ti fa piacere odiare perché è sempre di buon umore ed ha sempre qualcosa di positivo da dire. Quando qualcuno gli chiede come và, lui risponde:
“Se andasse meglio di così, sarei due persone!” E’ un’ottimista

Se un suo amico ha un giorno nero, Leandro riesce sempre a fargli vedere il lato positivo della situazione.
Vederlo mi incuriosiva e così un giorno gli chiesi:
“io non capisco, non è possibile essere ottimista ogni giorno, come fai?”
Mi rispose. “ogni giorno mi sveglio e mi dico, oggi avrò due possibilità. Posso scegliere di essere di buon umore o posso scegliere di essere di cattivo umore. E scelgo di essere di buon umore. Quando qualcosa di brutto mi accade, io posso scegliere di essere una vittima o d’imparare da ciò. Ed io scelgo d’imparare.
Ogni volta che qualcuno viene da me a lamentarsi per qualcosa, io posso scegliere di accettare le lamentele, o posso scegliere di aiutarlo a vedere il lato positivo della vita.Ed io scelgo il lato positivo della vita.”

“Ma non è sempre cos’ facile” gli dissi. “Si lo è” disse Leandro “La vita è tutta una questione di scelte. Quando tagli via tutto ciò che non conta, e tutta una questione di scelte. Sta a te scegliere come reagire alle situazioni, sta a te decidere come lasciare che gli altri influenzino il tuo umore. Tu scegli se essere di buon umore o di cattivo umore. Alla fine sei tu a decidere come vivere la tua vita”

Dopo quella conversazione ci perdemmo di vista, ma spesso mi ritrovai a pensare alle sue parole, quando dovevo fare una scelta nella mia vita, invece di reagire negativamente agli eventi.

In seguito venni a sapere che Leandro aveva avuto un brutto incidente, era caduto da 18 metri di altezza, e dopo 12 ore di sala operatoria fù rilasciato dall’ospedale con una piastra d’acciaio nella schiena. Sono andato a trovarlo e gli ho chiesto come si sentisse:
“Se stessi meglio sarei due persone” rispose “vuoi vedere le mie cicatrici?”
“Ma come fai?” gli chiesi “ad essere così positivo dopo quello che ti è successo?”

“Mentre stavo cadendo, la prima cosa a cui ho pensato sono stati i miei figli. Poi mentre giacevo per terra, mi sono detto che potevo scegliere di vivere o di morire. Ed ho scelto di vivere”

“Ma non hai mai avuto paura?”

“Sì quando mi hanno portato in ospedale ed ho visto l’espressione sul viso dei medici, ho avuto paura, perchè era come se guardassero ad un uomo morto. Poi l’infermiera mi ha chiesto se avessi allergie, ed io risposi…Sì. Tutti mi guardarono ed io urlai: sono allergico alla… gravità!. Tutti scoppiarono a ridere, ed io dissi: ed ora operatemi da uomo vivo, non come se fossi già morto”

Leandro mi ha insegnato che ogni giorno abbiamo la possibilità di scegliere di vivere la vita.. Quindi è inutile preoccuparsi sempre per il domani, perchè ogni giorno ha i suoi problemi su cui scegliere di vivere, e domani penseremo ai problemi di domani. Dopo tutto oggi è il domani ti cui ti preoccupavi ieri.

FELICITA’ E DOLORE Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale. A uno dei due era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora, ogni pomeriggio, per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo ed il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza. L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.

Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando all’altro tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno. La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto.

Le anatre e i cigni giocavano nell ‘acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza. Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall ‘altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immagginava la scena.

In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla con gli occhi della sua mente, così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva. Passarono i giorni e le settimane.

Una mattina, l’infermiera di turno portò loro l’acqua e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L’infermierà diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.

Non appena gli sembrò opportuno, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera acconsenti ben volentieri, e dopo il cambio di letto ed essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto.

Essa si affacciava su un muro bianco

L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori di quella finestra. L’infermiera rispose che il suo amico morto era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. “Forse, voleva farle coraggio.” disse.

Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.

DILLO OGGI... C’era una volta un ragazzo nato con una grave malattia…Una malattia di cui non si conosceva la cura… Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento… Visse sempre in casa sua, con l’assistenza di sua madre… Stanco di stare in casa, decise di uscire almeno una volta… Chiese il permesso a sua madre. Lei accettò. Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi. Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età.Fu amore a prima vista. Aprì la porta ed entrò guardando nient’altro che la ragazza. Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c’era la
ragazza. Lei lo guardò e gli disse sorridente: “Posso aiutarti?” Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita. Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla.
Balbettando le disse: “Si, eeehhhmmm, uuuhhh…mi piacerebbe comprare un CD”. Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. “Vuoi che te lo impacchetti?” – Chiese la ragazza sorridendo di nuovo. Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con ilpacchetto e glielo consegnò. Lui lo prese ed uscì dal negozio.

Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd.
Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell’armadio. Egli era molto
timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva. Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio. Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione. Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopodichè uscì di corsa dal negozio.

Driiiiin !!! Sua madre rispose al telefono: “Pronto?”, era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: “Non lo sai?…è morto ieri”. Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo. Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba. Aprì l’armadio. Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati. Non ce ne era nemmeno uno aperto. Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo;facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica.. La madre lo raccolse per leggerlo, diceva: “Ciao!!! Sei carino ! Ti andrebbe di uscire con me?? TVB…Sofia.” La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa.

Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno di speciale quello che senti. Dillo oggi stesso. Domani potrebbe essere troppo tardi.

Favola d’amore di herman hesse (estratto) “Pictor divenne albero. Penetrò con le radici nella terra, si allungò verso l’alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra. Era molto contento. Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della terra e con le sue foglie sventolò alto nell’azzurro. Insetti abitavano nella sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il coniglio, tra i suoi rami gli uccelli.

L’albero Pictor era felice e non contava gli anni che passavano. Passarono molti anni prima che si accorgesse che la sua felicità non era perfetta. Solo lentamente imparò a guardare con occhi d’albero. Finalmente poté vedere, e divenne triste.

Vide infatti che intorno a lui nel paradiso gran parte degli esseri si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso incantato di perenni trasformazioni. Vide fiori diventare pietre preziose o volarsene via come folgoranti colibrì. Vide accanto a sé più d’un albero scomparire all’improvviso: uno si era sciolto in fonte, un altro era diventato coccodrillo, un altro ancora nuotava fresco e contento, con grande godimento, come pesce allegro guizzando, nuovi giochi in nuove forme inventando. Elefanti prendevano la veste di rocce, giraffe la forma di fiori.

Lui invece, l’albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi. Dal momento in cui capì questo, la sua felicità se ne svanì: cominciò ad invecchiare e assunse sempre più quell’aspetto stanco, serio e afflitto, che si può osservare in molti vecchi alberi. Lo si può vedere tutti i giorni anche nei cavalli, negli uccelli, negli uomini e in tutti gli esseri: quando non possiedono il dono della trasformazione, col tempo sprofondano nella tristezza e nell’abbattimento, e perdono ogni bellezza.”

IL VALORE Marco, con la faccia triste e abbattuta, si ritrovò con la sua amica Francesca in un bar per prendere un caffè. Depresso, scaricò su di lei tutte le sue preoccupazioni sul lavoro, sui soldi, sui suoi rapporti sentimenatli e via dicendo.

Tutto sembrava andar male nella sua vita.Francesca introdusse la mano nella borsa, prese un biglietto da 100 EURO e gli disse: Vuoi questo biglietto? Marco, un po’ confuso, all’inizio le rispose: Certo Francesca… sono 100 EURO, chi non li vorrebbe?

Allora Francesca prese il biglietto in una mano, lo strinse forte fino a farlo diventare una piccola pallina. Mostrando la pallina accartocciata a Marco, gli chiese un’altra volta: E adesso, lo vuoi ancora? Francesca, non so cosa intendi con questo, però continuano ad essere 100 EURO. Certo che lo prenderò anche così, se me lo dai.

Francesca spiegò il biglietto, lo gettò al suolo e lo stropicciò ulteriormente con il piede , riprendendolo quindi sporco e segnato. Continui a volerlo?
Ascolta Francesca, continuo a non capire dove vuoi arrivare, rimane comunque un biglietto da 100 EURO, e finchè non lo rompi,conserva il suo valore….

Marco, devi sapere che anche se a volte qualcosa non esce come vuoi, anche se la vita ti piega o accartoccia, continui a essere tanto importante come lo sei stato sempre…

Quello che devi chiederti è quanto vali in realtà, e non quanto puoi essere demoralizzato in un particolare momento.

Marco si bloccò guardando Francesca senza dire una parola, mentre l’impatto del messaggio entrava profondamente nella sua testa. Francesca mise il biglietto spiegazzato di fianco a lui, sul tavolo, e con un sorriso complice disse: Prendilo, ritiralo perchè ti ricordi di questo momento quando ti senti
male… però mi devi un biglietto nuovo da 100 EURO per poterlo usare con il prossimo amico che ne abbia bisogno.

Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la porta. Marco tornò a guardare il biglietto, sorrise, lo guardò e con una nuova energia chiamò il cameriere per pagare il conto…
Quante volte dubitiamo del nostro valore, di cosa meritiamo veramente e che possiamo conseguirlo se ce lo promettiamo? Certo che non basta con il solo proposito… Si richiede azione ed esistono molte strade da seguire.

Ora rifletti bene. Cerca di rispondere a queste domande:

1 – Nomina le 10 persone più ricche del mondo. 2 – Nomina le 3 ultime vincitrici del concorso Miss Universo. 3 – Nomina 10 vincitori del premio Nobel. 4 – Nomina i 5 ultimivincitori del premio Oscar come miglior attore o attrice. Come va? Male? Non preoccuparti. Nessuno di noi ricorda i migliori di ieri. E gli applausi se ne vanno! E i trofei si impolverano! I vincitori si dimenticano! Adesso rispondi a queste altre:

1 – Nomina 3 professori che ti hanno aiutato nella tua formazione. 2 – Nomina 3 amici che ti hanno aiutato in tempi difficili.
3 – Pensa ad alcune persone che ti hanno fatto sentire speciale. 4 – Nomina 5 persone con cui passi il tuo tempo. Come va? Meglio? Le persone che
segnano la differenza nella tua vita non sono quelle con le migliori credenziali, con molti soldi, o i migliori premi… Sono quelle che si
preoccupano per te, che si prendono cura di te, quelle che ad ogni modo stanno con te. Rifletti un momento. La vita è molto corta! Tu, in che lista
sei? Non lo sai?… Permettimi di darti un aiuto… Non sei tra i famosi, però sei tra quelli che sono importanti per tante persone a te vicine, senza che tu te ne renda conto.

Qualche anno fa, alle Paraolimpiadi di Seattle, nove atleti, tutti mentalmente o fisicamente disabili erano pronti sulla linea di partenza dei100 metri. Allo sparo della pistola, iniziarono la gara, non tutti correndo,ma con la voglia di arrivare e vincere. Mentre correvano, un piccolo ragazzino cadde sull’asfalto, fece un paio di capriole e cominciò a piangere. Gli altri otto sentirono il ragazzino piangere. Rallentarono e guardarono indietro. Si fermarono e tornarono indietro…..ciascuno di loro. Una ragazza con la sindrome di Down si sedette accanto a lui e cominciò a baciarlo e a dire:”Adesso stai meglio?” Allora, tutti e nove si abbracciarono e camminarono verso la linea del traguardo. Tutti nello stadio si alzarono, e gli applausi andarono avanti per parecchi minuti.

Persone che erano presenti raccontano ancora la storia. Perché? Perché dentro di noi sappiamo che: La cosa importante nella vita va oltre il vincere per se stessi. La cosa importante in questa vita è aiutare gli altri vincere, anche se comporta rallentare e cambiare la nostra corsa.

LE COSE NON SEMPRE SONO COME SEMBRANO Due angeli in viaggio fecero una sosta, per passare la notte, nella casa di una famiglia benestante. Questa famiglia si dimostrò scortese e rifiutò di accogliere gli angeli nella camera degli ospiti della casa padronale. Fù loro accordato, invece, un piccolo posticino nel freddo della cantina. Quando fecero per sdraiarsi sul duro pavimento, l’angelo più anziano vide un buco nella parete e lo riparò. Quando l’angelo più giovane chiese il perchè quello più anziano rispose “Le cose non sempre sono come sembrano”

La notte successiva, i due angeli trovarono ospitalità nella casa di un contadino e di sua moglie, poveri ma molto ospitali. Dopo aver condiviso con i due angeli il poco cibo che avevano, il contadino e sua moglie fecero dormire i due angeli nel loro letto, dove dormirono beatamente.

Il mattino dopo, con il sorgere di un sole radioso, i due angeli trovarono il contadino e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, il cui latte era il loro unico sostentamento, era stesa morta sul prato. L’angelo più giovane s’arrabbiò e chiese a quello più anziano perchè egli aveva lasciato accadere tutto ciò? “La prima famiglia aveva tutto e ciò nonostante l’hai aiutata” disse in tono accusatorio “La seconda famiglia aveva ben poco e tu gli hai lasciato morire la mucca”. “Le cose non sempre sono come sembrano” disse l’angelo più anziano.

“Quando noi riposavamo nella fredda cantina della casa padronale, mi accorsi che c’era dell’oro nel buco della parete. Poichè il proprietario era così ingordo ed avaro e non voleva condividere la sua buona sorte, ho sigillato la parete affinchè egli non potesse più trovarlo.

Quando noi dormivamo la notte scorsa nel letto del contadino, vidi l’angelo della morte venire a prendere sua moglie. Al suo posto gli ho dato la mucca.

“Le cose non sempre sono come sembrano” Talvolta è proprio quello che succede se le cose non evolvono come dovrebbero. Se tu hai fiducia devi semplicemente prendere atto del fatto che ogni avvenimento è per te positivo. Potresti non rendertene conto prima che sia passato un pò di tempo.

I DUE VASI Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto.

Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati.
Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.
Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:
Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa.
La vecchia sorrise:
Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso?
È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi.
Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola.
Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa.

Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante.
Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui.

L’AMICIZIA Un giorno, ero un ragazzino delle superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Tom e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Dissi tra me e me:”perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì? deve essere un ragazzo strano.”
Ho scrollato le spalle e mi sono incamminato. Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro a Tom . Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango ed isuoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell’erba un paio di metri più in la. Lui guardò in su’ e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre lui stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere. Tom mi guardò e disse:grazie! C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine.Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima, lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private.Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a football con i miei amici e lui disse di si. Andammo in giro tutto il week end e più lo conoscevo più Tom mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arrivò il lunedì mattina ed ecco Tom con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno! Egli rise e mi passo la metà dei libri.

Nei successivi quattro anni io e Tom diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a
pensare al college, Tom decise per Columbia Universitye io per Georgetown. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Tom sarebbe diventato un dottore mentre io mi sarei occupato di scuole di football. Tom era il primo della nostra classe e io l’ho sempre preso in giro per essere un secchione.Tom doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui
molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Il giorno dei diplomi vidi Tom, aveva un’ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le
scuole superiori. Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano. Ragazzi, qualche volta ero un pò geloso! Oggi era uno di
quei giorni, vidi che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: “hei, ragazzo te la caverai alla grande!” Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise mentre mi disse: “grazie”.

Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce: “nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvi una storia”. Guardai il mio amico Tomincredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il week end. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola,così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava
portando a casa tutte le sue cose. Tom mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. “ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto”. Udii un brusio tra la gente a
queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento.Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio.

COSE CHE NON SI RECUPERANO! Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di ungrande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decisedi comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro Tra lei e lei pensò “ma tu guarda se soloavessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno…” Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva una anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò “ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!” L’uomo prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà! “Ah, questo è troppo” penso e cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose, il libro e lasua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa.

Quando si sentì un po’meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non
attirare troppo l’attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando…. nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.
Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscottiuguale al suo era di quell’ uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o
superiore al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva feritanell’orgoglio.

Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, guarda attentamente le cose, molto spesso nonsono come sembrano!!!!
Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO:
Una pietra dopo averla lanciata;
Una parola dopo averla detta;
Un’opportunità dopo averla persa;
Il tempo dopo esser passato;
L’amore per chi non lotta.

…FERITE… C’era una volta un ragazzo con un pessimo carattere. Suo padre gli dette un sacchetto pieno di chiodi e gli disse di piantare nella palizzata in giardino un chiodo per ogni volta che si fosse arrabiato con qualcuno o gli avesse recato offesa.

Il ragazzo obbedì al padre ed arrivò a piantare in pochi giorni 100 chiodi nella palizzata in giardino. Stufo di piantare chiodi andò dal padre e gli promise di non arrabbiarsi più con alcuno o di recarne offesa.

Il padre accettò la promessa del figlio a patto che per ogno giorno che non si fosse arrabiato o avesse offeso, doveva togliere 10 chiodi dalla palizzata. Il ragazzo riuscì a essere fermo nella sua promessa e nell’arco di 10 giorni riuscì a levare tutti i chiodi dalla palizzata.

Soddisfatto del suo comportamento andò a riferire al padre che era riuscito a togliere tutti i chiodi dalla palizzata. Ma il padre lo portò in giardino e gli fece notare tutti i buchi che erano rimasti nella palizzata, in maniera irreparabile.

Disse al figlio: “vedi, come i buchi lasciati dai chiodi in questa palizzata, ogni qualvolta tutto aggredisci o offendi qualcuno, anche se poi ti scusi, rischi di lasciare una profonda ferita in lui”. Infatti le parole, a volte, possono essere la peggiore delle armi e lasciare ferite che non sanano più. Sta ad ognuno di noi fare un giusto uso della rabbia verbale.

DISGRAZIE Un contadino aveva un vecchio asino, che un giorno cadde in un pozzo ormai secco. L’asino piangeva a dirotto mentre il contadino cercava di tirarlo fuori dal pozzo.

Ma, il contadino, non riuscendoci, decise di abbreviare le sofferenze dell’asino coprendolo di terra. Chiese aiuto ad altri contadini e tutti insieme cominciarono a riempire il pozzo. Il povero asino, vedendo piovere zolle di terra scoppiò in un pianto irrefrenabile.

Poi il pianto cessò e quando il contadino trovò il coraggio di guardare in fondo al pozzo…… con grande sorpresa vide che l’asino era ancora vivo e, scrollandosi di dosso ogni palata di terra, la pressava e la utilizzava come un gradino. A ogni zolla di terra, saliva e si avvicinava al bordo del pozzo, dal quale alla fine riuscì a uscire con un’ultimo balzo.

I contadini, allibiti, restarono a guardarlo mentre riprendeva a trottare felice.

Come l’asino, quando la vita ci butta in pozzi neri sta a noi cercarne di uscirne fuori utilizzando le stesse disgrazie capitateci. Ricordiamo la massima di Nietzsche: “Tutto ciò che non mi uccide mi giova”

IL BURRONE Un monaco si lamentò con il suo maestro perché non riusciva a raggiungere il versante opposto di una montagna.
“La colpa è tua” gli rispose il maestro.
“In che cosa sbaglio? Che cosa mi manca?” domandò l’allievo.
“Vieni con me, e te lo mostrerò.”
Il maestro chiamò un altro discepolo, che era cieco, e tutt’e tre si recarono sulla montagna, in un punto in cui uno stretto tronco era stato gettato su un burrone.
“Attraversa!” disse il maestro al primo monaco.
Il poveretto guardò il fondo del burrone, il debole tronco e rispose: “Non posso: ho paura”.
Allora il maestro si rivolse al discepolo cieco e gli diede lo stesso ordine.
Il monaco attraversò senza esitare il burrone.
“Hai capito?” domandò il maestro al primo monaco.

È sempre la paura il sentimento che si oppone al nostro risveglio: la paura di essere autonomi, la paura dell’ignoto, la paura di perdere il proprio io, la paura della responsabilità. Eppure, per colmare il divario, per raggiungere l’altra riva, è necessario affrontare l’abisso; e questo non può essere fatto se non si eliminano i mille timori che ci accompagnano nell’attraversamento.

AH SI’! Il maestro Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita. Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari.
Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta. La cosa mando’ i genitori su tutte le furie.
La ragazza non voleva confessare chi fosse l’uomo, ma quando non ne pote’ piu’ di tutte quelle insistenze, fini col dire che era stato Hakuin.
I genitori furibondi andarono dal maestro, lo insultarono e gli imposero di mantenere la ragazza e il bambimo.
“Ah si?” disse lui come tutta risposta.
Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai si era preso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupo’ del bambino e della giovane con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto quello che occorreva al piccolo. Si mise inoltre a intrecciare un maggior numero di stuoie per poter mantenere i due nuovi venuti.
Dopo un anno la giovane – annoiata di vivere con Hakuin – non resitette piu’, si pentì e disse ai genitori la verita’: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce.
La madre e il padre della ragazza, cosi come anche i vicini, andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a riprendersi il bambino e la giovane.
Hakuin non fece obiezioni.
Nel cedere il bambino, tutto quello che disse fu: “Ah si?”.

In realtà Hakuin non si sentiva offeso da nessuno. Quella ragazza, i suoi genitori e i vicini erano solo parte del mondo vociante, passionale e confuso che costituisce la società “normale” di tutti i tempi e di tutti i paesi. Sempre instabili, alla prima occasione colpiscono e alla prima occasione si pentono… e poi ricominciano tutto da capo. Se non si prende coscienza dei propri condizionamenti – e se non se ne prendono le distanze -, si ripeteranno sempre gli stessi comportamenti.

IL DESTINO Un grande guerriero giapponese che si chiamava Nobunaga decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente soltanto un decimo di quello avversario. Lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi.
Durante la marcia si fermò a fin tempio shintoista e disse ai suoi uomini: ” Dopo aver visitato il tempio butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino”.
Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà.
” Nessuno può cambiare il destino” disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia.
” No davvero ” disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutt’e due le facce.

Non possiamo cambiare certi aspetti del destino, ma, per quanto riguarda le nostre scelte e il nostro impegno, tutto dipende da noi. È vero che i condizionamenti ci sono stati per lo più instillati dagli altri, ma è anche vero che, da un certo punto in avanti, da quando cioé ne diventiamo consapevoli, saremo noi a decidere come affrontarli, se accettarli o liberarcene.

UNA TAZZA DI THE Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli dichiarò:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma che cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza é piena?”
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualco’altro..
Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

La mente non può che fare riferimento al passato e al noto: tutto ciò che riceve, lo interpreta alla luce delle precedenti esperienze ed opinioni. In tal modo impedisce un approccio diretto e fresco della realtà.
Se non la si svuota, non c’è modo di apprendere nulla di veramente nuovo.

CARPE DIEM Un uomo stava camminando nella foresta quando s’imbatté in una tigre. Fatto dietro-front precipitosamente, si mise a correre inseguito dalla belva. Giunse sull’orlo di un precipizio, ma per fortuna trovò da aggrapparsi al ramo sporgente di un albero.
Guardò in basso, e stava per lasciarsi cadere, quando vide sotto di sé un’altra tigre. Come se non bastasse, arrivarono due grossi topi, l’uno bianco e l’altro nero, che incominciarono a rodere il ramo.
Ancora poco e il ramo sarebbe precipitato.
Fu allora che l’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Tenendosi con una sola mano, con l’altra staccò la fragola e la mangiò.
Com’era dolce!

Questo aneddoto illustra la capacità di vivere qui ed ora, di cogliere l’attimo fuggente.
Tra le opposte esigenze, tra l’essere e il nulla, tra la vita e la morte, rifiutando tanto lo sconforto quanto l’esaltazione, bisogna gustare la dolcezza di un semplice frutto, di un semplice istante, lasciando perdere sia i ricordi sia le preoccupazioni per il futuro. Anche se ci troviamo sull’orlo di un precipizio, questo momento è tutto il nostro tempo. Solo la nostra mente, con le sue previsioni e le sue anticipazioni, ce lo può distruggere.

IL SEGRETO DELLA VITA Un’antica leggenda racconta che un uomo ch’era salito sulle vette dell’Himalaya, in cerca di un grande savio ch’egli credeva conoscesse il segreto della vita. Dopo moltè difficoltà, finalmente il viaggiatore si trovò faccia a faccia con il savio, che viveva in una grotta celata fra cime altissime. Da molti anni quel santone viveva in completo isolamento, il corpo seminudo coperto da pochi stracci. Il capo e il volto erano un groviglio candido di peli. Gli occhi apparivano vitrei e arrossati dall’insonnia. il viagiatore sedette ansioso accanto al savio. “Ditemi maestro,” prese a dire in tono supplichevole “qual è il segreto della vita?” “è semplice,” rispose il savio ” la vita è come una ciotola colma di ciliegie.” “una ciotola colma di ciliegie?” esclamò il viaggiatore, stupefatto. Il vecchio meditò alquanto, poi domandò al viaggiatore:”Secondo te, non lo è?”. La vita è ciò che accade mentre noi perdiamo del tempo prezioso domandandoci quale sia il senso della vita.

IL BRUCO Il bruco stava faticando per uscire dal suo bozzolo. Un uomo osservò la scena e gli parve che tale ultima trasformazione risultasse alquanto dolorosa per l’insetto.

Decise quindi di aiutare la farfalla affrettando il processo. Cominciò così ad alitarle dolcemente sopra.

Il processo effettivamente fù accelerato, ma le piccole ali della farfalla rimasero per sempre atrofizzate.

ILLUMINAZIONE. Un giovane andò da un maestro e gli chiese: “Quanto tempo potrò impiegare per raggiungere l’illuminazione?” Rispose il maestro: “Dieci anni”. Il giovane era sbalordito. “Così tanto?” domandò incredulo. Replicò l’altro: “No, mi sono sbagliato, ci vorranno venti anni”. Il giovane chiese: ” Perché hai raddoppiato la cifra?” Allora il maestro spiegò: “Adesso che ci penso, nel tuo caso ce ne vorranno probabilmente trenta”.

IL NEMICOTi sei svegliato prima dell’alba, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Quando il sole era basso hai attraversato tutta la pianura, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Mentre il sole era alto nel cielo hai cercato tra le piante di tutta la foresta, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Il sole era rosso nel cielo mentre tu cercavi sulla cima di tutte le colline, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Ora sei stanco e ti riposi sulla riva di un ruscello, guardi nell’acqua ed ecco il tuo nemico: l’hai trovato.

GIOIELLI. Un uomo perse il suo anello più prezioso; cercò ovunque per ritrovarlo, ma nonostante la sua fatica non ci riuscì. Si sedette su una pietra, disperato, cercando inutilmente di sopprimere la sua disperazione. Come al solito il suo cane gli si avvicinò cercando le carezze del padrone. Il vicino di casa lo salutò come ogni sera. Gli amici gli fecero vedere i pesci che avevano pescato e gliene regalarono alcuni. La moglie e i figli lo accolsero con affetto al suo arrivo a casa esattamente come accadeva sempre. La giornata si concluse nella pace familiare. Purtroppo il tormento per la perdita dell’anello perseguitava ancora l’uomo, il quale però pensò: “nessuno si è accorto che ho perso l’anello, tutti si sono comportati con me come sempre, perché proprio io devo comportarmi in modo diverso con me stesso?”. Fu così che si addormentò sereno.

PADRE.Uhm… una volta conoscevo un ragazzino in Inghilterra che chiese a suo padre: I padri sanno sempre più cose dei figli? » e il padre rispose: « Sì ». Poi il ragazzino chiese: « Papà, chi ha inventato la macchina a vapore? e il padre: « James Watt ». E allora il figlio gli ribatté: « Ma perché non l’ha inventata il padre di James Watt? ».

LA MORTE Un giorno il Califfo manda il suo Visir a sentire cosa dice la gente al bazar. Quello va e nella folla nota una donna magra e alta, avvolta in una gran mantello nero, che lo guarda fisso. Terrorizzato il Visir scappa via. Corre dal Califfo e lo implora: “Sire, aiutami! Al bazar ho visto la Morte. È venuta per me. Lasciami partire, ti prego. Dammi il tuo migliore cavallo. Con quello, a tappe forzate, stasera sarò in salvo a Samarcanda.” Il Califfo acconsente e fa portare il suo cavallo più veloce. Il Visir balza in sella e galoppa via a spron battuto. Incuriosito, il Califfo va lui stesso al mercato. Nella folla vede la donna dal gran mantello nero e l’avvicina. “Perché hai fatto paura al mio Visir?” le chiede. “Non gli ho neppure parlato”, risponde la Morte. “Ero solo sorpresa di vederlo qui, perché il nostro appuntamento è stasera a Samarcanda”

AMICI Un uomo camminava per una strada con il suo cane. Si godeva il paesaggio, quando ad un tratto si rese conto di essere morto. Si ricordò di quando stava morendo e che il cane che gli camminava al fianco era morto da anni. Si chiese dove li portava quella strada. Dopo un po’ giunsero ad un alto muro bianco che costeggiava la strada e che sembrava di marmo. In cima ad una collina s’interrompeva in un alto arco che brillava alla luce del sole. Quando vi fu davanti, vide che l’arco era chiuso da un cancello che sembrava di madreperla e che la strada che portava al cancello sembrava di oro puro. Con il cane s’incammino verso il cancello, dove a un lato c’era un uomo seduto a una scrivania. Arrivato davanti a lui, gli chiese: – Scusi, dove siamo? – Questo è il Paradiso, signore, – rispose l’uomo. – Wow! E non si potrebbe avere un po’ d’acqua? – Certo, signore. Entri pure, dentro ho dell’acqua ghiacciata. L’uomo fece un gesto e il cancello si aprì. – Non può entrare anche il mio amico? – disse il viaggiatore indicando il suo cane. – Mi spiace, signore, ma gli animali non li accettiamo. L’uomo pensò un istante, poi fece dietro front e tornò in strada con il suo cane. Dopo un’altra lunga camminata, giunse in cima a un’altra collina in una strada sporca che portava all’ingresso di una fattoria, un cancello che sembrava non essere mai stato chiuso. Non c’erano recinzioni di sorta. Avvicinandosi all’ingresso, vide un uomo che leggeva un libro seduto contro un albero. – Mi scusi, – chiese. – Non avrebbe un po’ d’acqua? – Sì, certo. Laggiù c’è una pompa, entri pure. – E il mio amico qui? – disse lui, indicando il cane. – Vicino alla pompa dovrebbe esserci una ciotola.Attraversarono l’ingresso ed effettivamente poco più in là c’era un’antiquata pompa a mano, con a fianco una ciotola.Il viaggiatore riempì la ciotola e diede una lunga sorsata, poi la offrì al cane. Continuarono così finché non furono sazi, poi tornarono dall’uomo seduto all’albero.- Come si chiama questo posto? – chiese il viaggiatore. – Questo è il Paradiso. – Be’, non è chiaro. Laggiù in fondo alla strada uno mi ha detto che era quello, il Paradiso. – Ah, vuol dire quel posto con la strada d’oro e la cancellata di madreperla? No, quello è l’Inferno. – E non vi secca che usino il vostro nome? – No, ci fa comodo che selezionino quelli che per convenienza lasciano perdere i loro migliori amici. (Anonimo)

IL LUPO Un bambino alla nonna… Nonnina mia, ho due Lupi qua proprio nel petto; uno affamato d’amore e l’altro affamato di morte. Dimmi nonnina mia chi vincerà…? Nipotino mio, vincerà il lupo…a cui darai nutrimento. (Anonimo)

Condanna a Morte. Un re dell’antica India condannò a morte un uomo.Questi lo imploro di condonargli la pena e aggiunse: – Se il re sarà cosi misericordioso da risparmiarmi la vita nel giro di un anno insegnerò al suo cavallo a volare-. -Ci sto! -. disse il re. – Ma se alla fine di questo periodo il cavallo non saprà volare sarai giustiziato-.Quando più tardi i suoi familiari gli chiesero come intendeva realizzare il suo piano l’uomo rispose: – Durante quest’anno potrebbe morire il cavallo oppure il re, o chissà, magari il cavallo imparerà davvero a volare!- Anthony de Mello

LE MAGICHE ROSE Il principe ritornando a palazzo sosta presso la casa di un saggio sufi e gli espone il suo tormento e la sua tristezza. Il saggio gli dice: “ Quando vuoi vendicarti di qualcuno lasci solo che quel qualcuno continui a farti del male. Prima di tornare al tuo palazzo devi liberarti dai ricordi che ti tormentano.” e gli narra di un giardino agli antipodi del mondo, dove crescono delle rose magiche il cui profumo ha il potere di dare l’oblio. Il principe parte con i suoi fidi e durante i mesi e poi gli anni capitano avventure insolite, incontri strabilianti, battaglie vinte e perse, paesi e costumi meravigliosi, finché dopo sette anni di viaggio, in cui ha perso la maggior parte della sua scorta, rimanendo solo con pochi amici, giunge al giardino e scorge il cespuglio dove fioriscono le magiche rose. Si avvicina al cespuglio ma, improvvisamente si chiede. “Perché devo sentire il profumo di queste rose?”

IL POZZO MAGICO C’era una volta un uomo che voleva sapere quale significato dare alla sua vita. Si recò allora presso un pozzo magico che dava responsi sull’avvenire e gli pose la domanda. Il pozzo rispose:”A tre leghe verso nord troverai un villaggio dove, nella piazza principale, vedrai tre botteghe. Lì potrai trovare il significato della tua vita”.

L’uomo si mise in cammino e arrivò alla piazza di quel villaggio e vide una bottega che vendeva fili metallici, l’altra placche metalliche e l’ultima oggetti di legno. L’uomo non capì e se ne andò sconsolato.

Anni più tardi, sempre con la stessa domanda interiore insoddisfatta, mentre di notte vagava per una foresta, udì un suono dolcissimo che lo commosse profondamente. Si avvicinò alla fonte del suono e in una radura illuminata da alcune torce scorse un uomo che suonava un sithar. In quel momento si ricordò di quanto aveva detto il pozzo magico e del significato delle tre botteghe che vendevano separatamente i pezzi con cui era costruito un sithar. Allora non era ancora pronto, ma ora capì che la sua vocazione, era quella di divenire un musicista.

FALSO VIAGGIO Il barone aveva ambizioni sconfinate, ma abitava in un piccolo castello ai confini dell’impero. Ormai vedovo, con una figlia bellissima, si tormentava imprecando contro il destino che non gli permetteva di raggiungere i suoi fini.

Si ricordò che poco lontano dalle sue terre viveva un famoso mago. Il castello del mago era su una montagna aspra e scoscesa Intraprese il viaggio e finalmente arrivò al castello del mago. Bussò al portone e una voce gli intimò di entrare da solo. Trovò il mago in una ampia stanza con un grande camino acceso. Il mago gli offrì da bere del vino ma il barone rifiutò e subito fece le sua richiesta: voleva diventare imperatore. Il mago restò impassibile, per un po’ in silenzio, poi disse: “Ti aiuterò a diventare imperatore ma quando lo sarai mi darai in cambio tua figlia. Il barone accettò e promise solennemente di rispettare il patto.

Pochi mesi dopo l’imperatore si trovò a transitare nelle terre del barone. Il mago suscitò una grande tempesta di neve e una valanga ostruì la strada. L’imperatore fu costretto a sostare presso il castello del barone. Il mago istruì il barone sul comportamento da adottare verso l’imperatore e questo nelle lunghe giornate di attesa cominciò ad apprezzare il barone e lo volle portare con se a corte. Il barone a corte, aiutato dal mago riuscì a sventare tutti gli intrighi e le invidie e fu nominato capo dell’esercito e mandato a combattere un vicino regno che minacciava di invadere l’impero.

Il barone, sempre aiutato dal mago, riuscì a sconfiggere il nemico. Al ritorno in patria l’imperatore ormai vecchio e senza figli lo nominò suo erede. Un anno dopo l’imperatore morì e il barone gli succedette.

Allora il mago si presentò a corte e chiese all’imperatore, come pattuito la mano della figlia.

“Come osi, tu, che sei niente al confronto della mia grandezza, chiedere la mano di mia figlia !” lo apostrofò l’imperatore dal suo alto trono. “Ora ho al mio servizio maghi, più potenti di te . Vattene o ti farò rinchiudere nelle segrete.”

Il mago, sospirò, poi battè le mani tre volte e il palazzo, la corte, i dignitari, tutto scomparve e il barone non più imperatore si ritrovò , come la prima volta che aveva incontrato il mago, nella stanza dove ardeva il camino e sul tavolo ancora stava il bicchiere di vino che aveva rifiutato: tutto era stato un sogno.

Il mago allora disse: “Le tue ambizioni, barone, poggiano sul tradimento e la menzogna e ora vattene, ma ricordati, d’ora in avanti non saprai più se la vita che stai conducendo sarà realtà o sogno, perché in qualsiasi momento io potrò apparire, battere tre volte le mani e ti sveglierai sempre qui.

L’ULTIMO VIAGGIO L’uomo era ricco e potente, ma stava morendo. Aveva consultato tutti i più famosi luminari della medicina, ma nessuno lo aveva guarito. Un giorno un vecchio amico gli disse:” So che esiste nell’Egeo un isola dove vive un uomo, chiamato il giardiniere, che veramente ti può guarire, ma solo se risponderai ad una sua domanda, altro non ti posso dire.” L’uomo partì subito, preparandosi a rispondere alla domanda. “Forse” si ripeteva: “sarà un rebus, un indovinello, come quello di Edipo e la sfinge?”. L’isola era piccola e verde ed era abitata da un piccolo villaggio di pescatori poi c’era la casa del guaritore e un’ampia foresteria.

Si presentò subito e vide, in un grande giardino, un uomo che stava potando un cespuglio di rose. Prima ancora che potesse parlare l‘uomo gli disse:”la maggior parte degli uomini non sa quando morirà, alcuni possono sapere quando accadrà e questa può sembrare una disgrazia o una opportunità.” Ma l’uomo, che aspettava solo la domanda per la guarigione , non capì ed anzi si irritò. Il giardiniere che aveva notato il cambiamento, sospirò e disse: ”So perché sei venuto e la mia domanda, per la tua guarigione, è questa- Dammi la tua unica e vera ragione perché tu possa interrompere il tuo destino e continuare a vivere. Per risparmiarti rifiuti non allettarmi con denari, potere, pietà e sesso. Ti posso solo dire che la risposta non è al di fuori di te, ma dentro te. Ora va e medita , quando sarai pronto, ritorna”. L’uomo, scosso da queste parole, si ritirò nella foresteria e cominciò a riflettere sulle parole del giardiniere.

“Non posso tentarlo con soldi, potere e donne” si disse “potrei mostrargli la foto di mia moglie, dei miei figli ma le sue parole sono chiare, anche la pietà non conta.” Si guardò intorno e vide altri uomini che , come lui, erano in cerca di una risposta. Parlò con loro.

Un famoso scienziato l’aveva implorato invano per avere tempo di finire una scoperta che avrebbe salvato molte vite, un noto brigante l’aveva minacciato di morte, ma tutte le blandizie e minaccie non erano servite. Eppure alcuni erano ripartiti dall’isola sereni e con uno sguardo nuovo. Si allontanò dagli altri e alloggiò nel piccolo villaggio di pescatori, lasciando passare in ozio, il bene a lui più prezioso, il tempo.

Osservava la vita semplice dei pescatori e dei bambini e il susseguirsi delle albe, dei tramonti e delle notti. Un giorno vide dei pescatori che dalle reti avevano tratto degli oggetti di plastica. Un vecchio pescatore accanto a lui mormorò sconsolato:” Ormai il fondo del mare è ricoperto da queste porcherie, inutili, dannose che non muoiono mai.” L’uomo ebbe un sussultò e cominciò a riflettere sulle parole del vecchio pescatore che così tanto lo avevano turbato. Dopo pochi giorni si presentò davanti al giardiniere e gli disse: “Non ho una ragione unica e veramente importante per non morire perché sono un uomo come gli altri e seguo come tutti le leggi dell’universo. Inutile andare contro la corrente, Voglio solo prepararmi a questo ultimo viaggio e lasciarmi portare dalla corrente fino a sfociare in quel mare che sento molto vicino” Il giardiniere annui, poi si avvicinò ad un cespuglio di rose, prese una rosa, la più bella, gliela porse e disse: Tu sei come questo fiore reciso ma solo da ora puoi veramente assaporarne la bellezza e il profumo.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it