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L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI

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“Nei sogni la vita di tutti i giorni, con le sue fatiche ed i suoi piaceri, con le sue gioie ed i suoi dolori, non si ripete mai; al contrario, i sogni hanno lo scopo di liberarcene. Anche quando tutta la nostra mente è presa da qualcosa, quando siamo abbattuti da qualche profondo dispiacere, o quando tutto il nostro potenziale intellettivo è assorbito da qualche problema, il sogno non farà altro che entrare nella tonalità del nostro umore e rappresentare la realtà in simboli.”

“I sogni ci rammentano continuamente cose a cui abbiamo cessato di pensare e che da lungo tempo hanno perso importanza per noi.”
SIGMUND FREUD
video tratto dal film IO TI SALVERO’ di Hitchckok

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

PER ALLEVIARE IL DOLORE DIVENTA UN LAGO

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Un giorno un ragazzo molto infelice si recò da un saggio maestro e gli raccontò della sua triste vita, chiedendo una soluzione. Il maestro lo ascoltò a lungo senza interromperlo, poi disse al ragazzo di mettere un pugno di sale in un bicchiere e di berlo.

“Che sapore ha?” chiese il maestro.

“Terribile.” esclamò il ragazzo.

Il maestro sorrise e chiese al ragazzo di prendere un’altra manciata di sale e di gettarla nel lago. I due camminarono in silenzio fino al lago poco lontano e quando il giovane gettò la manciata di sale nel lago il maestro disse:

“Adesso bevi l’acqua.”

E come il giovane bevve, il maestro chiese:

“Che sapore ha?”

“E’ buonissima.” esclamò il ragazzo.

“Riesci a sentire il sale?” chiese il maestro.

“No, per niente.” rispose il giovane.

Il maestro si sedette a fianco del giovane infelice, prese le sue mani e disse:

“Il dolore della nostra vita è come un pugno di sale; niente di più, niente di meno. La quantità di dolore nella nostra vita rimane sempre la stessa. Ma il sapore del nostro dolore dipende dal contenitore in cui lo poniamo. Quindi quando soffriamo, l’unica cosa che possiamo fare è di ampliare la nostra percezione delle cose. Smetti di essere un bicchiere, diventa un lago.”
Autore Sconosciuto

Dott. Roberto Cavaliere

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RIFLESSIONI TERAPEUTICHE DI JUNG

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Di seguito una serie di brevi riflessioni, tratte dagli scritti di Carl Gustav Jung, utili ad approfondire la nostra conoscenza della psiche umana.

1) “Non aggrapparti a qualcuno che se ne va, altrimenti non sarà possibile incontrare chi sta per arrivare”.

2) “Tutto ciò che ci infastidisce negli altri può portare ad una maggiore comprensione di noi stessi”.

3) “L’incontro tra due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche: se c’è qualche reazione, entrambe si trasformano”.

4) “Lodare e predicare la luce non serve a nulla, se non c’è nessuno che possa vederla. Sarebbe invece necessario insegnare all’uomo l’arte di vedere”.

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5) “Conoscere le nostre paure è il metodo migliore per occuparci delle paure degli altri”.

6) “Se sei una persona di talento, questo non significa che hai vinto qualcosa. Significa che hai qualcosa da offrire”.

7) “Gli errori sono, dopotutto, il fondamento della verità. Se un uomo non sa cosa sia un determinato oggetto, sarà pronto ad aumentare la propria conoscenza”.

8) “La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all’esterno, sogna. Chi guarda all’interno, apre gli occhi”.

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9) “La gente farebbe qualsiasi cosa, non importa quanto sia assurda, per evitare di guardare la propria anima”.

10) “La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno ma dall’incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili”.

11) “La depressione è una signora vestita di nero che bisogna far sedere alla propria tavola ed ascoltare”.

12) “Un uomo che non è passato attraverso l’inferno delle proprie passioni, non potrà mai superarle”.

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13) “La vostra percezione sarà chiara solo quando potrete guardare dentro la vostra anima”.

14) “Il pendolo della mente oscilla tra senso e non senso, non tra giusto e sbagliato”.

15) “Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario e l’amicizia fiorisce soltanto quando un individuo è memore della propria individualità e non si identifica più negli altri”.

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16) “Un sogno è una porta nascosta nel santuario più profondo e più intimo dell’anima”.

17) “Pensiamo di conoscere totalmente noi stessi. Tuttavia, un amico può facilmente rivelarci qualcosa su di noi di cui non abbiamo assolutamente idea”. (Carl Gustav Jung)

18) “Non sono quello che mi è successo, sono quello che ho scelto di essere”.

19) “È un peccato che noi teniamo conto delle lezioni della vita soltanto quando non ci servono più a niente”.

20) “Pensare è molto difficile. Per questo la maggior parte della gente giudica. La riflessione richiede tempo, perciò chi riflette già per questo non ha modo di esprimere continuamente giudizi”.

Dott. Roberto Cavaliere

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OGNUNO E’ RESPONSABILE DELLA SUA VITA

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Mia madre aveva un sacco di problemi. Non dormiva, si sentiva esausta, era irritabile, scontrosa e acida. Sempre malata, finché un giorno, all’improvviso, lei cambiò.

La situazione era uguale, ma lei era diversa.

Un giorno, mio padre le disse:
– tesoro, sono tre mesi che cerco lavoro e non ho trovato niente, vado a prendermi un po’ di birre con gli amici.
Mia madre gli rispose:
– va bene.

Mio fratello le disse:
– mamma, vado male in tutte le materie dell’università…
Mia madre gli rispose:
– ok, ti riprenderai, e se non lo fai, allora ripeterai il semestre, ma tu pagherai le tasse.

Mia sorella le disse:
– mamma, ho urtato la macchina.
Mia madre le rispose:
– va bene figlia, portala in officina, cerca come pagare e mentre la riparano, muoviti in autobus o in metropolitana.

Sua nuora le disse:
– suocera, verrò a stare qualche mese con voi.
Mia madre le rispose:
– va bene, siediti sul divano e cerca delle coperte nell’armadio.

Tutti a casa di mia madre ci siamo riuniti, preoccupati di vedere queste reazioni. Sospettavamo che fosse andata dal dottore e che le prescrivesse delle pillole di ” me ne frega un cavolo” da 1000 mg… Probabilmente sarebbe andata in overdose.

Abbiamo proposto di aiutare mia madre per allontanarla da ogni possibile dipendenza da qualche farmaco anti-Ira.
Ma la sorpresa è stata quando ci siamo riuniti tutti intorno e mia madre ci ha spiegato:

” mi ci è voluto molto tempo per capire che ognuno è responsabile della sua vita, mi ci sono voluti anni per scoprire che la mia angoscia, la mia mortificazione, la mia depressione, il mio coraggio, la mia insonnia e il mio stress, non risolvevano i suoi problemi.
Io non sono responsabile delle azioni altrui, ma sono responsabile delle reazioni che ho espresso.
Sono quindi giunta alla conclusione che il mio dovere per me stessa è mantenere la calma e lasciare che ognuno risolva ciò che gli spetta.

Ho seguito corsi di yoga, di meditazione, di miracoli, di sviluppo umano, di igiene mentale, di vibrazione e di programmazione neurolinguistica, e in tutti loro, ho trovato un comune denominatore: alla fine tutti conducono allo stesso punto.

E io posso solo avere un’interferenza su me stessa, voi avete tutte le risorse necessarie per risolvere le vostre vite. Io posso darvi il mio consiglio solo se me lo chiedete e voi potete seguirlo o no.

Quindi, da oggi in poi, io smetto di essere: il ricettacolo delle sue responsabilità, il sacco delle sue colpe, la lavandaia dei suoi rimpianti, l’avvocato dei suoi errori, il muro dei suoi lamenti, la depositaria dei suoi doveri, chi Risolve i vostri problemi o il vostro cerchio di ricambio per soddisfare le vostre responsabilità.
D’ ora in poi vi dichiaro tutti adulti indipendenti e autosufficienti.

Da quel giorno la famiglia ha iniziato a funzionare meglio, perché tutti in casa sanno esattamente cosa spetta a loro fare.

Autore:
Una donna felice!!!

Dott. Roberto Cavaliere

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LA METAFORA DELLA CARROZZA

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Il filosofo Gurdjieff paragona l’essere umano ad un veicolo destinato al trasporto di un passeggero e composto da carrozza, cavallo e cocchiere.
La carrozza è il corpo fisico, i cavalli le emozioni, il cocchiere la mente, e infine il passeggero la coscienza l’anima o l’io superiore.
Naturalmente i cavalli, così come le emozioni, vanno controllate, altrimenti la carrozza verrà trascinata a caso senza alcuna meta. Per fare questo esiste il Cocchiere, che rappresenta la nostra mente razionale, e guida i cavalli lungo la retta via. Ma nemmeno il cocchiere, seppure molto bravo a condurre la carrozza, sa esattamente dove andare.
Chi conosce la meta? L’unico a sapere veramente dove andare è il Passeggero della carrozza, che rappresenta il nostro Vero Sè, ed è l’unico che può indicare la strada.
La metafora si sposa perfettamente con la realtà, basti pensare a come i vari elementi sono collegati: i cavalli sono legati alla carrozza tramite delle staffe rigide, che quindi rendono la carrozza (il nostro corpo) estremamente sensibile al movimento dei cavalli (le emozioni).
Il cocchiere (la mente) comanda i cavalli con le redini, che non sono rigide, quindi il controllo delle emozioni non è sempre così ferreo ed efficace. Ci vuole molta dimestichezza e concentrazione per tenere a bada i cavalli.
Il grande problema è che il cocchiere riceve gli ordini dal passeggero solo attraverso la voce, che è un collegamento molto labile e soggetto ad interferenze. E’ esattamente quello che succede: di solito la nostra mente agisce da sola senza ascoltare il proprio Vero Sè (la voce del cuore), confusa dal rumore di fondo rappresentato nella metafora dal frastuono causato dalle ruote e dagli zoccoli sul terreno, e nella realtà dai pensieri compulsivi e incontrollati che affollano continuamente la nostra mente.
Siamo come una carrozza senza il Passeggero, lasciata a se stessa, in balia delle emozioni e di una mente incapace di controllarla, frastornata com’è dal rumore continuo dei pensieri compulsivi.

George Ivanovic Gurdjieff paragona la condizione dell’uomo a quella del sonno: “La condizione fondamentale dell’uomo è il sonno; l’uomo è addormentato, la sua coscienza è ipnotizzata, confusa; egli non sa chi è, non sa perché agisce, è una specie di macchina, un automa, cui tutto “succede”; non ha il minimo controllo sui propri pensieri, sulle proprie emozioni, sulla propria immaginazione, sulla propria attenzione; crede di amare, di desiderare, di odiare, di volere, ma non conosce mai le vere motivazioni di questi impulsi che compaiono e scompaiono come meteore; dice “io sono”, “io faccio”, “io voglio”, credendo di avere davvero un ego unitario, mentre è frammentario in una moltitudine di centri che di volta in volta lo dominano; si illude di avere coscienza di sé, ma non può svegliarsi da sé, può soltanto sognare di svegliarsi; pensa di poter governare la propria vita, ma è una marionetta diretta da forze che ignora; trascorre l’intera esistenza nel sonno e muore nel sonno; passa tutto il tempo in un mondo soggettivo cui non può sfuggire; non è in grado di distinguere il reale dall’immaginario; spreca le proprie energie a inseguire cose superflue; e solo qualche volta si rende conto che non è soddisfatto, che la vita gli sfugge, che sta sciupando l’occasione che gli è stata offerta.”

Dott. Roberto Cavaliere

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LA VITA DI UN TERAPEUTA

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Riporto questo significativo brano sulla vita di un terapeuta tratto dal libro “Il dono della terapia” di Y. D. Yalom edito da Neri Pozza Editore
(in foto Salone-Studio del dottor Cavaliere)

“La vita di un terapeuta è una vita di servizio in cui ogni giorno trascendiamo i nostri desideri personali e volgiamo lo sguardo alle necessità e alla crescita dell’altro. Traiamo non solo piacere dalla crescita del nostro paziente, ma anche dall’effetto domino o reazione a catena – l’influenza salutare che i nostri pazienti hanno su coloro con cui vengono a contatto nella vita.
Questo è un privilegio straordinario.
È anche una soddisfazione straordinaria.
Noi siamo depositari di segreti. Ogni giorno i pazienti ci offrono i loro, spesso mai condivisi prima. Ricevere tali segreti è un privilegio garantito a pochi. I segreti forniscono una visione dietro le quinte della condivisione umana senza fronzoli sociali, giochi di ruolo, vanterie o recitazioni. Qualche volta i segreti mi colpiscono così profondamente che vado a casa, abbraccio mia moglie ed enumero le mie fortune. Altri segreti mi pulsano dentro e fanno sorgere i miei propri ricordi e impulsi di fuga, dimenticati da tempo. Altri ancora mi rendono triste, come quando sono testimone di come una vita intera possa consumarsi nella vergogna e nell’incapacità di perdonarsi.”

“La terapia non dovrebbe essere guidata dalla teoria, ma dalla relazione.”

“Guardate dal finestrino dell’altro. Cercate di vedere il mondo  come lo vede il vostro paziente.” 

“Una accresciuta sensibilità per i problemi esistenziali influenza profondamente la natura della relazione tra il terapeuta e il paziente.”

Dott. Roberto Cavaliere

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PERCHE’ SI HA BISOGNO DELLA PSICOTERAPIA

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Questa poesia del poeta spagnolo Marwan esplicita bene quali sono quei disagi personali ed esistenziali che conducono al bisogno di effettuare una psicoterapia.

«Ho bisogno di psicoterapia perché ho cominciato a guardare solo fuori.

Ho bisogno di psicoterapia perché cadere otto volte nello stesso piccolo abisso
non può mai essere casualità bensì causalità.

Ho bisogno di psicoterapia perché il mondo è un abito
che ultimamente mi sta straordinariamente male,
perché il mondo è un abito e, chissà,
un divano forse è il camerino giusto.

Ho bisogno di psicoterapia perché cerco nel piacere
un modo per riempire tutti i vuoti che ho nell’anima
e voglio conoscere questi vuoti per riempirli
con parole di amor proprio, con carezze a me stesso.

Ho bisogno di psicoterapia perché la mia voglia di divorare il mondo
è finita quando ho sentito che il mondo si impegnava a divorare me
e qui non c’è retorica, qui c’è qualcuno che deve imparare
che vivere non è essere pranzo né commensale
e non si può sperare che sia il mondo a impararlo.

Ho bisogno di psicoterapia perché vedo cose
e non è bello vedere in te quello
che tanto ti infastidisce vedere negli altri,
perché a volte sento che nessuno fa parte di me.

Ho bisogno di psicoterapia perché sono un uomo normale
che lavora più del normale, per brillare più del normale,
com’è normale in questo sistema e mi sto rendendo conto
che il normale non ha niente a che vedere con il naturale.

Ho bisogno di psicoterapia perché gli anni mi hanno reso odiosamente responsabile
e crescere non deve consistere solo nel viaggiare verso il paese delle responsabilità.
Deve consistere anche nel vivere in pace con le tue ferite,
in pace con il tuo passato, in pace con le persone.

Ho bisogno di psicoterapia perché pensavo di aver già cancellato tutto
ma la vita ti consegna i problemi pezzo a pezzo
e ha sempre un altro regalo pronto per essere aperto,
per farti crescere ancora un po’.

Ho bisogno di psicoterapia perché ultimamente non ho saputo aprire questi regali.

Per tutte queste ragioni so di aver bisogno di psicoterapia
e sono già al lavoro, in cerca di uno psicologo.»

http://marwanblog.blogspot.it/2013/12/psicoterapia.html

tratta dal libro di Marwan – Tutti i miei futuri sono con te edito da Giunti

Dott. Roberto Cavaliere

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LA PSICOTERAPIA CONTRO L’INSONNIA

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Succede di notte: a riposo, e in assenza di luce naturale, si modificano tutti i parametri vitali e le cellule del corpo si rigenerano. Intanto il cervello memorizza e «dimentica in maniera intelligente», come sintetizzano diversi studi recenti, in particolare quello della University of Wisconsin School of Medicine. In pratica, fa piazza pulita delle informazioni superflue per ricominciare il giorno dopo, fresco e “resettato” correttamente. Accade fisiologicamente, in modo spontaneo. Ma non in tutti. Non nelle file di quell’esercito di persone (12 milioni solo nel nostro Paese secondo l’Associazione Italiana Medicina del Sonno) che nel mondo soffrono di forme di insonnia. Per loro, addormentarsi o mantenere un sonno continuo e ristoratore tutte le notti è una conquista, raggiunta spesso con l’ausilio di ipnotici (farmaci che agiscono selettivamente sui recettori del sonno) o di benzodiazepine (attive su diversi neurotrasmettitori coinvolti nell’ansia e nell’insonnia). 
il fattore psiche gioca un ruolo fondamentale nei disturbi del sonno. «È noto che comuni disagi psicologici contingenti, come lo stress, possono momentaneamente peggiorare la qualità del sonno. Le preoccupazioni per la perdita del suo controllo, insieme alla paura delle conseguenze del non dormire bene, alimentano invece un circolo vizioso che contribuisce a cronicizzare l’insonnia», spiega Alessandra Devoto, psicologa accreditata dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno e docente a contratto dell’Università Sapienza di Roma. Senza dimenticare che esiste una correlazione tra l’insonnia e i disturbi affettivi (come la depressione maggiore e i disturbi bipolari) e quelli d’ansia. «Spesso si tratta di problemi concomitanti, che non hanno un chiaro rapporto causa-effetto. Ma, come evidenziato da alcuni studi, chi soffre di disturbi del sonno ha una probabilità 4 volte maggiore di sviluppare la depressione e il doppio di avere problemi d’ansia. Per questo, l’insonnia cronica può essere considerata anche un fattore di rischio per lo sviluppo di potenziali problemi psicologici», osserva Devoto. Non a caso, le benzodiazepine sono prescritte sia per curare l’insonnia sia i disturbi d’ansia. «Negli ultimi tempi, anche un farmaco utilizzato per la depressione stagionale, l’agomelatina, si è rivelato utile per certe forme d’insonnia, in particolare quelle caratterizzateda risvegli precoci, verso le 3, 4 del mattino», osserva Nobili.
L’agomelatina è una molecola che agisce legandosi ai recettori cerebrali della melatonina, l’ormone secreto dall’organismo a partire dalle 10 di sera, in assenza di luce, e che regola i ritmi sonno veglia. In pratica, ne rinforza l’azione. Ma anche come molecola attiva, la melatonina sta conquistando un’attenzione sempre maggiore, sia perché in alcuni soggetti migliora la qualità del sonno, sia perché, più in generale, lo regola. E non è più solo un rimedio proposto per contrastare la sindrome da jet-lag, ma anche per chi non riesce a mantenere ritmi sonno-veglia regolari (giovani che fanno abitualmente le ore piccole; lavoro notturno; età avanzata). La novità: presto la melatonina non sarà più disponibile come prodotto da banco per dosaggi superiori a 1 mg, ma solo come farmaco, previa presentazione di ricetta. E non è una cattiva notizia: «Può così contare su una maggiore sicurezza ed efficacia, perché sottoposta a un iter di sperimentazione rigoroso, come quello previsto, appunto, per l’approvazione di un farmaco», osserva Nobili. Nonostante il paniere di molecole a disposizione, già relativamente “ricco”, è errato credere che i medicinali siano la soluzione a tutti i mali d’insonnia. «Mentre i farmaci sono generalmente indicati per quelle di breve durata (qualche settimana), il trattamento psicologico è d’elezione per le insonnie croniche, che durano almeno da qualche mese. Tuttavia, i due approcci non sono necessariamente alternativi, ma possono integrarsi e lavorare in sinergia secondo le necessità», spiega Devoto.
Ma come funziona, in sostanza, la terapia psicologica per l’insonnia? Si parte dalla fase di valutazione, con colloqui, test psicologici specifici e monitoraggio del sonno con strumenti di valutazione, come l’actigrafo (un semplice orologio da indossare al polso, che rileva vari parametri del ciclo sonno-veglia e l’attività motoria durante la notte). Fatta la diagnosi, si passa al cuore del trattamento, che è breve (da tre a 10-12 sedute di tipo cognitivo-comportamentale) e integra varie tecniche per rafforzare il sonno (“controllo degli stimoli”, metodi di rilassamento, regole di “igiene del sonno”), nonché alcune strategie che correggono atteggiamenti e idee errate. «Per esempio ritenere che servano almeno 8 ore di sonno per star bene a qualsiasi età», avverte Devoto. «È una falsa credenza, che può indurre a trascorrere a letto più tempo del necessario, coricarsi prima la sera e cercare di fare sonnellini diurni di recupero. Accorgimenti che peggiorano ulteriormente la qualità del sonno, fino a rendere sempre più difficile risolvere il problema in autonomia».
Morale: dopo le prime notti insonni, meglio non temporeggiare e chiedere l’aiuto di uno specialista per correggere le cattive abitudini ed evitare che l’insonnia diventi una compagna di vita. E iniziare subito a seguire semplici regole di “igiene del sonno”: mantenere le abitudini e seguire i rituali che ci fanno sentire bene e più rilassati prima di coricarci. Meglio evitare di fissare luci artificiali dopo le 21-22 (soprattutto iPad e cellulare) perché interferiscono con la sintesi della melatonina (che dà il via all’addormentamento), come ribadito da un recente studio pubblicato su Organizational Behavior and Human Decision Processes. Attenzione anche a porsi nelle condizioni ambientali più favorevoli, regolando il termostato intorno ai 18 gradi: «Temperature più alte tendono a diminuire le fasi di sonno lento e profondo, mentre quelle molto più basse possono rendere difficoltoso addormentarsi», conclude Nobili.

Dott. Roberto Cavaliere

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LA PSICOTERAPIA

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Per illustrare che cos’è la psicoterapia ci riferiamo a  Socrate che lo illustra nel dialogo di Platone, Alcibiade primo, in questi termini:


«SOCRATE. […] ci siamo trovati d’accordo che dobbiamo prenderci cura della psiche, e rivolgere ad essa la nostra attenzione. ALCIBIADE. È chiaro. SOCR. E che va lasciata agli altri la sollecitudine per il corpo ed il denaro. ALC. Certo. SOCR. In qual modo potremmo conoscere il più chiaramente possibile la nostra psiche? Giacché, con questa conoscenza, potremo evidentemente conoscere noi stessi. Per gli dèi! Comprendiamo bene quel giusto consiglio dell’iscrizione delfica {conosci te stesso] ricordata ora? ALC. Con quale intenzione lo dici, o Socrate? SOCR. Ti dirò cosa sospetto che questa iscrizione ci voglia realmente consigliare. Perché si dà il caso che ad intenderla non vi siano molti esempi di confronto, tranne quello solo della vista. ALC. Cosa vuoi dire con questo? SOCR. Rifletti anche tu. Se l’iscrizione consigliasse l’occhio, come consiglia l’uomo, dicendo: “guarda te stesso”, in che modo e cosa penseremmo che voglia consigliare? Non forse a guardare verso qualcosa guardando la quale l’occhio fosse in grado di vedere se stesso? ALC. Certo. SOCR. Ecco: indaghiamo quale oggetto c’è che a guardarlo possiamo vedere lui e noi stessi. ALC. È chiaro, Socrate, gli specchi e oggetti simili. SOCR. Esatto. Non c’è forse anche nell’occhio, con il quale vediamo, qualcosa dello stesso genere? ALC. Certo. SOCR. Hai osservato poi che a guardare qualcuno negli occhi si scorge il volto nell’occhio di chi sta di faccia, come in uno specchio, che noi chiamiamo pupilla, perché è quasi un’immagine di colui che la guarda. ALC. È vero. SOCR. Dunque se un occhio guarda un altro occhio e fissa la parte migliore dell’occhio con la quale anche vede, vedrà se stesso. ALC. Evidentemente. SOCR. Ma se l’occhio guarda un’altra parte del corpo umano o degli oggetti, ad eccezione di quella che ha simile natura, non vedrà se stesso. ALC. È vero. SOCR. Se allora un occhio vuol vedere se stesso, bisogna che fissi un occhio, e quella parte di questo in cui si trova la sua virtù visiva; e non è questa la vista? ALC. Sì. SOCR. Ora, caro Alcibiade, anche la psiche, se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare una psiche […]» (Platone, Alcibiade primo, XXVII 132c – XXVIII 133b).


Il concetto di cos’è la psicoterapia è in questo passaggio: “SOCR. Ora, caro Alcibiade, anche la psiche, se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare una psiche […]”

La psicoterapia è la cura dei disturbi psichici mediante appropriati procedimenti di rappresentazione ed azione, generalmente utilizzando lo strumento verbale ed in situazioni di relazione interpersonale. Suo scopo è quello di indurre, attraberso l’uso esclusivo o prevalente di mezzi psicologici, cambiamenti in meglio nei “vissuti” e nei comportamenti del paziente sofferente dei vari disturbi psichici con eziologia e patogenesi d’ordine psicologico.

Circa la finalità del “provocare un miglioramento” si possono avere due diversi livelli. Si può cercare di ottenere una modifica di particolari settori del comportamento, in modo tale da eliminare il singolo sintomo e conseguentemente il senso di disagio associato. O si può andare più in “profonndità” e proporsi come scopo una rsitrutturazione globale della persona, la quale, modificata internamente, si modifica anche nei suoi rapporti con l’esterno, sia nel senso di correggere illusioni o deformazioni che ha della realtà esterna, sia nel senso di adattare la realtà esterna alla propria persona.

Varie sono le forme di psicoterapia e variano in base a diversi fattori che possono essere: modalità del rapporto interpersonale, tipo di comunicazione, ruolo del terapista, oggetto della terapia, individuali o di gruppo. E adesso passeremo ad una disamina delle principali forme di psicoterapia, che possono essere sia individuali che di gruppo, in base ai vari fattori elencati, rimandando per approfondimenti alle singole pagine.

LA TERAPIA PSICANALITICA

E’ la prima forma di psicoterapia che è nata per opera di S.Freud (rimandiamo all’apposita pagina su di lui). Scopo di questa terapia come diceva lo stesso Freud “è rendere conscio l’inconscio”, ed è appunto l’indagare le motivazioni inconscie delle’esperienze e dei comportamenti attraverso l’uso delle libere associazioni verbali, dell’interpretazioni dei sogni e delle fantasie, l’analisi delle “resistenze” e dei “transfert”..

LA TERAPIA FAMILIARE (o sistemico-relazionale)

In questa forma di psicoterapia viene trattato l’intero sistema relazionale familiare del paziente perchè la causa del suo malessere è da ricercare nell’intera famiglia che è a sua volta disturbata o disfunzionale. In questo caso il paziente è portatore di un sintomo che è un “sintomo della famiglia” ed il lavoro del terapeuta è orientato a ridefinire l’intero sistema familiare e le sue realazioni. Le sedute sono prevalentemente di gruppo.

LA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Questa forma di psicoterapia si occupa solo del comportamento manifersto e ha il fine di eliminare il sintomo. Tale forma di psicoterapia si serve della conoscenza e della utilizzazione di specifici processi psichici dette “leggi dell’apprendimento” e non è esente dagli effetti del contatto profondo che si stabilisce fra paziente e terapista.

Dott. Roberto Cavaliere

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LE IDEE IRRAZIONALI SECONDO ELLIS

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Albert Ellis è stato uno degli psicologi fondatori del cognitivismo. Iniziò a sviluppare la sua terapia nel 1962 e la chiamò “Terapia razionale emotiva”. Ellis credeva che buona parte dei problemi di natura psicologica dipendesse dalle idee irrazionali. 

Carta delle idee irrazionali di base di Ellis
1) io devo sempre essere amato, approvato, stimato da tutte le persone per me significative.
2) devo mostrarmi sempre competente ed adeguato in tutto ciò che faccio.
3) le cose devono andare in modo che io possa ottenere tutto quello che voglio subito e senza fatica, altrimenti il mondo è uno schifo e la vita non è degna di essere vissuta.
4) gli altri devono trattare tutti in modo corretto, e se si comportano in modo ingiusto o immorale, allora sono delle carogne e meritano di essere severamente puniti. Devono scontarla in un modo o on un altro.
5) Se temo che possa accadere qualcosa di pericoloso o dannoso, allora devo pensarci continuamente, ed è giusto che sia agitato e sconvolto al pensiero delle eventuali conseguenze per poterle controllare meglio.
6) Devo trovare soluzioni perfette ai miei problemi o a quelli altrui, altrimenti chissà cosa può succedere.
7) La causa delle mie emozioni e dei miei sentimenti è sempre esterna, per cui posso fare ben poco per controllarli, per superare la depressione, l’ansia, il rancore …
8) Il mio passato è la vera causa dei miei attuali problemi: se qualcosa nel passato ha influito pesantemente sulla mia vita, questo ormai condiziona irrimediabilmente tutti i miei sentimenti e comportamenti attuali.
9) Ho bisogno di starmene tranquillo, senza responsabilità, sforzi, disciplina o autocontrollo.
10) Devo sempre essere perfettamente a mio agio e senza sofferenze di nessun genere.
11) Potrei impazzire e questo sarebbe davvero terribile!
12) Mi considero debole, incapace, inadeguato, quindi ho bisogno di dipendere dagli altri e da qualcuno in particolare.

Queste idee irrazionali di base contengono tre nozioni fondamentali a cui ogni individuo fa appello dinanzi a se stesso, gli altri ed il mondo:

  1. Devo agire bene e devo ottenere l’approvazione per il mio modo di agire.
  2. Tutte le persone devono agire in modo gentile, rispettoso e giusto con me; se non lo fanno, sono spregevoli e cattive e devono essere puniti.
  3. Le condizioni vitali devono essere positive e facili affinché tutto possa andare esattamente come voglio senza troppo sforzo e fatica.

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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