Articoli

MOLESTIE E VIOLENZE PSICOLOGICHE

Condividi

Possiamo considerare molestie e violenze psicologiche (l’elenco e lungi dall’essere esaustivo):

  • la molestia e violenza verbale
  • i comportamenti sadici che procurano sofferenza
  • i comportamententi tesi a sottovalutare l’altro
  • i comportamenti tesi a manipolare l’altro
  • il rifiuto affettivo di uno dei due all’interno della coppia
  • le pretese eccessive o sproporzionate rispetto alle possibilità dell’altro
  • i comandi e le ingiunzioni contradditorie ed impossibili da attuare

Queste molestie e violenze sono effettuate in maniera subdola, non troppo evidente, allo scopo di destabilizzare l’altro senza che chi le attua se ne assuma la responsabilità. Infatti, spesso, la vittima si coilpevolizza a tal punto da ritenere di meritare tali comportamenti.

Nel passato affettivo e relazionale dei soggetti vittime di tali molestie e violenze si riscontra un modello simile nella coppia genitoriale.

Dott. Roberto Cavaliere

TESTIMONIANZA

Buongiorno.Io non so se riuscirò a vivere mai un amore pieno, normale, duraturo, maturo.Non so se riuscirò mai a realizzarmi nell’amore, così come nella vita.E credo che, prima del mio amore malato per un uomo, ci sia una delicata storia di infanzia negata, violata da due genitori che non hanno saputo trasmettermi la dignità di esistere. Inoltre, la mia incapacità di gestire relazioni sane con gli uomini, è solo il riverbero di una vita di umiliazioni, ahimè, autoinferte e reiterate.E’ come se la profezia lanciata da mio padre (uomo alcolista e violento) quando ero bambina: “Tu sarai sempre una serva!!” , si fosse autoavverata in tutti i campi della mia vita.E ora non so proprio con chi prendermela…Mio padre, che ha reso la mia infanzia terrificante, oggi è malato e infermo… mia madre è una anziana signora che si occupa di lui con tutta ladedizione di una coalcolista.Quando ero bambina temevo l’ira incontrollata di mio padre e pensavo che mia madre fosse la vittima sacrificale di tutta quella violenza. Povera mamma, pensavo, anche se a volte la imploravo di andarcene via da casa, io lei e le mie tre sorelle. Lei rispondeva che no, non si poteva e piangeva sulla mia spalla. Io, la consolavo.A sei anni consolavo mia madre che piangeva sulla mia spalla dopo che mio padre ubriaco l’aveva picchiata; spesso picchiava anche le mie sorelle (più grandi di me) e rompeva i mobili di casa (così celebrava compiutamente la sua rabbia).Salvo poi lasciami sola con lui, dopo queste sfuriate, io l’unica figlia che non toccava, per andarsene fuori casa qualche ora con le mie sorelle. E io avevo sempre paura che mi abbandonassero lì con mio padre quando, ubriaco e sfinito, si sdraiava accanto a me (impietrita dalla paura) per dirmi frasi sconnesse o chiedermi di tagliargli le unghie dei piedi. La mia infanzia, periodo di oscurantismo medievale, finisce a 15 anni, quandome ne vado di casa. Ma “le streghe son tornate”, a 19 anni quando scopro di essere sieropositiva, contagiata per via sessuale dal mio ragazzo, extossicodipendente. Dieci anni di aspettativa di vita, dicono i medici del reparto infettivi; l’esperienza fin ora non offre prospettive migliori. Quindi mi do da fare, rimuovo il problema, mi prendo la vita e la mangio finoall’osso. Studio, cinque anni di magistrali serali, che mi aprono al mondo meraviglioso ed intrigante della cultura; mi diplomo, faccio teatro, vado ateatro… lavoro in Comune.. decido di entrare in terapia (psicodramma), vivo da sola, anche se ho qualche storia. E’ difficile incontrare un uomo che non utilizzi la questione sieropositività per non impegnarsi… Comunque sono tutte relazioni con uomini problematici e abbandonici… Uno mi dice che mi lascia perchè non vuole vivere un lutto (ma io sto ancora molto bene…), l’altro non vuole fare l’amore con me e finisce per non baciarmi neanche più, l’altro ancora mi ama alla follia, mi conquista come fosse una prova con sé stesso… salvo poi lasciarmi quando io mi innamoro davvero. Un altro ancora si prodiga per avere le mie attenzioni, poi comincia a parlarmi diffusamente della sua ex e di quanto lui ne è ancora innamorato…Poi è la volta di un ex tossicodipentende, che proprio ex non è, quindi lo lascio e lui mi deruba, svuotandomi la casa. Insomma un disastro! Mi svendo,sì, per un abbraccio caldo vendo l’anima, a alla fine sono sempre più sottile… fragile, confusa, incapace di valutare se e quanto valgo.. La cosa diabolica è che, quando incontro gli uomini della mia vita, sento subito “puzza di bruciato” e malgrado ciò o forse proprio per questo, cado trale loro braccia come una pera matura… Consapevole che quello non è un uomo sano. Nelle mie storie, il timore fa parte del gioco. Sono consapevole di entrare ogni volta nella tana del lupo, ma quella tana mi attrae ed è come se non potessi starne fuori.E’ una specie di maledizione, un’implacabile destino che continuo ad assecondare nell’amore così come nella vita. Sì, nella vita, appunto, ho continuato a boicottare ogni prospettiva che fosse positiva per me. Ho cambiato una decina di volte casa, con un dispendio dienergie e denaro non indifferente. Avevo un lavoro sicuro, statale, ma mi sono licenziata per inseguire il sogno dell’Università… che ho concluso. Così ora sono una laureata con 110 e lode (educatore interculturale – che caso, mi piace potermi occupare degli “ultimi” gli immigrati), precaria, part-time diquarantadue anni. E, per integrare faccio la badante ad una nonnina di 99 anni, una noia mortale,un delirio, un’agonia, una svalorizzazione senza precedenti… una regressione negativa, ai tempi in cui facevo le pulizie e “ramazzavo” mezza città per pagarmi le spese di casa. La serva faccio, una serva laureata, con un’intelligenza brillante (così dissero alcuni miei docenti), ma sempre serva rimango, come mi diceva sempre mio padre.Come il protagonista di una poesia tratta dall’antologia di Spoon River il cui epitaffio suonava più o meno così: “Povero marinaio, la sua nave è logora, è lui ora non c’è più. Nessun naufragio, non ha mai salpato oltre il porto, si è dibattuto rovinosamente contro sé stesso”. E’ gli uomini ?Ho vissuto sei anni con un uomo, un amico di vecchia data che non credo diavere mai amato… Lui è una persona anaffettiva, introversa, impermeabile alleemozioni… ma non può fare diversamente. Non ha avuto altre relazioni oltrequella con me. Sua madre era depressa cronica, costantemente dentro e fuoridall’ospedale psichiatrico. Non credo possa essere diverso da quello che è, nési possa concedere il lusso di assaporare ed esprimere le proprie emozioni… Eneppure fidarsi di una donna. So che non si siamo incontrati per caso, ma ora èfinita e non gliene voglio.Ora ho una relazione con un uomo di colore incasinatissimo, senza soldi, moltoafricano, analfabeta, ma che mi sa coccolare. Ancora una volta una storia senzafuturo… Questa mattina mi ha chiesto in prestito 600 euro per l’assicurazionedella sua macchina. Io non glieli ho dati, ma ora mi sto domandando se domanici vedremo oppure lui sarà risentito con me… Una donna sana sarebbe lei risentita, credo.C’è speranza per me?Vi prego, non lasciatemi sola…Silvia

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it