ANSIE E PAURE VANNO ACCOLTE E BACIATE

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“I miei demoni li ho nutriti con l’accettazione e l’ascolto. Li ho fatti sedere intorno a me e li ho chiamati per nome, solo allora hanno smesso di farmi paura e sono diventati alleati potenti.
Avevano il nome di mia madre, , del ricatto, dell’invisibilità, dell’inadeguatezza, del dolore della perdita, della ferita d’amore, della paura.
Finché li ho combattuti o ignorati hanno divorato la mia vita e le mie relazioni.
I demoni vanno abbracciati, in quel momento ti apriranno le porte della rinascita.
Il demone della paura ti parlerà di quanto ti sei allontanata dalla tua natura, ti parlerà delle passioni che hai messo a tacere, della tua voce che non ascolti più, di come sei rimasta incastrata in una vita che non è quella che desideri.
Il demone dell’invisibilitá ti racconterà del tuo bisogno di brillare, quello dell’inadeguatezza ti mostrerà i tuoi doni e il tuo potere personale.
Ognuno di loro avrà una storia da raccontarti, ascoltala. I demoni sono come i draghi, vanno baciati, non vanno uccisi.” Bride an Geal
Il brano riportato sintetizza un concetto essenziale per combattere le proprie ansie e paure: vanno accolte e baciate, non respinte ed uccise. Ansie e Paure possono diventare dei preziosi alleati per poter ritrovare la nostra autenticità e per ritrovare la rinascita perchè spesso insorgono quando abbiamo smarrito noi stessi.
Non aggiungo altro perche il brano riportato descrive, magistralmente, questa nuova visione dei nostri demoni interiori.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche o via Skype) tel.320-8573502 email:cavaliere@iltuopsicologo.it

RIFLESSIONI SULL’ANSIA E SUL PANICO

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Di seguito riporto una serie di Riflessioni sull’Ansia e sul Panico.

Provate ad individuare quali vi possono riguardare, direttamente o indirettamente, o provare delle risonanze personali.

L’ansia è un sottile rivolo di paura che si insinua nella mente. Se incoraggiata, scava un canale nel quale tutti gli altri pensieri vengono attirati.
(Robert Bloch)

L’atto della nascita è la prima esperienza d’ansia e quindi la fonte e il prototipo della sensazione d’ansia.
(Sigmund Freud)

La maggior parte di ciò che chiamiamo ‘personalità’ è determinato dalle scelte che abbiamo fatto per difenderci dall’ansia e dalla tristezza.
(Alain de Botton)

La paura del pericolo è diecimila volte più spaventosa del pericolo vero e proprio, quando si presenta di fatto davanti ai nostri occhi; e l’ansia è una tortura molto più grave da sopportare che non la sventura stessa per la quale stiamo in ansia.
(Daniel Defoe)

L’indecisione, l’ansietà sono per lo spirito e per l’anima quello che la tortura è per il corpo.
(Nicolas de Chamfort)

La nostra ansia non viene dal pensare al futuro, ma dal volerlo controllare.
(Khalil Gibran)

Ciò che è peggio nel peggio, è l’attesa del peggio.
(Daniel Pennac)

L’ansia – o il fanatismo del peggio.
(EM Cioran)

L’ansioso si aggrappa a tutto quel che può rafforzare, stimolare il suo malessere provvidenziale: volerlo guarirlo significa comprometterne l’equilibrio, dato che l’ansia è il fondamento della sua esistenza e della sua prosperità
(EM Cioran)

Tutto è; niente è. L’una e l’altra formula arrecano uguale serenità. L’ansioso, per sua disgrazia, rimane a mezza strada, tremebondo e perplesso, sempre alla mercé di una sfumatura, incapace di insediarsi nella sicurezza dell’essere o dell’assenza di essere.
(Emil Cioran)

Ansia. Una manifestazione fondamentale dell’essere nel mondo.
(Martin Heidegger)

L’ansia non è schizzinosa, si contenta di tutto, non c’è cosa che non le piaccia. Un pretesto qualsiasi, un minuscolo fatto di cronaca, lo spreme, lo vezzeggia, ne estrae un disagio mediocre ma sicuro, di cui si pasce. Si accontenta veramente di poco, tutto le va bene. Velleitaria, incompiuta, manca di classe: vorrebbe essere angoscia e non è che affanno.
(EM Cioran)

 

Supponete che i pensieri siano palloni: l’ansioso ci si ferirebbe lo stesso.
(Henri Michaux)

Ansietà e paura producono energia. Dove indirizziamo questa energia influenza in modo considerevole la qualità della nostra vita. Concentratevi sulla soluzione, non sul problema.
(Walter Anderson)

Se si riflette sull’esistenza umana, è molto più difficile spiegarsi come mai la maggior parte degli individui non provi l’ansia, che non invece perché mai a volte qualcuno la provi.
(Kurt Schneider)

Un uomo che teme di soffrire, soffre già di quello che teme.
(Michel de Montaigne)

Le persone che soffrono di problemi come il panico, di fatto, vanno in panico all’idea di andare in panico. È il fatto stesso di pensare al problema, ad alimentarlo. In altre parole, il problema più grosso non è il problema originario, ma il problema che si ha con quel problema. La chiave sta nello spingere le persone al punto in cui non gli importa più di avere quel problema.
(Richard Bandler e Owen Fitzpatrick)

Il panico è altamente contagioso, specialmente in situazioni dove nulla è noto e tutto è in divenire.
(Stephen King)

La paura è l’assassino della mente.
(Frank Herbert)

Solo l’8% delle nostre paure si realizza. Il 92% delle nostre paure sono sprecate. NIENTE PANICO.
(Mark Gorman)

Aveva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come quando si sta nuotando e si vuole mettere i piedi su qualcosa di solido, ma l’acqua è più profonda di quanto si pensi e non c’è niente là sotto.
(Julia Gregson)

Più legami abbiamo, più viviamo nel panico, le persone muoiono o ci lasciano, le cose si perdono, si rompono, vengono rubate e a un tratto ci troviamo completamente nudi. Nudi e disperati. Naturalmente siamo sempre stati nudi, ma abbiamo finto di non saperlo, di non vederlo.
(Susanna Tamaro)

Chi soffre di attacchi di panico in genere mette sullo sfondo della propria vita le energie ancestrali, primordiali, e naturalmente l’eros. Crede di esistere solo nei pensieri e il panico esplode come ribellione di forze erotiche negate.
(Raffaele Morelli)

Tutto ciò che è incerto è in balia delle congetture e dell’arbitrio di un animo terrorizzato. Perciò niente è così dannoso, così irrefrenabile come il panico; le altre forme di timore sono irrazionali, questa è dissennata.
(Lucio Anneo Seneca)

Dalla paura al panico la distanza è breve. Ma si tratta di un netto peggioramento poiché il dio Pan, da cui origina la parola panico, era cattivo, con il volto gaudente e sarcastico.
(Vittorino Andreoli)

La malattia grave inizia quando non si riesce più a trasformare la propria angoscia nella paura specifica di qualcosa o di qualcuno, ma posseduti dal panico non si è più in grado di difendersi dalla minaccia costante del vuoto e dell’annientamento.
(Anna Oliverio Ferraris)

Essere senza paura, privi di angosce, invulnerabili al panico, significa perdita dell’istinto, perdita di connessione con Pan.
(James Hillman)

La paura è un contagio. Osservava Alain che la maggior parte dei pericoli spaventano poco, se non li vediamo riflessi in un volto, e che quasi nessuno di noi resiste a un moto di terrore panico.
(Guido Ceronetti)

Il panico davanti a qualsiasi cosa, davanti al pieno come davanti al vuoto. Il panico originario…
(EM Cioran)

Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non fatevi cogliere dal panico: è questione di un attimo, poi passa.
(Gesualdo Bufalino)

C’è un limite oltre cui nessuno riesce a restare sospeso nel vuoto senza farsi prendere dal panico.
(Andrea De Carlo)

 

La caratteristica del timor panico consiste nel fatto che esso non è chiaramente cosciente della sua ragion d’essere, e più che conoscerla la presuppone, facendo valere in mancanza di meglio come ragione del timore il timore stesso.
(Arthur Schopenhauer)

Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi.
(Friedrich Nietzsche)

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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GLI ALIMENTI INTEGRALI RIDUCONO L’ANSIA

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Una ricerca degli scienziati dell’APC Microbiome Institute dell’University College Cork, in Irlanda, ha scoperto che c’è una forte interazione fra i batteri presenti nell’organismo e le emozioni. La carenza di batteri “sani” e un eccesso di quelli “cattivi” potrebbe essere alla base di stati d’ansia e depressione. Per questo occorre puntare sui cibi probiotici che riattivano il metabolismo, aiutano a perdere peso e calmano l’ansia. Fra i migliori cibi probiotici troviamo i cerali integrali. Questi cibi sono ricchi di fibre e per questo migliorano il lavoro dell’intestino tenue e crasso e accelerano il metabolismo. Mangiare cibi integrali, quindi, aumenta la quantità di batteri buoni nell’intestino e calma anche l’ansia.

Gli alimenti integrali sono quelli prodotti con farina non raffinata. Il chicco del cereale è costituito da tre sezioni: la crusca esterna, ricca di fibre, il germe interno, ricco di micronutrienti, e l’endosperma, ricco di amidi. I cereali integrali comprendono tutte e tre le componenti del chicco. Il Ministero della salute raccomanda di consumare quotidianamente pane, pasta e riso integrali. Inserirli nella dieta è semplice. Basta sostituire alcune porzioni di alimenti raffinati come pane o pasta con la loro versione integrale. L’introduzione dei cereali integrali dovrebbe essere progressiva. Bisogna consentire all’organismo, infatti, di adattarsi al maggiore contenuto di fibre.

Il consiglio del nutrizionista è di puntare su un’alimentazione che favorisca una cor­retta rego­la­zione dell’umore, faciliti il sonno e prevenga gli stati di ansia. Per questo occorre assumere magne­sio con spinaci, semi di zucca, legumi, riso integrale. Vita­mina B6 con legumi, cereali integrali, frutta secca. Vita­mina D con salmone, tuorlo d’uovo, sardine. Esistono poi dei cibi capaci di esercitare effetti nega­tivi sul cer­vello e tra questi troviamo i carboidrati raffinati e gli zuccheri semplici la cui introduzione eccessiva può scompensare il metabolismo glucidico determinando conseguenti sbalzi di umore ed irritabilità. I nutrizionisti consigliano di non abusare di questi alimenti e di cercare di condurre una dieta il più possibile varia che rispetti il criterio della stagionalità e della naturalità dei cibi.

Dott. Roberto Cavaliere

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L’AUTOTERAPIA DI SENECA CONTRO LE PAURE

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Di seguito riporto un lungo scritto di Seneca che potrebbe rappresentare una sorta di autoterapia contro le personali paure

Lettere a Lucilio – libro XIII – Lettera V
Della forza d’animo che deve distinguere il saggio.
Non bisogna inquietarsi dell’avvenire

1

So che hai molto coraggio; infatti, anche prima che temprassi il tuo spirito con insegnamenti salutari e utili per vincere le avversità della vita, eri già piuttosto soddisfatto del tuo atteggiamento di fronte alla sorte, ed ancor più lo sei ora dopo averla affrontata con decisione e aver provato le tue forze, nelle quali non si può mai confidare con sicurezza finché non si sono mostrate numerose difficoltà da ogni parte, e non si sono molto appressate. Così si sperimenta il coraggio vero, che non è soggiogato dall’arbitrio altrui: è la prova del fuoco.

2

Un atleta non può combattere con accanimento, se non è già livido per le percosse: chi ha visto il proprio sangue, chi ha sentito i propri denti scricchiolare sotto i pugni, chi è stato messo a terra e schiacciato dall’avversario e, umiliato, non si è perso d’animo, chi si è rialzato più fiero dopo ogni caduta, va a combattere con grandi speranze di vittoria.

3

Quindi, per continuare con questo paragone, molte volte ormai hai subito l’assalto della sorte; tu, però, non ti sei arreso, ma sei balzato in piedi e hai resistito con maggiore risolutezza: il valore, quando è sfidato, si moltiplica. Tuttavia accetta, se credi, le armi di difesa che ti posso offrire.

4

Sono più le cose che ci spaventano, Lucilio mio, di quelle che ci minacciano effettivamente, e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà. Non ti parlo con il linguaggio degli Stoici, ma in tono più sommesso; noi, infatti, definiamo poco importanti e trascurabili tutte le avversità che ci strappano gemiti e lamenti. Tralasciamo queste parole gravi, ma, buon dio, vere: ti raccomando solo di non essere infelice prima del tempo, poiché le disgrazie che hai temuto imminenti, forse non arriveranno mai, ma di certo non sono ancora arrivate.

5

Certe cose ci tormentano più del dovuto, certe prima del dovuto, certe assolutamente senza motivo; quindi, o accresciamo la nostra sofferenza o la anticipiamo o addirittura ce la creiamo. Rimandiamo per il momento il primo punto, poiché il problema è controverso e c’è una discussione in corso. Quei mali che io ho definito trascurabili, tu li giudicherai gravissimi; taluni ridono sotto i colpi di frusta, altri, invece, gemono per un pugno. Vedremo in seguito se quei mali hanno forza per se stessi o per la nostra debolezza.

6

Se chi ti circonda vorrà persuaderti della tua infelicità, promettimi di badare non a quello che ascolti, ma a quello che provi e di decidere in base alla tua capacità di sopportare; chiedi a te stesso, che ti conosci meglio di chiunque altro: «Perché costoro mi compiangono? Perché stanno in ansia, perché hanno paura anche di toccarmi, quasi che le disgrazie fossero contagiose? È veramente un male o, più che di un male, si tratta di un qualcosa che può portare più che danno infamia?» Chiediti: «Forse mi cruccio e mi affliggo senza motivo e rendo un male qualcosa che non lo è?»

7

«In che modo,» domandi, «posso comprendere se mi angustio a torto o a ragione?» Attieniti a questa regola per stabilirlo: o ci tormentiamo per il presente o per il futuro o per entrambi. Del presente è facile giudicare: se sei libero, sano e non subisci dolore per un’offesa, guarderemo al futuro: oggi non c’è motivo di preoccuparsi.

8

«Ma ci sarà». Innanzi tutto considera se ci sono sicuri indizi di un male imminente: per lo più, infatti, stiamo in ansia solo per sospetti e ci facciamo ingannare da quelle dicerie che riescono a determinare la sorte di una guerra e che, a maggior ragione, determinano la sorte degli individui. È così, Lucilio mio, crediamo facilmente alle supposizioni; non mettiamo alla prova l’attendibilità delle nostre paure e non ce le scrolliamo di dosso; ci agitiamo e voltiamo le spalle come soldati che abbandonano l’accampamento per il polverone sollevato da un gregge di pecore in fuga o come quelle persone che si lasciano spaventare dai racconti di cose senza fondamento e di cui non si conosce neppure l’autore.

9

Non so perché le paure infondate incutano più turbamento; quelle fondate hanno un loro limite: tutto ciò che è incerto è in balia delle congetture e dell’arbitrio di un animo intimorito. Perciò niente è così dannoso, così irrefrenabile come il panico; le altre forme di paura derivano dall’assenza di ragionamento, questa dall’assenza di senno.

10

Perciò, esaminiamo attentamente la questione. È verosimile che in futuro ci accada qualche guaio, ma non è proprio sicuro. Quanti eventi inattesi sono avvenuti! E quanti fatti attesi non si sono mai verificati! E se anche capiteranno, a che giova andare incontro al dolore? Ti dorrai a sufficienza quando il male arriverà: nel frattempo augurati il meglio.

11

Che cosa ci guadagnerai? Tempo. Possono intervenire molti fattori per cui un pericolo vicino, o addirittura imminente, si ferma o cessa o piomba addosso a qualcun altro; spesso in un incendio si apre una via di fuga; qualcuno è uscito illeso da un crollo; a volte la spada è stata ritirata dal collo su cui pendeva; qualcuno è sopravvissuto al suo carnefice. Anche la sfortuna è mutevole. Forse sarà, forse non sarà, nel frattempo non è; tu spera sempre nel meglio.

12

Talora, benché non vi siano indizi manifesti che preannuncino qualche sventura, l’animo si crea mali immaginari: o travisa in peggio una parola ambigua o ingigantisce un’offesa ricevuta, e pensa non a quanto l’altro sia in collera, ma a quanto sia lecito a chi è in collera. Ma non c’è nessun motivo di vivere, nessun limite alle nostre sciagure, se si teme tutto ciò che può accadere. Qui giova essere saggi: respingi con forza d’animo la paura anche se giustificata; oppure, scaccia una debolezza con un’altra: tempera il timore con la speranza. Gli eventi temuti non accadono e quelli sperati deludono: è una verità più certa di tutte le nostre paure.

13

Soppesa, quindi, speranza e paura, e quando tutto sarà incerto, favorisci te stesso: credi a ciò che preferisci. Anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza e metti fine alla tua angoscia; considera che la maggior parte degli uomini si arrovella e si agita, sebbene non vi siano mali presenti né certezza di mali futuri. Nessuno, infatti, resiste a se stesso quando ha cominciato ad essere inquieto e non riconduce i suoi timori alla realtà; nessuno dice: «Mente chi sostiene questo, mente: o se l’è inventato o crede a dicerie.» Ci lasciamo trasportare dal vento; paventiamo l’incerto come se fosse certo; non abbiamo il senso della misura, subito un dubbio si trasforma in timore.

14

Mi vergogno usare con te tale linguaggio e di confortarti con simili rimedi. Un altro dica pure: «Forse non capiterà,» tu di’: «E se anche capiterà? Vedremo chi dei due avrà la meglio; forse si risolverà a mio vantaggio e una morte come questa onorerà la mia vita.» La cicuta rese grande Socrate. Togli a Catone la spada che gli diede la libertà, gli toglierai una gran parte di gloria.

15

Ora ti sto facendo troppe esortazioni, mentre tu hai più bisogno di essere ammonito che esortato. Non ti spingo ad un comportamento diverso dalla tua natura: tu sei predisposto dalla nascita a ciò di cui parliamo; tanto più, dunque, accresci ed arricchisci il bene che c’è in te.

16

Posso ormai concludere questa lettera, se le imprimo il suo sigillo, se le affido, vale a dire, una bella massima da riferirti. «Tra gli altri mali, lo stolto ha anche questo: comincia sempre a vivere». Rifletti sul significato di questa frase, mio ottimo Lucilio, e comprenderai quanto sia vergognosa la leggerezza di quegli uomini che ogni giorno pongono nuove fondamenta alla loro vita, che nutrono speranze anche in punto di morte.

17

Osservali uno per uno: vedrai vecchi che hanno mire ambiziose e che si danno ai viaggi, agli affari. Niente è più sconcio di un vecchio che voglia ricominciare a vivere. Non aggiungerei il nome dell’autore di questa frase, se non fosse troppo poco conosciuta: non è tra quelle più famose di Epicuro, che io mi sono permesso di lodare e di fare mie. Stammi bene.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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ANSIA PER LA MATEMATICA E STILI GENITORIALI

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La matematica è sempre stata una delle materie più odiate in tutte le scuole al punto di indurre ansia in molti soggetti. In una ricerca, S.Macmull e colleghi dell’università di Gerusalemme, hanno esaminato le influenze dirette e indirette degli stili genitoriali, l’autoefficacia matematica e il sesso dei partecipanti sull’ansia per la matematica.
I partecipanti erano 204 ed hanno compilato: un questionario demografico, un questionario di ansia per la matematica, un questionario sullo stile genitoriale della madre e un questionario di autoefficacia matematica.
I dati della ricerca hanno concluso che c’erano forti correlazioni tra lo stile genitoriale autoritario e l’ansia per la matematica. Lo stile genitoriale autorevole aveva sia una correlazione diretta positiva che una correlazione negativa indiretta sull’ansia per la matematica. Questo è in contrasto con lo stile genitoriale permissivo che si è trovato esclusivamente per avere una piccola correlazione positiva sull’ansia per la matematica.
Il sesso del partecipante ha influenze sia dirette che indirette sull’ansia della matematica. I livelli di ansia per la  matematica, così come gli effetti negativi dell’autoefficacia a livello di ansia per la matematica, erano più alti nelle femmine rispetto ai maschi.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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INTESTINO E ANSIA

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Ricerche recenti suggeriscono che i batteri che popolano naturalmente l’intestino umano possono svolgere un ruolo importante non solo nella salute fisica di una persona, ma anche nel loro benessere mentale, influenzante meccanismi cerebrali che contribuiscono all’ansia.
I ricercatori del Centro di salute mentale di Shanghai della Scuola di Medicina dell’Università Jiao Tong di Shanghai in Cina hanno valutato i risultati di 21 studi – che coinvolgono 1.503 partecipanti in tutto – che hanno preso in considerazione diversi interventi per regolare il microbiota intestinale e se hanno avuto qualche effetto sui sintomi dell’ansia.

Tra i ricercatori c’erano Beibei Yang, Jinbao Wei, Peijun Ju e Jinghong Chen. I risultati, apparsi ieri sulla rivista General Psychiatry, sottolineano l’idea che gli scienziati non dovrebbero ignorare il possibile ruolo della flora intestinale nel fornire soluzioni per la salute mentale.

Gli studi che il team ha valutato utilizzavano diversi tipi di intervento. Dei 21 studi, 14 hanno usato probiotici come l’agente principale nei loro interventi che regolano la flora intestinale. I rimanenti sette hanno optato per interventi che non hanno utilizzato i probiotici, come ad esempio la semplice regolazione della dieta tipica di una persona.

Il team ha scoperto che 11 dei 21 studi (52%) hanno concluso che gli interventi che regolano la flora intestinale hanno contribuito a ridurre i sintomi di ansia.
Più in particolare, tra gli studi che hanno utilizzato i probiotici nei loro interventi, il 36% ha concluso che la strategia era efficace. Tra gli studi che non hanno utilizzato i probiotici, 6 su 7 hanno suggerito che gli interventi hanno aiutato ad alleviare l’ansia.

Questo, dicono, potrebbe essere dovuto al fatto che interventi come la regolazione della propria dieta quotidiana potrebbero contribuire maggiormente alla regolazione del microbioma offrendo diverse fonti di energia ai batteri che popolano l’intestino.

“La fonte di energia della crescita del microbiota intestinale è principalmente il cibo”, spiegano gli autori dello studio. “La regolazione del microbiota intestinale attraverso la modulazione della struttura alimentare può modificare direttamente la struttura di approvvigionamento energetico del microbiota intestinale e questo gioca un ruolo decisivo nella crescita del microbiota intestinale, quindi l’effetto è ovvio.”

 

Dott. Roberto Cavaliere

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ANSIA E INTELLIGENZA

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Il legame tra ansia ed intelligenze risiede nella capacità di riuscire a intuire le possibili conseguenze negative delle situazioni e delle proprie azioni. Chi è più intelligente si preoccupa maggiormente del futuro, anche perché tende anche a rielaborare pensieri e accadimenti passati. Tuttavia, secondo quanto indicano Alisa Williams della School Psychology dell’University of Maryland e Pauline Prince dell’Anne Arundel County Public Schools di Annapolis, in un articolo pubblicato sulla rivista Applied Neuropsychology Child , alla fine l’ansia forse aiuta sì a prevedere il futuro, ma incide negativamente sui compiti da eseguire.

Questa connessione è stata indagata da ricerche condotte in diverse parti del mondo. Molto originale quella realizzata da due psicologi, Tsachi Ein-Dor e Orgad Tal, della School of Psychology dell’Interdisciplinary Center Herzliya in Israele: a un gruppo di studenti, selezionati perché avevano livelli di quoziente intellettivo differente gli uni dagli altri, è stato chiesto di valutare alcune opere d’arte presentate sul monitor di un computer all’interno di una stanza in cui erano stati lasciati soli. Ma si trattava di un falso compito. In realtà, dopo aver visionato le prime opere, sullo schermo è comparso un allarme che segnalava la presenza nel computer dell’università di un virus che avrebbe presto fatto danni irreparabili. I ragazzi sono stati osservati mentre uscivano dalla stanza alla ricerca di qualcuno che potesse dare loro un supporto informatico, ma lungo il percorso sono stati fermati da alcuni «ostacoli», in realtà complici dei ricercatori, come un compagno che chiedeva di riempire dei moduli, o un altro che faceva cadere pacchi di fogli nel corridoio, intralciando il loro cammino. A quel punto i comportamenti si sono differenziati: gli studenti con quozienti intellettivi meno elevati si sono lasciati distrarre, mentre quelli più intelligenti hanno risposto con un’ansia crescente e la determinazione a raggiungere al più presto il supporto informatico. Erano più ansiosi perché nella loro mente intravedevano le possibili conseguenze negative causate dal computer infettato.

In un’altra ricerca, realizzata dagli stessi psicologi i ragazzi più intelligenti sono risultati anche quelli che più precocemente si allarmavano per la presenza nelle loro stanze di odori potenzialmente pericolosi, come quello di fumo. Risultati convergenti vengono da una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Personality and Individual Differences . Oltre cento studenti canadesi sono stati sottoposti a indagini psicologiche che esploravano il loro livello di ansia, messo poi a confronto con i risultati dei test di quoziente intellettivo. Anche in questo caso, la correlazione è stata netta, soprattutto per quanto riguarda un certo tipo di intelligenza, quella linguistico-verbale, ossia l’abilità di comprendere le parole e di esprimersi verbalmente o di giocare con le parole. Sono proprio tali abilità che portano queste persone a immaginare ed esplorare spontaneamente le possibili conseguenze di situazioni e comportamenti, arrivando a realizzare una condizione di «ruminazione» mentale che è una delle caratteristiche dell’ansia. Ed è proprio grazie a tali ruminazioni che si riesce a stare lontano dai pericoli, ma pagando il prezzo di vedere rischi laddove non ci sono. Secondo quanto riportato da Alisa Williams e Pauline Prince nel loro articolo, gli individui ansiosi, pur essendo spesso più intelligenti, finiscono poi per avere in pratica prestazioni meno brillanti di quanto potrebbero realizzare. «Quando sono sotto pressione nello svolgere un compito, la loro intelligenza fluida risulta ridotta» dicono le due psicologhe, «probabilmente perché la memoria di lavoro è monopolizzata dai pensieri ansiosi, come le preoccupazioni e la ruminazione, elementi caratteristici dell’ansia, che comportano un eccessivo soffermarsi su immagini e pensieri negativi, collegati al timore di fallire. Così queste persone non riescono del tutto a mettere la loro intelligenza e i loro pensieri al servizio del compito che dovrebbero svolgere».

I MANUALI DI AUTO-AIUTO IN PSICOLOGIA NON SONO UTILI

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Il ‘self help’, la psicologia ‘fai-da-te’ che dilaga tra gli scaffali delle librerie, sta diventando come una droga, una dipendenza che dà solo l’illusione di migliorarci e di poter fare ciò che si vuole, portando a una condizione di inadeguatezza e sconforto, causa di stress e depressione. Lo spiega in un’intervista all’ANSA Svend Brinkmann, dell’università danese di Aalborg e autore di ‘Contro il self help – come resistere alla mania di migliorarsi’ (Raffaello Cortina Editore).
“La nostra cultura – spiega – chiede il continuo migliorarsi, non importa quanto sei in gamba, non lo sarai mai abbastanza; ciò crea una mentalità depressiva, infatti chi soffre di depressione ha questa idea di non essere all’altezza”.
La regola numero uno oggi è ‘devi stare al passo’, ma il ritmo è troppo accelerato e finisce per generare una sensazione di alienazione rispetto a quel che facciamo. “Le moderne epidemie di depressione e burn out – spiega – ne sono il risultato”.
“Il problema del self-help – continua Brinkmann – è che fa promesse illusorie di felicità e successo seguendo pochi semplici passi, come se l’individuo potesse controllare tutto e se la felicità fosse una scelta, quindi se sei infelice è solo colpa tua. Il self help è come una droga: compriamo un libro di auto-aiuto che dà l’illusione momentanea di funzionare, ma poi ce ne serve un altro e poi ancora, come accade a un tossicodipendente. La ragione per cui sugli scaffali delle librerie abbiamo tanti libri di self-help è probabilmente che nessuno funziona veramente. Bisogna combattere l’illusione di potersi auto-migliorare venduta senza la minima traccia di evidenza scientifica”.
“Accettare i propri limiti e rifiutare il positivismo a tutti i costi aiuta ad apprezzare di più la propria vita, conclude, scegliete un romanzo piuttosto che un libro di self help; i romanzi ti aiutano a vedere la vita umana nella sua complessità e l’impossibilità di controllarla”.(ANSA).

Dott. Roberto Cavaliere

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L’ANSIA SAREBBE EREDITARIA

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L’Università del Wisconsin, dopo aver osservato il cervello di 400 primati, attribuisce la ‘colpa’ della maggior parte delle apprensioni e delle preoccupazioni ai geni

Le persone particolarmente ansiose lo hanno a lungo sospettato, ma ora la conferma arriva anche dalla scienza: l’ansia sarebbe ereditaria. Secondo una ricerca condotta dall’Università del Wisconsin a Madison, negli Usa, dunque, la ‘colpa’ della maggior parte delle apprensioni e delle preoccupazioni sarebbe scritta nei geni. Attraverso uno studio, effettuato osservando il cervello di centinaia di scimmie, infatti, è stata identificata la regione del cervello che ne causerebbe i sintomi. Un’area che si trasmette dai genitori ai figli.

L’amigdala crea apprensione nei primati
Basandosi su risultati raccolti da ricerche precedenti, il Dottor Ned Kalin e la sua squadra di ricercatori hanno osservato gli effetti causati dagli stati di ansia, analizzando il cervello di quasi 400 primati. Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista JNeurosci, si è concentrato sull’inibizione comportamentale e sui temperamenti ansiosi che appaiono già in giovane età. Il dott. Kalin e il suo team sono così riusciti a individuare le reti cerebrali che ricoprono un ruolo fondamentale nella manifestazione di un comportamento eccessivamente ansioso.
Facendo ricorso a una scansione a risonanza magnetica, è emerso come le scimmie con livelli più elevati di ansia avessero anche una maggiore attività in una precisa area del cervello: l’amigdala. Questa si divide in due parti, il nucleo centrale (Ce) e il vicino nucleo del letto dello stria terminale (BST). In altre parole, la quantità di attività in queste due aree è in grado di determinare quanto ansioso potrà essere un soggetto.
I giovani primati sono stati valutati al loro livello di ansia naturale. Esponendoli a un fattore stressante, rappresentato dalla presenza di un intruso umano, questi hanno reagito in maniera assai differente: quelli più ansiosi sono rimasti quasi immobilizzati davanti al pericolo.

I primati scelti per l’esperimento erano tutti legati da una sorta di grado di parentela. Questo ha permesso ai ricercatori di calcolare quanto il manifestarsi di stati d’ansia sia ereditario e quanto si abbini o meno al cambiamento dell’attività cerebrale. Come spiegato dagli stessi autori, i livelli di connettività tra Ce e BST sono fortemente ereditabili: “Le analisi hanno dimostrato che la connettività funzionale Ce-BST e il temperamento ansioso sono trasmessi insieme all’albero genealogico”.
Si tratta dunque di una scoperta assai interessante anche in prospettiva futura. Poiché l’ansia nell’infanzia è in grado di predire la salute mentale in età avanzata, capire come si sviluppi potrebbe impedire che quest’ultima peggiori ulteriormente nel corso del tempo.

Ciò non toglie che anche se è provata un origine ereditaria dell’ansia, i fattori ambientali possono ridurre o amplificare l’influenza dell’ereditarietà e le varie forme di psicoterapie che curano l’ansia si muovono in tale direzione.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

NON COMBATTERE I PENSIERI NEGATIVI

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NON COMBATTERE I PENSIERI NEGATIVI…
non tentare di allontanarli, respingerli ottieni solo di rinforzarli e moltiplicarli.
Lasciali fluire. concentrati su te stesso, e vedrai che, come degli ospiti indesiderati, se ne andranno e riacquisterai la tua serenità.

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Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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