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LA PSICOTERAPIA

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Per illustrare che cos’è la psicoterapia ci riferiamo a  Socrate che lo illustra nel dialogo di Platone, Alcibiade primo, in questi termini:


«SOCRATE. […] ci siamo trovati d’accordo che dobbiamo prenderci cura della psiche, e rivolgere ad essa la nostra attenzione. ALCIBIADE. È chiaro. SOCR. E che va lasciata agli altri la sollecitudine per il corpo ed il denaro. ALC. Certo. SOCR. In qual modo potremmo conoscere il più chiaramente possibile la nostra psiche? Giacché, con questa conoscenza, potremo evidentemente conoscere noi stessi. Per gli dèi! Comprendiamo bene quel giusto consiglio dell’iscrizione delfica {conosci te stesso] ricordata ora? ALC. Con quale intenzione lo dici, o Socrate? SOCR. Ti dirò cosa sospetto che questa iscrizione ci voglia realmente consigliare. Perché si dà il caso che ad intenderla non vi siano molti esempi di confronto, tranne quello solo della vista. ALC. Cosa vuoi dire con questo? SOCR. Rifletti anche tu. Se l’iscrizione consigliasse l’occhio, come consiglia l’uomo, dicendo: “guarda te stesso”, in che modo e cosa penseremmo che voglia consigliare? Non forse a guardare verso qualcosa guardando la quale l’occhio fosse in grado di vedere se stesso? ALC. Certo. SOCR. Ecco: indaghiamo quale oggetto c’è che a guardarlo possiamo vedere lui e noi stessi. ALC. È chiaro, Socrate, gli specchi e oggetti simili. SOCR. Esatto. Non c’è forse anche nell’occhio, con il quale vediamo, qualcosa dello stesso genere? ALC. Certo. SOCR. Hai osservato poi che a guardare qualcuno negli occhi si scorge il volto nell’occhio di chi sta di faccia, come in uno specchio, che noi chiamiamo pupilla, perché è quasi un’immagine di colui che la guarda. ALC. È vero. SOCR. Dunque se un occhio guarda un altro occhio e fissa la parte migliore dell’occhio con la quale anche vede, vedrà se stesso. ALC. Evidentemente. SOCR. Ma se l’occhio guarda un’altra parte del corpo umano o degli oggetti, ad eccezione di quella che ha simile natura, non vedrà se stesso. ALC. È vero. SOCR. Se allora un occhio vuol vedere se stesso, bisogna che fissi un occhio, e quella parte di questo in cui si trova la sua virtù visiva; e non è questa la vista? ALC. Sì. SOCR. Ora, caro Alcibiade, anche la psiche, se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare una psiche […]» (Platone, Alcibiade primo, XXVII 132c – XXVIII 133b).


Il concetto di cos’è la psicoterapia è in questo passaggio: “SOCR. Ora, caro Alcibiade, anche la psiche, se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare una psiche […]”

La psicoterapia è la cura dei disturbi psichici mediante appropriati procedimenti di rappresentazione ed azione, generalmente utilizzando lo strumento verbale ed in situazioni di relazione interpersonale. Suo scopo è quello di indurre, attraberso l’uso esclusivo o prevalente di mezzi psicologici, cambiamenti in meglio nei “vissuti” e nei comportamenti del paziente sofferente dei vari disturbi psichici con eziologia e patogenesi d’ordine psicologico.

Circa la finalità del “provocare un miglioramento” si possono avere due diversi livelli. Si può cercare di ottenere una modifica di particolari settori del comportamento, in modo tale da eliminare il singolo sintomo e conseguentemente il senso di disagio associato. O si può andare più in “profonndità” e proporsi come scopo una rsitrutturazione globale della persona, la quale, modificata internamente, si modifica anche nei suoi rapporti con l’esterno, sia nel senso di correggere illusioni o deformazioni che ha della realtà esterna, sia nel senso di adattare la realtà esterna alla propria persona.

Varie sono le forme di psicoterapia e variano in base a diversi fattori che possono essere: modalità del rapporto interpersonale, tipo di comunicazione, ruolo del terapista, oggetto della terapia, individuali o di gruppo. E adesso passeremo ad una disamina delle principali forme di psicoterapia, che possono essere sia individuali che di gruppo, in base ai vari fattori elencati, rimandando per approfondimenti alle singole pagine.

LA TERAPIA PSICANALITICA

E’ la prima forma di psicoterapia che è nata per opera di S.Freud (rimandiamo all’apposita pagina su di lui). Scopo di questa terapia come diceva lo stesso Freud “è rendere conscio l’inconscio”, ed è appunto l’indagare le motivazioni inconscie delle’esperienze e dei comportamenti attraverso l’uso delle libere associazioni verbali, dell’interpretazioni dei sogni e delle fantasie, l’analisi delle “resistenze” e dei “transfert”..

LA TERAPIA FAMILIARE (o sistemico-relazionale)

In questa forma di psicoterapia viene trattato l’intero sistema relazionale familiare del paziente perchè la causa del suo malessere è da ricercare nell’intera famiglia che è a sua volta disturbata o disfunzionale. In questo caso il paziente è portatore di un sintomo che è un “sintomo della famiglia” ed il lavoro del terapeuta è orientato a ridefinire l’intero sistema familiare e le sue realazioni. Le sedute sono prevalentemente di gruppo.

LA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Questa forma di psicoterapia si occupa solo del comportamento manifersto e ha il fine di eliminare il sintomo. Tale forma di psicoterapia si serve della conoscenza e della utilizzazione di specifici processi psichici dette “leggi dell’apprendimento” e non è esente dagli effetti del contatto profondo che si stabilisce fra paziente e terapista.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

TERAPIE PER LA DEPRESSIONE

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La terapia della depressione varia a seconda della gravità degli episodi depressivi. Nei casi più lievi può bastare la sola psicoterapia. Man mano che gli episodi depressivi aumentano e si aggravano diventa necessaria anche l’assunzione di farmaci. Se sono presenti idee di suicidio è necessario rivolgersi subito ad un professionista del settore. Accenneremo in questa pagina alla psicoterapia della depressione ed alle diverse metodologie psicoterapeutiche.

Psicoterapia della depressione

La psicoterapia è un trattamento utile ed efficace nel trattamento della depressione sia da sola che in associazione a terapie farmacologiche. La psicoterapia può essere utile quando:

  • Il soggetto ha risposto positivamente ad una precedente psicoterapia
  • E’ disponibile un terapeuta esperto ed addestrato
  • Ci sono controindicazioni mediche all’assunzione di farmaci
  • Il soggetto preferisce un trattamento psicoterapeutico ai farmaci e la sua depressione non è grave e non presenta sintomi psicotici.

Nella maggior parte dei casi le psicoterapie indicate per la depressione hanno come bersaglio i sintomi depressivi (terapie cognitive o comportamentali) o problemi interpersonali o psicosociali correlati alla depressione (terapia interpersonale), hanno efficacia pratica simile fra loro ed oltre il 50% dei soggetti trattati con la psicoterapia da sola stanno meglio.Tutte le psicoterapie di dimostrata efficacia sono: limitate nel tempo, focalizzate sui problemi attuali, hanno come obiettivo iniziale e principale la risoluzione dei sintomi piuttosto che un cambiamento della personalità.

Psicoterapia comportamentale.

La terapia comportamentale pone attenzione in particolare sul miglioramento delle abilità sociali e di quelle di comunicazione e sulla diminuzione delle esperienze di vita negative o spiacevoli. Un programma di terapia comportamentale prevede tecniche per cambiare i comportamenti e monitorare le attività quotidiane. Questi tipi di programma prevedono un aumento progressivo della difficoltà delle attività che il paziente deve compiere ed aiuta ad identificare soluzioni comportamentali alternative a modelli di comportamento controproducenti. In generale studi scientifici ben eseguiti e adeguatamente controllati hanno dimostrato l’efficacia della terapia comportamentale nel trattamento della depressione. Tuttavia spesso la terapia comportamentale non riceve l’attenzione che merita e alcuni clinici non riconoscono l’efficacia dei trattamenti basati sull’utilizzo esclusivo di tecniche comportamentali.

È stato dimostrato che depressioni poco gravi rispondono in modo positivo ad alcune tecniche di tipo comportamentale quali:

Pianificazione e registrazione di attività piacevoli.

Le persone depresse spesso si trovano a perdere interesse per l’ambiente che li circonda e per le diverse attività. In seguito a ciò interrompono tali attività e si ritirano a livello sociale. Questo comporta un duplice effetto: la persona non può più godere degli effetti antidepressivi legati al fatto di compiere delle attività e si priva altresì della possibilità di trarne godimento e di provare piacere. Inoltre, una persona socialmente isolata viene lasciata a se stessa a pensare alla propria infelicità, rinforzando in questo modo il proprio punto di vista riguardo alla situazione in cui si trova. L’elenco degli eventi piacevoli comprende una serie di attività: si tratta di elaborare una scheda giornaliera in base ad attività che precedentemente piacevano al soggetto e nel fare un programma per praticarle. Alcuni ricercatori hanno provato che questo esercizio svolto regolarmente è efficace per la risoluzione di una depressione leggera.L’attività fa sentire meglio e distrae dai problemi e pensieri negativi, l’attività è di stimolo a fare di più e più l’individuo fa più si sente meglio, inoltre l’attività migliora la capacità a pensare con chiarezza..Nonostante questi vantaggi risulta spesso molto difficile ai soggetti depressi aumentare i livelli di attività a causa dei loro pensieri pessimistici e negativi; essi possono pensare “non mi piacerà”, “è troppo difficile” ecc.Il coinvolgimento dei familiari può essere utile per superare queste difficoltà aiutando a pianificare le attività, ricordando il programma e dando incoraggiamento nonché partecipando alle attività stesse.

Problem solving strutturato

Gli individui depressi spesso fanno più fatica a concentrarsi e perciò anche la soluzione di piccoli problemi di vita può rivelarsi molto difficile. Spesso la depressione e la sensazione di essere senza speranza sono così gravi e persistenti che gli individui possono convincersi che non vi sia soluzione ai loro problemi, I soggetti che hanno questi vissuti sono fortemente a rischio di suicidio. Alcuni ricercatori hanno proposto un modello che correla lo stress ai comportamenti suicidari; questo modello suggerisce che gli individui incapaci di pensare in modo flessibile e di ricercare in modo efficace la soluzione dei problemi quando vanno incontro ad alti livelli di stress, sono incapaci di affrontare i problemi e facilmente si sentono senza speranza e pensano al suicidio come soluzione.

Lo scopo del Problem Solving consiste perciò nel fornire all’individuo un metodo sistematico ed efficace per affrontare e risolvere i problemi di vita quotidiana.

L’uso di questa tecnica non è riservato agli episodi di stress e depressione ma può essere utilizzato nella vita quotidiana aiutando a prevenire difficoltà e stress che potrebbero favorire nuovi episodi psicopatologici.

Numerose ricerche hanno dimostrato che il Problem Solving Strutturato è un trattamento efficace nei depressi e negli individui a rischio di suicidio. L’incremento dell’abilità nel risolvere i problemi ha dimostrato di ridurre la depressione, le sensazioni di solitudine e di disperazione e di aumentare la percezione di autocontrollo; tutti questi fattori sono correlati al rischio di suicidio e perciò cambiamenti positivi di questi aspetti possono ridurre il rischio di suicidio.

Il metodo “a sei-tappe ” del problem solving strutturato.

Il processo del problem solving prevede le seguenti fasi:

Identificazione del problema
Dare una chiara definizione del problema o dell’obiettivo che si vuole raggiungere è un passo di fondamentale importanza nel problem solving. La definizione del problema o dell’obiettivo aiuta a focalizzare il pensiero sul risultato concreto che si desidera ottenere ed a ridurre la possibilità di andare fuori strada. Inoltre definire in modo chiaro il problema o l’ obiettivo renderà più facile riconoscere quando esso sarà stato raggiunto o risolto.In questa tappa del problem solving vengono proposte alcune regole che aiuteranno a definire problemi e obiettivi:

Considerare soltanto un problema alla volta. Se durante una sessione di problem solving emergono altri problemi essi dovranno essere affrontati in una sessione successiva.

Evitare di cercare di risolvere il problema a livello di questo stadio iniziale: ciò ti potrebbe portare fuori strada.

Applicare i principi di pianificazione dell’obiettivo.

Generazione di soluzioni mediante brainstorming

Il brainstorming è un metodo mediante il quale gli individui propongono una svariata serie di soluzioni alternative al problema. Piuttosto che provare a pensare alla soluzione migliore o ideale l’individuo può elencare qualsiasi idea gli passi per la mente, incluse quelle che gli sembrano poco utili o addirittura assurde. Occorre incoraggiare i soggetti ad usare la propria immaginazione. Anche se una soluzione all’inizio può sembrare ridicola, l’idea può aiutare a trovare soluzioni migliori di quelle che appaiono più ovvie. In questa fase del problem solving le soluzioni non vengono discusse, ma vengono solo elencate.

Valutare le soluzioni.

Questa fase prevede una breve discussione dei vantaggi e degli svantaggi di ciascuna soluzione. Non è necessario scrivere ogni singolo punto, ma semplicemente scorrere velocemente la lista delle soluzioni prendendo nota dei punti di forza e di debolezza di ciascuna. Nessuna soluzione sarà perfetta poiché ogni buona idea avrà anche alcuni difetti, per esempio richiederà tempo o denaro o capacità che gli individui non hanno in quel momento. Inoltre anche le peggiori idee presenteranno comunque alcuni vantaggi. Per esempio possono essere facili da applicare, ma non risolvere realmente il problema nel lungo periodo.

Scegliere la soluzione ottimale

Lo scopo di questa fase consiste nello scegliere la soluzione o combinazione di soluzioni che risolveranno il problema o raggiungeranno l’obiettivo. Nella maggior parte dei casi è utile che l’individuo scelga una soluzione che possa essere facilmente messa in pratica anche se questa soluzione potrebbe non essere la soluzione ideale. È importante che gli individui possano iniziare a migliorare. Sebbene il problema possa non essere risolto immediatamente la soluzione può comunque aver fatto ottenere un risultato positivo e quello che si è imparato da questo primo tentativo può essere utile per la seconda occasione. Questo approccio è preferibile rispetto a scegliere una soluzione destinata a fallire perché chiaramente troppo ambiziosa.

Preparare un piano.

Preparare un dettagliato piano d’azione aumenta di molto la possibilità che il problema venga risolto. Anche se la soluzione prescelta è eccellente, essa non sarà di alcuna utilità se non viene messa in pratica. La più comune ragione di fallimento è la mancanza di un piano di azione. È perciò necessario che gli individui spendano un po’ di tempo per questa fase di pianificazione. È utile che il piano di esecuzione abbia risposto ad alcune domande di base:

  • L’individuo ha tutte le risorse necessarie (per esempio tempo, denaro, abilità) o può fare ricorso ad un aiuto esterno?
  • L’individuo ha ottenuto l’accordo a collaborare delle altre persone a cui è rivolto il piano?
  • Tutti quelli che sono coinvolti nel problem solving sanno esattamente che cosa devono fare e quando farlo?
  • Sono state prese in considerazione tutte le possibili difficoltà?
  • È stato previsto che cosa fare per affrontare le difficoltà previste?
  • Ci si è esercitati sulle parti più difficili del piano (per esempio fare le telefonate o preparare un discorso)?

Sono state riviste tutte le fasi del piano? Se il piano coinvolge molte persone è utile nominare un coordinatore che verifichi i progressi e le difficoltà e ricordi agli altri le cose che devono fare.

Questa parte del piano prevede che ciascuno abbia dato prima il suo accordo su cosa dovrà fare e sappia che gli verrà ricordato.

Verifica del piano.

Il problem solving è un processo continuo poiché spesso i problemi non vengono risolti né gli obiettivi raggiunti al primo tentativo. Non tutte le possibili difficoltà ed ostacoli possono venire previste e così verifiche periodiche sono necessarie per affrontare difficoltà inattese. Potrebbe essere necessario cambiare alcune cose da fare o altre dovranno essere aggiunte. È anche importante lodare tutti gli sforzi che sono stati fatti, ricompensare tutti coloro che sono stati coinvolti nel lavoro che è stato fatto facilita il fatto che il processo venga attuato e che i problemi vengano risolti in futuro.

Quando la cose non vanno come è stato previsto è utile:

  • Chiedersi che cosa è andato storto
  • Chiedersi che cosa è andato bene
  • Chiedersi quali strategie alternative potrebbero essere usate

Incoraggiare gli individui a riconoscere e ad esprimere il loro disappunto, ma non permettere che il disappunto si trasformi in una catastrofe

Le difficoltà sono generalmente dovute ad una inadeguata strategia di pianificazione piuttosto che a incapacità delle persone. Ciascuno fa il meglio che può fare.

Considerare ogni tentativo un successo parziale piuttosto che un fallimento

Considerare un successo parziale come un esercizio pratico e un’utile esperienza di apprendimento

Incoraggiare l’individuo a provare ancora il più presto possibile.

Psicoeducazione

Fornire informazioni sulle malattie mentali ai pazienti ed ai loro familiari è una caratteristica fondamentale di tutti i buoni programmi che si propongono di trattare in modo efficace un disturbo mentale .

Se i soggetti non conoscono il disturbo di cui soffrono ed i trattamenti per curarlo faranno molta fatica a seguire qualsiasi programma di trattamento e ad affrontare con successo il loro disturbo. L’educazione fornisce le conoscenze di base che aumentano le capacità dell’individuo di controllare il suo disturbo; questo aiuta a ridurre i sentimenti di disperazione e aumenta il senso di benessere.

In particolare sono importanti le seguenti informazioni:

  • La depressione è una malattia, non un segno di debolezza o di difetto del carattere.
  • Informazioni sulle cause e la prognosi del disturbo.
  • La guarigione è la regola e non l’eccezione.
  • Ci sono molti tipi di trattamento efficaci.
  • L’obiettivo del trattamento è stare bene.

I tassi di ricaduta sono abbastanza alti: il 50% dei soggetti che hanno avuto un episodio di depressione avranno un nuovo episodio, il 70% di chi ha avuto 2 episodi avrà un nuovo episodio e il 90% di chi ha avuto 3 episodi ne avrà un altro.

Il paziente ed i familiari devono essere addestrati a riconoscere i segni precoci di una eventuale ricaduta che possono comprendere: cambiamenti del sonno, diminuita concentrazione, perdita di energia, irritabilità, riduzione degli abituali interessi, calo dell’umore.

Fornire informazioni sui diversi tipi di trattamento disponibili (farmaci, psicoterapia, ECT) e le loro caratteristiche (effetti collaterali, costi, durata)

Una scheda contenente informazioni utili migliora la l’utilizzo corretto e regolare dei farmaci, essa deve contenere le seguenti istruzioni:

  • Prendi i farmaci tutti i giorni
  • Non sospendere le terapie senza avvertire il medico
  • Gli effetti collaterali sono in genere sopportabili e indicano che il farmaco sta facendo effetto, chiama il medico se sono esagerati
  • Ricorda che normalmente sono necessarie 2-3 settimane prima di sentirsi meglio.
  • Non sospendere i farmaci quando inizi a sentirti bene o la depressione potrà tornare.

Insegnamento di tecniche di rilassamento

Molti individui depressi hanno anche problemi significativi di ansia; in questi casi è utile insegnare loro metodi non farmacologici per ridurre l’ansia.

Un metodo molto efficace se se utilizzato in modo adeguato e regolare è il rilassamento muscolare progressivo.

5.Addestramento all’assertività e miglioramento delle abilità di comunicazione

Abbiamo visto che ai soggetti depressi giova aumentare le attività gratificanti, spesso tali attività prevedono di interagire con altre persone. I soggetti depressi spesso si sentono a disagio nelle situazioni sociali e sono particolarmente sensibili alle critiche, inoltre fanno fatica ad esprimere i loro sentimenti; tenersi dentro i sentimenti negativi rende più difficile affrontare le situazioni stressanti e conflittuali.

Una comunicazione chiara ed assertiva è perciò importante nelle relazioni interpersonali.

Insegnare abilità che migliorano le capacità di comunicazione e di interagire con gli altri in modo adeguato, non conflittuale e assertivo da alle persone un maggiore senso di controllo sulla propria vita e questo è particolarmente di aiuto a chi soffre di depressione.

Terapia cognitivo-comportamentale

Come viene utilizzata la terapia cognitivo-comportamentale e quanto è efficace?

Il trattamento psicologico più ampiamente studiato per la depressione è la terapia cognitivo-comportamentale, spesso denominata semplicemente terapia cognitiva. In pratica la terapia cognitivo-comportamentale prevede generalmente tra le 15 e le 20 sedute nell’arco di 12-16 settimane.

Le persone depresse hanno tipicamente una visione negativa di se stessi, del mondo e del futuro.

Lo scopo della terapia cognitiva consiste nell’identificare e prendere consapevolezza di questi tipi di pensiero dannoso per rimpiazzarli con pensieri più realistici, razionali e utili.

Nel corso della terapia il paziente viene incoraggiato a fare attenzione ai suoi comportamenti e ai pensieri e emozioni ad essi associati. L’idea è di aiutare i pazienti a capire la connessione tra questi pensieri ed emozioni e i loro comportamenti. I pazienti e i terapeuti esaminano le convinzioni sottostanti i pensieri positivi e negativi e l’obiettivo è quello di modificare i pensieri negativi che portano alla depressione. Il cuore della terapia consiste nel mantenere i pensieri positivi e combattere quelli negativi, ed allo stesso modo i comportamenti, che caratterizzano la depressione. Vengono inoltre utilizzati nei programmi di terapia cognitiva le tecniche comportamentali sopra descritte.

In generale la terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento efficace per la depressione come confermato da molti studi condotti in ogni parte del mondo.

Ad ogni modo nei pazienti con depressione più grave il miglior trattamento rimane la terapia farmacologica in combinazione con la terapia cognitivo-comportamentale.

La cosa più importante da ricordare circa la terapia cognitivo comportamentale è che l’efficacia pratica dipende da quanto è preparato il terapeuta. La terapia cognitiva è molto di più del “potere del pensiero positivo” (come molti diffusi libri di psicologia potrebbero indurvi a credere). Ogni terapeuta che utilizza questa tecnica deve quindi essere addestrato in modo adeguato a questa tecnica prima di utilizzarla.

Terapia interpersonale

Come è utilizzata la terapia interpersonale nel trattamento della depressione e quanto è efficace?

La psicoterapia interpersonale è basata sull’assunto che le relazioni interpersonali del paziente giocano un ruolo significativo sia nell’esordio sia nel mantenimento della depressione. Pertanto il cuore della terapia consiste nell’identificazione e miglioramento delle difficoltà nel funzionamento interpersonale combattendo l’isolamento sociale, affrontando problemi irrisolti, prendendo in considerazione conflitti interpersonali, aree problematiche (per esempio il lutti non risolti).

Alcuni ampi studi hanno dimostrato l’efficacia della terapia interpersonale nel trattamento della depressione e che la terapia interpersonale, da sola o associata agli antidepressivi, è una strategia di successo nel trattamento della depressione.

In generale la psicoterapia interpersonale prevede incontri settimanali per 12-16 settimane.

Anche questo tipo di terapia richiede terapeuti specificamente addestrati; è più diffusa nei Paesi anglosassoni e molto meno in Italia.


Quale trattamento?

La scelta di un trattamento dipende da molti fattori, tra i quali: la gravità della depressione, la disponibilità dei trattamenti, le convinzioni e la disponibilità del paziente circa l’uso di farmaci o di terapie alternative.

Indicativamente si potrebbe suggerire:

Per la depressione lieve potrebbe essere sufficiente pianificare e attuare attività piacevoli ed effettuare problem solving strutturati.

Per la depressione moderata: terapia farmacologica o psicoterapia (cognitivo-comportamentale o interpersonale) o entrambe.

Per la depressione grave: terapia farmacologica come prima cosa, cui può essere associata successivamente la psicoterapia soprattutto per ridurre il rischio di ricadute.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it