I TIPI DI CONSUMATORI DI PORNO

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La pornografia online può essere utilizzata a fini ricreativi, emotivamente stressati o compulsivi. Questo il risultato di una ricerca della École de psychologie della Université Laval in Canada. Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Sexual Medicine, descrive una popolazione eterogenea di utenti di porno con caratteristiche e abitudini molto diverse.

Il materiale per adulti occupa il 10% dei contenuti online. PornHub, uno dei siti di pornografia più popolari al mondo, ha registrato oltre 4 miliardi di utenti nel 2016 che in totale hanno passato sulla piattaforma 191 milioni 625mila giorni. Questi numeri hanno spinto molti psicologi a cercare i motivi dell’ascesa del consumo pornografico online.

I ricercatori canadesi hanno voluto indagare sull’uso che oggigiorno viene fatto della pornografia per capire se e in quale contesto questa abitudine costituisca una problematica per il benessere sessuale.

Per farlo hanno sottoposto a 830 persone tra i 18 e i 78 anni (più del 70% dei partecipanti erano donne, l’80% erano eterosessuali; i due terzi erano impegnati in una relazione, mentre un terzo si dichiarava single) un sondaggio sulle loro abitudini come consumatori di pornografia online, allo scopo di valutarne la soddisfazione sessuale (compresi la tendenza a evitare il sesso e eventuali disfunzioni sessuali), i comportamenti compulsivi, il disagio emotivo.

Analizzando le risposte, l’equipe di psicologi ha ricostruito tre profili differenti di utenti:

  1. a scopo ricreativo (75,5%), cioè persone sessualmente soddisfatte (non evitano il sesso e non hanno disfunzioni), e con una media di 24 minuti a settimana di visualizzazioni si possono definire prive di atteggiamenti compulsivi;
  2. stressati non compulsivi (12,7%), invece, sono individui che non passano molto tempo online guardando porno, ma sono sessualmente frustrati e dopo la visione di contenuti espliciti si sentono in colpa, provano vergogna e a volte disgusto per se stessi;
  3. compulsivi (11,8%) sono gli utenti che passano una media di 110 minuti a settimana cercando e visualizzando contenuti pornografici, ma non ne risentono emotivamente.

Questa ricerca da un ritratto molto più complesso e sfumato, in cui la maggior parte degli utenti ha un profilo sessuale sano. Tuttavia, gli autori stessi affermano la necessità di effettuare altri studi che confermino questi primi risultati su campioni più ampi della popolazione e che prendano in considerazione ulteriori parametri per definire dei profili di utenza più precisi, con particolare attenzione per le due categorie che sembrano avere un approccio alla pornografia rilevante a livello clinico.

 

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

SESSODIPENDENZA E/O PORNODIPENDENZA

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L’ipersessualità o dipendenza sessuale (in inglese sex addiction) è un disturbo psicologico e comportamentale nel quale il soggetto sperimenta una necessità patologica ossessiva di avere rapporti sessuali o comunque di pensare al sesso, e ha quindi una dipendenza dall’attività sessuale (analoga a quella che si può avere per un qualsiasi tipo di droga).
(trailer del film “Tentazioni irresisistibili”)

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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TEST SULL’INSODDISFAZIONE SESSUALE NELLA DONNA

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Con che frequenza si sente:
1. Angosciata riguardo alla sua vita sessuale? 0 1 2 3 4
2. Infelice riguardo alla sua relazione sessuale? 0 1 2 3 4
3. Colpevole delle difficoltà sessuali? 0 1 2 3 4
4. Frustrata dal suo problema sessuale? 0 1 2 3 4
5. Stressata riguardo al sesso? 0 1 2 3 4
6. Inferiore a causa di problemi sessuali? 0 1 2 3 4
7. Preoccupata riguardo al sesso? 0 1 2 3 4
8. Sessualmente inadeguata? 0 1 2 3 4
9. Con rimpianti riguardo alla sua sessualità ? 0 1 2 3 4
10. Imbarazzata riguardo a problemi sessuali? 0 1 2 3 4
11. Insoddisfatta della sua vita sessuale? 0 1 2 3 4
12. Arrabbiata riguardo alla sua vita sessuale? 0 1 2 3 4
13. Infastidita dall’eiaculazione precoce del suo partner? 0 1 2 3 4
0 = mai, 1 = raramente, 2 = a volte, 3 = spesso, 4 = sempre.
Risultati:
Se il totale è superiore o uguale a 12: Il risultato del test mette in evidenza il fatto che vivi la tua sessualità in maniera insoddisfacente e/o frustrante. Parlane con il tuo partner e rivolgetevi con fiducia ad uno specialista che saprà aiutarvi a risolvere il problema.
Se il totale è inferiore a 12: Il risultato del test suggerisce che hai una vita sessuale tendenzialmente soddisfacente
fonte: Premature Ejaculation Results in Female Sexual Distress: Standardization and Validation of a New Diagnostic Tool for Sexual Distress, The FSDS-R-PELimoncin et al.- THE JOURNAL OF UROLOGY – Vol. 189, 000

CONSULENZE SUI DISTURBI SESSUALI

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MANCANZA DI DESIDERIO NEL CONIUGE
“Dottore, sono un’uomo sposato da 15 anni ed, ultimamente mia moglie non vuole avere più rapporti sessuali con me. E’ normale? Può una donna amare solo platonicamente? O dopo 15 anni di matrimonio è diventato solo affetto e stima per il coniuge? Mi dia qualche indicazione.”
Lei non mi fornisce molti elementi al riguardo, le darò quindi delle indicazioni di massima che le tornerrano utili. Spesso la mancanza di desiderio o un suo calo sono causati da fattori psicologici transitori quali : un periodo di stress intenso o prolungato, maggiori impegni di lavoro, preoccupazioni per la salute di un familiare, un periodo di tensione nel rapporto di coppia per un dato problema e tutta una seri di problemi quotidiani che, quando si intensificano, possono interferire con il desiderio sessuale. Di solito, in questi casi, non si arriva a parlare o a diagnosticare una patologia; la diminuzione o la scomparsa del desiderio sessuale non durerà più della causa che l’ha fatta insorgere, a meno che non intervengono altre cause a complicare il tutto. Infatti, se nella coppia vi è una condizione latente di tensione, ad esempio quando c’è una lotta latente per il predominio all’interno della coppia o il bisogno di scappare dal predominio dell’altro, il bisogno di avere il proprio ruolo, si può avviare un circolo vizioso che influenza il desiderio sessuale.
Vi sono anche fattori psicologici più vicini alla patologia che vanno ad influenzare il desiderio. Uno fra tutti la depressione, che in diverse sue forme è la causa della mancanza di molti desideri nella vita di una persona. In questo stato non vi sarà il desiderio di fare l’amore, ma neppure quello di lavorare, di stare in compagnia, di fare altre attività piacevoli. In questo caso non sarà solo un problema sessuale, ma quest’ultimo sarà uno dei vari aspetti della vita e del comportamento inibite da questa patologia.
Oltre a queste, vi sono diverse cause di origine organica (cioè legate a vere e proprie malattie) che possono portare a riduzione o scomparsa del desiderio sessuale.Come può vedere le cause di mancanza del desiderio sessuale sono molte: psicologiche (individuali e di coppia), psicopatologiche ed organiche.
Solo se lei può escludere tutte le cause che ho elencato e la mancanza di desiderio dovesse perdurare nel tempo, si può pensare che l’altro non ami più.

PRESUNTA BISESSUALITA’

Ciao scrivo qui perchè cerco una domanda piu’ precisa possibile! Sono un ragazzo di 21 anni ..sono molto carino,brillante,simpatico e mai ambiguo. Da anni soffro di una strana “sindrome” Credo di essere bisessuale..sono molti i fattori che mi spingono a pensare a cio..
Prima di tutto ho avuto poche storie nella mia vita si possono contare sulle dita della mano.. Ogni volta che stavo con una ragazza quando la baciavo mi eccitavo ma non è che mi piacesse tanto. Inoltre alla mia età non ho mai avuto la cosi detta “prima volta” perchè ho paura di fare brutta figura,di fare cilecca e di passare per unomossessuale.
Inoltre non saprei nemmeno come muovermi ho paura di farmi male fisicamente ai miei genitali..di sentire fastidio. Inoltre io provo anche un erezione vedendo un uomo completamente nudo e spessissimo mi masturbo su amici che ho visto nudi…magari negli spogliatoi della palestra ecc… Io sogno nella mia vita una Donna con la quale passare tutta la mia vita insieme ma allo stesso tempo ho queste fantasie da quando avevo 14 anni… quindi non è un periodo…
Anche in un Porno se ci sta l’uomo mi eccito se ci stanno 2 donne che si toccano la cosa non mi tocca nemmeno.Ho molte amiche che mi vogliono un casino di bene idem gli amici quindi non è che sono asociale o altre cose…A giorni un mio amico mi porterà da una ragazza alla quale piaccio…e lei è molto carina…io so che lei vorrà fare sesso quel giorno stesso… io non so come affrontare questa situazione… Posso guarire? Posso invaghirmi di solo Donne? Perchè io lo voglio!

“Era allora l’androgino, un sesso a sé, la cui forma e nome partecipavano del maschio e della femmina. Platone”
Già dai tempi di Platone c’era la convinzione che in un corpo potessero coesistere un desiderio etero ed un omo. In tempi più recenti un psicanalista, Georg Groddeck, è del parere che nessun eterosessuale rimuove realmente del tutto i propri desideri omosessuali, che secondo la psicanalisi sono presenti in ognuno di noi, quantopiuttosto finge di averli rimossi. Più che rimossa, presso la maggior parte delle person l’omosessualità è latente (così come, di solito, i desideri per l’altro sesso sono latenti nei gay). Altri ritengono che certe tendenzeomosessuali in adolescenza o età adulta siano legati ad un desiderio di trasgredire e di sperimentare. Come vedi le spiegazioni possono essere diverse. Personalmente ritengo che di fronte ai tuoi dubbi, non devinasconderti, evitando i rapporti etero. Solo sperimentando quest’ultimi potrai avere le risposte

INIZIATIVA SESSUALE DELLA DONNA
Ho 25 anni e sono fidanzata da due anni con un ragazzo di 27, ci amiamo moltissimo e il prossimo anno ci sposeremo. Il nostro è stato amore a prima vista, abbiamo capito subito che eravamo fatti l’uno per l’altra, c’è stata subito intesa in tutto.. Con il passare dei mesi il nostro amore è cresciuto a dismisura, è come se fossimo assieme da anni e io non avrei mai pensato che mi sarebbe potuta succedere una cosa cosi bella..se non fosse che.. il nostro modo di vedere il sesso è molto diverso. Io sono disinibita, ammetto che amo fare sesso lui, amo provocarlo, lo farei spesso (se non sempre!), non ci sono regole per me. Lui invece non mi fa capire che mi desidera, sa stare parecchi giorni senza farlo e la cosa mi preoccupa, perché mi fa pensare che per lui non sia poi cosi importante avere rapporti con me…
Ne abbiamo parlato ovviamente e quando ho voluto chiarire lui mi ha detto che si comporta cosi perché per lui il sesso viene in secondo piano, lui sta bene con me anche senza farlo perché mi ama e non è cosi di vitale importanza. Ma la cosa a volte non mi quadra.. è un ragazzo che nel suo passato ha avuto esperienze anche “trasgressive” che non proprio tutti hanno, guardava film pornografici e faceva tutte cose che tutti i ragazzi di quell’età fanno insomma..proprio ora che sta con me si adagia in questo modo!? E quando saremo sposati da qualche anno cosa succederà, non mi sfiorerà più ??
Forse il problema è mio, forse pretendo che lui comporti come vorrei .. Vorrei avere una sua opinione.. grazie

Gli uomini sono spesso “spaventati” da donne troppo “disinibite” in campo sessuale. Nonostante l’evoluzione dei costumi certi retaggi culturali sono duri a morire. Probabilmente la circostanza che prendi sempre tu l'”iniziativa”, che tendi a essere “disinibita” in campo sessuale, può averlo in qualche modo “bloccato”. Anche la circostanza che lui in passato abbia “sperimentato” sessualmente , può avergli tolto adesso il desiderio di sperimentare con la persona che sarà la sua futura moglie. A questo riguardo, ancora oggi, molti uomini tendono a tenere separata,mentalmente,la figura della moglie da quella dell’amante. Non penso che siano in gioco i sentimenti, ma solo un modo diverso di approcciare il sesso da parte d’entrambi, all’interno di una relazione che non è passeggera maduratura. Comunque ti consiglio di provare a fare qualche passo indietro e a vedere lui come reagisce. Forse se provi a ridargli “l’iniziativa” qualche cosa cambierà.

OSSESSIONE SULL’ OMOSESSUALITA’

Da qualche mese la mia vita è un?inferno sto male, non riesco più a controllare i miei pensieri. Lo stesso disagio dura ormai da tempo e sto peggiorando giorno dopo giorno, non so con chi parlare, i genitori forse sono l?unica via d?uscita, provato mille volte a dare dei segnali del mio disagio emozionale ma senza risultati, non danno importanza a questa mia situazione perché credono che sia una cosa del tutto normale, dentro di me sono consapevole che non lo è. Il problema è che io non li presso più di tanto perché devo affrontare un?intervento chirurgico molto costoso, e so che le psicoterapie sono anch?esse molto costose, non voglio far spendere tanti soldi ai miei, quindi sto raccogliendo tutte le mie forze per contrastare le ossessioni, che aumento d?intensità giorno dopo giorno. La diagnosi me la sono fatta da solo e sono sicurissimo dato che i miei stessi sintomi sono elencati nei rapporti dei psicoanalisti. Il disagio si è talmente cronicizzato che il cervello scarica le emozioni negative sul corpo, di preciso non so dove so su quale organo, ma avverto una senzazione sgradevole nell?ano anche se a volte mi fa pensare che sia la prostata, credo che sia un disturbo dettato da questo malessere di origine psicosomatica e so che senza ansiolitici non passerà!!! COME FACCIO? Le ossessioni per fortuna non sono accompagnate da compulsioni ma sono veramente invadenti, sono ossessionato dal fatto di essere omosessuale, non posso più guardare la televisione perché scattano pensieri negativi in automatico soprattutto se c?è qualche bel ragazzo inquadrato, a volte invece mi scattano con tutti, io sono del tutto consapevole di essere eterosessuale, ma non riesco a cacciare questa bestia, inoltre quando ho questa sensazione mi aumentano come dicevo pocansi la sensazione ( La sensazione somiglia quasi ad un solletico sgradevole dell?ano o prostata, questa cosa è molto ripetitiva e invadente, anche se alternata, viene e va? pure se non ho pensieri negativi.

Da ieri ed anche questa mattina sono ossessionato dal fatto che nel futuro potrei diventare omosessuale, ma comunque poi per alleviare la paura mi faccio un discorsetto dentro di me che mi da benessere al momento (TIPO CHE OMOSESSUALI SI NASCE). Inoltre ogni sensazione, impulso pensiero del tutto normale che provavo prima di accoregermi di soffrire di ossessioni viene interpretato dal mio io come un pensiero negativo, però questo non mi capita sempre solo a volte, invece a volte ho la paura di perdere il controllo e fare cose che non vorrei, altre volte mi sembra di essere anormale, infatti ultimamente ero ossessionato dal fatto di avere ossessioni dato che lo avevo appena scoperto, però questo disturbo è durato poco, poi è tornata l?ossessione omosessuale che sta dilagando, ah? dimenticavo quando parlo con persone del mio steso sesso a volte mi vengono in mente atti sessuali omosessuali. I sintomi elencati li ho soprattutto quando sono a casa da solo, meno quando sono fuori. Se possibile caro Dottore vorrei porre alcune domande su dei mie dubbi ossessivi?.:

1) Posso curare o perlomeno diminuire i sintomi ossessivi con la Floriterapia di Bach per non spendere tanti soldi? Se si quale fiore mi consiglia?

2) Non sono omosessuale vero? NON LO ACCETTEREI MAI!!!!!!

3) Lo potrei diventare? Ho sentito dire in giro che omosessuali si nasce?..

4) Se non curo il DOC cosa potrebbe succedere?

5) Se affronto un?intervento di Rinoplastica con disturbi di questo genere ci possno essere complicanze? Ho sentito dire che mente e corpo sono direttamente collegate tra di loro?..

Da ciò che mi scrivi, ipotizzo anch’io, come d’altronde hai fatto, un disturbo ossessivo compulsivo (L’acronimo è D.O.C.). Anche se manca la componente compulsiva e predomina quella ossessiva. L’ossessione, nel tuo caso quella di essere omosessuale, s’insinua nella mente di una persona rimanendovi a lungo senza poter essere allontanata.
Chi ha delle ossessioni le riconosce come idee proprie, come il prodotto della propria mente anche quando le considera distanti dal suo modo di pensare e di comportarsi. Chi ha delle idee ossessive le respinge e tenta diresistere loro, ma non riesce a liberarsi di queste idee se non in parte o per brevi periodi.
Le ossessioni sono sempre accompagnate da un certo livello di stress che nasce dal fatto che spesso tali idee sono assurde e incomprensibili, a volte ripugnanti. La persona che le subisce è impegnata in una lotta inutile elogorante per liberarsene e non riesce a pensare ad altro. Le ossessioni non se ne vanno e la continua presenza di queste idee compromette la capacità di prestare attenzione, di concentrarsi, di pensare e, quindi, di condurre una vita serena. Quindi, i tuoi impulsi omosessuali, possono trovare collocazione nell’ambito di un disturbo ossessivo e non essere impulsi sessuali autentici.
Circa la genesi dei comportamenti omosessuali, i pareri degli studiosi non sono unanimi, anche se si propende per un mix di fattori genetici ed ambientali. La floriterapia di Bach come cura per i DOC, è una terapia alternativa, che conosco ma non ho mai praticato, e conseguentemente preferisco non esprimermi. Comunque puoi provarci, conseguenze negative non ne ha.
Circa l’intervento di Rinoplastica, sono del parere che lo puoi affrontare in tutta tranquillità, non può cert peggiorare la tua situazione. Anzi l’ossessione si potrebbe spostare da quella sugli impulsi omosessuali a quella per le preoccupazioni,sempre ossessive, sull’intervento. Ma almeno così se costretto ad affrontarle forzatamente.

NINFOMANIA?
Sono una donna di 27 anni e le scrivo perche’ sono un po dubbiosa:
ho appena finito un rapporto che durava ormai da 3 anni ma con grossi problemi dal mio punto di vista:
credo di essere una ragazza molto focosa ma il mio fidanzato non e’ mai riuscito a soddisfarmi questo perche’ secondo me un po’ per la mancata espeirenza sessuale (io sono la sua 2 fidanzata ) un po’ per motivi religiosi non siamo mai stati in sintonia sessualmente.
Il problema e’ sorto dal momento in cui ho cominciato a tradirlo 1,2,3,4 piu’ volte con diversi uomini da questo ho dedotto che non potevo continuare cosi’ .
Non sono mai stata accettata in casa sua proprio per questi motivi non sono mai riuscita a essere fedele se non nel momento in cui i miei ormoni “dormivano” lui mi ha sempre perdonato dicendo che il sesso non conta quanto l’affinita’ di testa che ha con me…
La mia domanda e’ si puo’ avere una rapporto senza una buona attivita’ sessuale?
Ho frequentato anche un ragazzo che sessualmente mi appagava ma appena lo sentivo parlare mi cadevano le braccia sentivo che lui non era l’uomo per me nonostante mi piacerebbe ancora adesso avere rapporti con lui visto che sono molto liberi,cioe’ nel rapporto c’e’ l’apporto di video porno giochi etc…
pero’ poi entra in gioco la parte riflessiva di me e penso che mi piacerebbe continuare col mio vecchio fidanzato senza pero’ avere questi “disturbi” irrefrenabili di fare l’amore o meglio sesso.
C’e un farmaco che puo’ tenere a bada i miei impulsi sessuali?
mi chiedo se nel tempo potro’ mai avere una famiglia visto che soffro di questi disturbi.

Non si preoccupi, non ha bisogno di farmaci e riuscirà a farsi una famiglia. Probabilmente in lei può esserci un’attegiamento compulsivo verso il sesso, ma non una “malattia”. Per “mitigare” quest’attegiamento compulsivo sono necessarie tre cose. Innanzitutto che faccia luce dentro di sè al fine di capire se questa ricerca compulsiva possa nascondere altri tipi di problematiche di disagio interiore. Solitamente le dipendenze sessuali nascondono un “vuoto” interiore. Bisognerebbe stabilire che tipo di “vuoto” c’è in lei.
Successivamente deve trovare un partner con cui abbia una piena intesa non solo affettiva ma anche sessuale.
Infine non si colpevolizzi troppo per la sua “focosità”. E’ un pregiudizio culturale quello che vuole che la donna non abbia la stessa “focosità” dell’uomo in campo sessuale.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

IPERSESSUALITA’: NINFOMANIA E/O SATIRIASI

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L’ipersessualità o dipendenza sessuale o sex addiction è un disturbo psicologico-comportamentale nel quale il soggetto ha l’ ossessione patologica di avere rapporti sessuali o comunque di pensare al sesso, sviluppando, quindi, una dipendenza dal sesso identico a quella che si può avere per un qualsiasi tipo di droga.

L’ipersessualità e conosciuta, popolarmente come ninfomania per le donne e satiriasi per gli uomini. La ninfomania e la satiriasi non sono elencate come malattie nel DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali) perché nella comunità scientifica e specialistica non si è raggiunto il consenso sul fatto che la dipendenza sessuale esista effettivamente e su come descrivere il fenomeno. Gli esperti sono divisi nel considerare l’ipersessualità come:

  • un’effettiva dipendenza, al pari di altre come l’alcolismo e la tossicodipendenza. L’atto, in questo caso quello sessuale, verrebbe utilizzato per gestire lo stress o i disturbi della personalità e dell’umore;
  • una forma di disturbo ossessivo-compulsivo e si riferiscono ad essa come compulsione sessuale;
  • un prodotto di contesti ed influenze culturali e di altro tipo.

L’ipersessualità comporta un’attitudine dell’uomo o della donna a essere pronti, in qualsiasi luogo e con qualsiasi persona, a fare sesso oppure a praticare atti di masturbazione (a volte anche compulsiva), esibizionismo e voyeurismo. Tale indole può assumere il carattere di “sconvenienza” nell’ambito sociale, inoltre, per il comune senso del pudore (nonostante oggigiorno vi sia una tendenza alla maggiore apertura nei costumi sociali), è opportuno non dare eccessivo spazio alle manifestazioni sessuali che potrebbero costituirsi come un’infrazione della legge nei casi di atti osceni in luogo pubblico o di molestie sessuali. Per colui che ne soffre, potrebbero prima o poi deteriorarsi i rapporti affettivi e relazionali (anche gradualmente), compromettendo di conseguenza altre attività quotidiane e sociali dell’individuo. Il soggetto affetto da dipendenza sessuale può avere livelli più alti, rispetto alla media della popolazione, di disturbi della personalità e dell’umore quali ansia, depressione, aggressività, ossessività e compulsività.

Le conseguenze di una dipendenza sessuale possono essere molteplici, ma non necessariamente si presentano contemporaneamente in tutti i soggetti, inoltre possono essere più o meno accentuate a seconda del livello, della gravità e del tipo di dipendenza.

Tra le conseguenze indotte dalla dipendenza sessuale possono essere citate:

  • Stress fisico
  • Deterioramento delle relazioni sociali
  • Diminuzione della memoria a breve termine e di sintesi;
  • Opacità cognitiva e diminuzione delle abilità cognitive quali: intuito, astrazione, sintesi, creatività, concentrazione;
  • Diminuzione del rendimento fisico; stanchezza cronica
  • Alterazione del sonno
  • Aumento dell’ansia, senso di frustrazione, apatia
  • Disorientamento progettuale: incapacità di operare scelte importanti o di cambiamento
  • Svalutazione di sé, tristezza, malinconia e depressione; irrequietezza; isolamento sociale.
  • Saturazione attrattiva e affettiva, difficoltà di innamoramento.
  • Variazione delle consuete relazioni sessuali: il soggetto cerca di ricreare con il proprio partner uno schema osceno.

La dipendenza patologica è in taluni casi progressiva, aumentando di intensità col presentarsi concomitante di una forma di saturazione sessuale. Per poter soddisfare la propria pulsione può verificarsi nel soggetto la ricerca sempre più intensa di rapporti sessuali tendenti all’osceno o al perverso. Tali aspetti dovrebbero essere contestualizzati in un ambito di disagio psicologico-psichiatrico. D’altra parte, ancora oggi, l’interesse della psichiatria verso la sessualità e i problemi sessuali dei pazienti affetti da disturbi mentali è tiepido: da ciò consegue una possibile impreparazione del clinico nell’affrontare e nel gestire la dimensione sessuale del suo assistito.

Il clinico potrebbe trovarsi quindi nella disagevole condizione di utilizzare la propria esperienza come unico metro di misura del comportamento sessuale. L’evento sessuale rischia paradossalmente di essere “accettato” o “rifiutato” a seconda del fatto che sia in accordo con ciò che il clinico ritiene possa appartenere alle categorie del “buono” o del “cattivo”; in questo caso verrebbe meno una capacità di comprensione che trascenda i luoghi comuni, e che quindi possa fornire paradigmi esplicativi utili ad una gestione scientificamente corretta della domanda e del disagio sessuale del paziente disfunzionale. Il soggetto portatore di un disturbo è innanzi tutto una persona con una propria identità, orientamento, preferenze e conflittualità inerenti alla sessualità, elementi che si articolano con le strutture psicopatologiche dei disturbi mentali e si declinano in “neosessualità”, la cui complessità deve essere “interpretata” più che etichettata.

L’avvento di Internet e la conseguente facilità di accesso alla pornografia, sembrerebbero avere influenza sull’aumento dei casi di dipendenza sessuale.

La causa, secondo alcuni clinici, può essere dovuta a traumi o disturbi di tipo psichico ma, più in generale, è sconosciuta come del resto lo è l’eziologia di molti altri comportamenti sessuali che differiscono dalla norma.

Il disturbo, investendo naturalmente il campo psicologico, viene di norma affrontato con psicoterapia individuale o di gruppo, all’interno della quale viene applicato un metodo leggermente diverso da quello usato nell’astinenza (utilizzato ad es. nelle dipendenze da alcol e droghe), un procedimento che si prefigge l’obiettivo di spingere il soggetto a superare l’ossessiva percezione del bisogno e ritornare ad avere un sano rapporto con la sessualità. Nei casi più ostinati, accanto alla psicoterapia, possono essere impiegati farmaci di tipo ansiolitico e terapie farmacologiche in grado di attenuare la libido.

Esistono diverse associazioni che utilizzano il metodo della terapia di “auto aiuto” di gruppo per tematiche relative alla dipendenza dal sesso e ipersessualità e molti componenti dichiarano di aver ottenuto buoni risultati con il metodo dei gruppi di sostegno.

 

 

Testimonianza

ho appena finito un rapporto che durava ormai da 3 anni ma con grossi problemi dal mio punto di vista:
credo di essere una ragazza molto focosa ma il mio fidanzato non e’ mai riuscito a soddisfarmi questo perche’ secondo me un po’ per la mancata espeirenza sessuale (io sono la sua 2 fidanzata ) un po’ per motivi religiosi non siamo mai stati in sintonia sessualmente.
Il problema e’ sorto dal momento in cui ho cominciato a tradirlo 1,2,3,4 piu’ volte con diversi uomini da questo ho dedotto che non potevo continuare cosi’ .
Non sono mai stata accettata in casa sua proprio per questi motivi non sono mai riuscita a essere fedele se non nel momento in cui i miei ormoni “dormivano” lui mi ha sempre perdonato dicendo che il sesso non conta quanto l’affinita’ di testa che ha con me…
La mia domanda e’ si puo’ avere una rapporto senza una buona attivita’ sessuale?
Ho frequentato anche un ragazzo che sessualmente mi appagava ma appena lo sentivo parlare mi cadevano le braccia sentivo che lui non era l’uomo per me nonostante mi piacerebbe ancora adesso avere rapporti con lui visto che sono molto liberi,cioe’ nel rapporto c’e’ l’apporto di video porno giochi etc…
pero’ poi entra in gioco la parte riflessiva di me e penso che mi piacerebbe continuare col mio vecchio fidanzato senza pero’ avere questi “disturbi” irrefrenabili di fare l’amore o meglio sesso.
C’e un farmaco che puo’ tenere a bada i miei impulsi sessuali?
mi chiedo se nel tempo potro’ mai avere una famiglia visto che soffro di questi disturbi.

Non si preoccupi, non ha bisogno di farmaci e riuscirà a farsi una famiglia. Probabilmente in lei può esserci un’attegiamento compulsivo verso il sesso, ma non una “malattia”. Per “mitigare” quest’attegiamento compulsivo sono necessarie tre cose. Innanzitutto che faccia luce dentro di sè al fine di capire se questa ricerca compulsiva possa nascondere altri tipi di problematiche di disagio interiore. Solitamente le dipendenze sessuali nascondono un “vuoto” interiore. Bisognerebbe stabilire che tipo di “vuoto” c’è in lei.
Successivamente deve trovare un partner con cui abbia una piena intesa non solo affettiva ma anche sessuale.
Infine non si colpevolizzi troppo per la sua “focosità”. E’ un pregiudizio culturale quello che vuole che la donna non abbia la stessa “focosità” dell’uomo in campo sessuale.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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CUCKOLD E/O CAUNDALESIMO

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Con il termine inglese cuckold si usa indicare l’uomo che consapevolmente e volontariamente induce la propria partner a vivere esperienze sessuali con altri uomini (a loro volta denominati bull, tori, con allusione alla prestanza fisica di questi animali), ovvero la tendenza a fare praticare al proprio partner un tradimento assecondato. Solitamente è l’uomo che trae piacere dal vedere la propria donna che compie atti di sesso con altri uomini. Cuckold deriverebbe dal nome cuculo, e il riferimento è probabilmente al fatto che questo fa in modo che altri uccelli inconsapevolmente prestino il proprio nido e le proprie cure parentali ai propri piccoli.

Il cuckold è quasi simile al fenomeno del candaulesimo che indica la pratica umana di tipo sessuale con la quale il soggetto prova soddisfacimento nell’osservare il partner durante l’atto sessuale con un’altra persona (Borneman, 1988). Il nome deriva da una vicenda narrata a proposito di Candaule, re di Lidia del’VIII secolo a.C. Come si vede il fenomeno è lo stesso la differenza è solo nei termini usati.

In origine il termine cuckold si applicava a mariti non consapevoli di essere vittime di adulterio: ovvero il cosiddetto “portare le corna”che indica il fatto che il tradito è, nel luogo comune, l’ultimo a venire a conoscenza dell’adulterio, così come le corna sulla testa sono viste dagli altri ma non da chi le porta.

Il fenomeno del cuckoldismo è aumentato con l’avvento di internet che ha permesso un maggiore volume di contatti tra persone sconosciute ed appassionate del genere. Con l’aumentare dei contatti tra sconosciuti cresce anche il rischio di incontrare sieropositivi o persone pericolose con forti disturbi mentali. Molti casi mettono alla luce la pericolositá di questi incontri, pratiche eseguite tra l’altro non solo con sconosciuti.

Il cuckold, inteso come il soggetto passivo di questa relazione triangolare, può vivere la propria condizione come una forma di umiliazione, che avvicina questo rapporto alle relazioni di dominazione/sottomissione tipiche del BDSM, in cui la sua partner assume l’aspetto psicologico di una vera e propria mistress. In questo tipo di rapporto, spesso la donna impone al partner cuckold regole e limiti che coartano e reprimono in varia misura la sua sessualità, ad esempio vietandogli di avere rapporti sessuali completi con lei, se non saltuariamente, oppure disciplinando le modalità in cui egli può avvicinarsi e toccare il corpo della sua compagna, etc.; spesso, in questi casi, il cuckold assiste al rapporto sessuale fra la sua compagna e il “terzo” uomo e subisce commenti o ordini umilianti da parte di entrambi. In altri casi, tuttavia, il soggetto cuckold vive questo aspetto della sessualità come un complemento della normale relazione di coppia, stringendo a volte persino un legame di amicizia e di complicità maschile con l’abituale “terzo” con cui la sua compagna si intrattiene.

 

TESTIMONIANZA

Gentile Dottore,

Sono una donna di 45 anni e il mio compagno è quello che si definisce un cuckold, ossia cornuto… cioè desidera e si eccita nel vedermi fare sesso con altri uomini, o immaginare che io seduca qualcuno o che qualche uomo ci provi con me…Io devo confessarLe che qualche volta ho acconsentito ai suoi giochi, ma sono molto confusa perchè mi sembra che questo non lo abbia soddisfatto e mi fa capire che desidera tantissimo che a breve io faccia sesso con un uomo. Ho letto molto sul cuckoldismo, ma quello che non riesco a condividere è come un uomo possa desiderare ossessivamente una cosa così e affermare di amare la propria compagna. Nel senso che mi è capitato di essere importunata da due uomini e quando glielo ho raccontato, invece di sentirsi offeso e arrabbiato come mi sentivo io, era eccitato al pensiero… E’ brutto pensarlo, ma ho accanto un uomo che non mi fa sentire veramente Sua, protetta e sicura… E poi pensare che si ecciti solo così, senza un minimo di senso del “possesso” per il corpo e l’intimità della sua donna… Lo accetterei se fosse un gioco, un modo per trasgredire insieme, una cosa che può o non può accadere e non certo per la volontà di tradirlo o il desiderio di avere un altro uomo (da parte mia), e per l’ossessione di vedermi con altri uomini (da parte di lui).

Sono molto confusa, ci sono momenti in cui mi sembra di avere accanto un estraneo, e sono anche mortificata perchè capisco di non essere la donna che avrebbe desiderato. Magari all’inizio l’ho illuso per il mio essere trasgressiva, ma non ero innamorata..e forse pensavo lo stesso di lui…cioè che se si fosse innamorato di me non avrebbe più desiderato queste cose, ma mi avrebbe voluta solo per sè….Ho paura che il nostro rapporto ne risenta, ho sempre il dubbio di non essere io a farlo eccitare, ma il pensiero di vedermi in altre situazioni…

Se mi può fare chiarezza….Grazie

Distinti saluti

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

VAGINISMO

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Il vaginismo è un disturbo sessuale che consiste in una contrazione riflessa e involontaria dei muscoli del perineo, della vulva, dell’orifizio vaginale così marcata da rendere dolorosa la penetrazione, o anche da impedirla.

La contrazione si verifica non solo al momento del rapporto sessuale, ma per qualunque tipo di penetrazione, petting, visita ginecologica, uso di tamponi interni, lavanda o candelette vaginali. Chi è affetta da vaginismo, in questa circostanza, prova un dolore intenso, anche se la contrazione è dovuta a muscolatura striata, e quindi volontaria, ma non può impedirla. La paziente arriva dal ginecologo confusa e in preda a un forte senso di frustrazione. Di fronte a un problema di rapporti sessuali dolorosi o impossibili l’ ipotesi più probabile è che si tratti di una causa psicogena. Tuttavia è importante prima di effettuare una diagnosi di vaginismo, escludere altre cause di tipo anatomico e mediche quali: malformazioni del canale vaginale, setti, imene spesso e fibroso, forme infiammatorie acute e croniche, infettive e anche allergiche.

Una volta scartate le cause di ordine anatomico e medico, è opportuno dunque ipotizzare che con tutta probabilità le ragioni, che hanno determinato il problema, sono di tipo psicologico.

Le donne che hanno un vaginismo di tipo psicologico, solitamente hanno alle spalle lunghi anni di matrimonio non consumato. Risolvere in coppia non è facile ed è raro la remissione spontanea della patologia.

Necessita una psicoterapia. Esistono delle terapie di tipo sessuologico, mirate sul sintomo, che avvalendosi anche di una serie di prescrizioni, raggiungono, in un tempo breve dei buoni risultati. Le disfunzioni sessuali, possono rappresentare una sorta di campanello d’ allarme di una situazione psicologica più generalmente problematica; pertanto è consigliabile tenere presente questo aspetto, in modo che la risoluzione del vaginismo sia la porta d’ ingresso per ulteriori approfondimenti e non rappresenti invece la sordina messa ad una situazione difficile che potrebbe rischiare di manifestarsi di nuovo, magari sotto altre sembianze. Per quanto riguarda le cause psicologiche che possono determinare l’ insorgere di una tale disfunzione, è necessario precisare che non esistono delle cause specifiche, ma in letteratura si parla proprio di multicausalità. Si può trattare in alcuni casi di donne che hanno difficoltà a vivere pienamente la propria identità di genere sessuale, oppure che hanno un vissuto della sessualità caratterizzato da una forte ansietà o da sensi di colpa, più o meno manifesti. Può essere collegata a ricordi traumatici legati alla penetrazione o, più in generale, alla vita sessuale.

La costante, riferita da tutte le donne è la paura del dolore, derivante dalla fantasia che l’ introduzione del pene in vagina possa procurare dei danni fisici.

Molte donne che soffrono di vaginismo raggiungono comunque l’orgasmo attraverso la stimolazione del clitoride o il petting.

Le donne con il vaginismo possono provare tuttavia piacere con altre pratiche sessuali, purché queste non implichino la penetrazione. I partner delle donne affette dal vaginismo possono essere indotti a pensare che le stesse non provino attrazione sessuale, ma sono invece scoraggiate dal dolore che insorge ogni volta che viene tentata una penetrazione.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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FETICISMO

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Una delle forme più diffuse di perversioni è il feticismo che si definisce come lo spostamento della meta sessuale dalla persona viva nella sua interezza ad un suo sostituto, sia ciò che la sostituisce, una parte del corpo stesso, o una qualità, un indumento o qualsiasi altro oggetto. Il termine feticismo deriva dal portoghese ” feitiço ” = “artificiale”, poi “sortilegio” ed indica una pratica religiosa che consiste nell’adorare un oggetto di culto, un feticcio appunto. In sessuologia questo termine si applica alle persone che provano un desiderio sessuale per un oggetto, una parte del corpo o una situazione particolare. In alcuni casi la presenza di questo “oggetto di culto” è necessaria, per non dire essenziale, all’eccitazione e al piaceresessuale.

Considerato fino a qualche tempo fa una perversione malsana e da condannare, al giorno d’oggi il feticismo sta entrando nelle abitudini sessuali.

Oggetti del feticismo

Oggetto del feticismo può essere tutto quello che appartiene in tutti i ‘sensi’ alla persona e che può diventare fonte di attrazione, culto e eccitazione.

Gli oggetti feticisti più diffusi sono:

– le stoffe e i materiali come il cuoio, il lattice o il pizzo,

capi di abbigliamento come gonne, calze o di biancheria intima come perizoma, giarrettiere.

– Le parti del corpo ( seno , glutei , piedi, gambe…).

– Alcune caratteristiche fisiche (colore dei capelli , pettinatura, occhiali…).

– Alcune situazioni (donne incinte, handicappati, persone obese o anziane…)

 

CAUSE DEL FETICISMO
Come possibile causa che è alla base di questo comportamento vi può essere la nostra incapacità nella prima infanzia – di percepire una persona come un’unità: la madre rimane una serie d’impressioni separate l’una dall’altra, con un seno che nutre; un capezzolo che si afferra con le labbra, una voce che consola, mani che dispensano carezze, una bocca che bacia, dei capelli che fanno il solletico e così via. In questo modo l’adulto comporrà poi l’immagine del partner ideale. Così prende originariamente forma il feticismo. E quando l’innamorato chiede alla sua bella una ciocca di capelli, una lettera o una cartolina profumata, quando conserva il suo fazzoletto o il suo guanto, in lui riaffiora qualcosa di quello stadio. Ben diversa, certo, è l’esistenza del feticista vero e proprio, che può implorare inizialmente solo un pelo pubico, un reggiseno o un paio di mutandine e, ad uno stadio ulteriore, trascendere al furto di biancheria intima in un negozio o dalla fune del bucato. Ma è innegabile una radice comune.

In tutti i feticisti, che possono essere sia eterosessuali sia omosessuali, e la cui attività erotica si può esplicare in modo sia alloerotico sia autoerotico, si possono osservare tre modalità

  • una modalità attiva in cui il feticista usa attivamente il feticcio;
  • una modalità passiva in cui vuole che il feticcio sia in qualche modo usato su di lui da un’altra persona;
  • una modalità contemplativa in cui egli trae piacere dalla contemplazione dei feticci collezionati.

 

FETICISMO PATOLOGICO

Nei Tre saggi sulla teoria sessuale Freud afferma che “un certo grado di feticismo è di regola proprio dell’amore normale, in special modo in quegli stadi di innamoramento nei quali la meta sessuale normale appare irraggiungibile, oppure sembra negato il suo adempimento. (… ) Il caso patologico subentra solo quando il desiderio del feticcio si fissa al di là di questa condizione e si sostituisce alla meta normale, inoltre quando il feticcio distaccato dalla persona diventa unico oggetto sessuale” (IV, 467). Potremmo descrivere il passaggio ad un feticismo patologico attraverso degli stadi;

  • (primo stadio)l’uomo vuole vedere inizialmente la moglie con una determinata biancheria intima ( ad esempio in calze a rete nere);
  • (secondo stadio) successivamente basteranno soltanto queste ultime per masturbarsi;
  • (terzo stadio) non sentirà neppure più il bisogno di masturbarsi e l’orgasmo subentrerà al solo guardare, toccare o indossare lui stesso le calze;
  • (quarto stadio) infine, non sarà neppure più in grado di avere un orgasmo, perché a parità di stimolo la reazione diminuisce nel tempo. Quanto più è maniacale l’ossessione sessuale, tanto minore il soddisfacimento. Ma anche l’inverso: meno soddisfacimento procura l’ossessione, più maniacale diventa l’ossessione stessa. E’ un circolo vizioso

 

Forme particolari di feticismo

Di seguito un elenco di tipologie ‘particolari di feticismo:

Ibristofilia : essere sessualmente attirati dalle persone che hanno commesso un crimine.

Eritrofilia : attrazione sessuale per le persone che arrossiscono.

Siderodromofilia : essere sessualmente eccitati dai treni.

Brontofilia : essere eccitati dai temporali.

Emetofilia : essere sessualmente eccitati dal vomito o dal fatto di vomitare.

Pigmalionismo : feticismo rivolto alle statue

Tricofilia : eccitazione sessuale provocata dai peli.

Agalmatofilia : essere sessualmente attirati da manichini di plastica nudi.

… e tanti altri ancora

 

Un feticista famoso

Il regista americano Quentin Tarantino ha la passione per i piedi femminili, al punto da aver richiesto alle attrici che volevano partecipare al nuovo A prova di morte di presentarsi al casting in infradito. In ogni suo film, infatti, c’è almeno una scena “dedicata” alle estremità delle sue attrici preferite. A cominciare dalla musa Uma Thurman, i cui piedi sono stati omaggiati sia in Pulp Fiction che in Kill Bill . Diverso il caso di Dal tramonto all’alba : lì il regista era Rodriguez, ma Tarantino, attore a sceneggiatore del film, si è scritto una scena ad hoc in cui il suo personaggio leccava del liquore dai piedi di Salma Hayek…

 

FETICISMO NEL CINEMA

Oltre ai film di Tarantino nel film L’âge d’or di Luis Buñuel c’è una scena in cui la protagonista succhia l’alluce di una statua.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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TESTIMONIANZE

ikaros Età: 46 Salve. Ho 46 anni e per circa 7, da quando ne avevo 37, ho seguito un percorso di psicoterapia con diversi terapeuti e accompagnato da varie attività esperienziali. La molla che inizialmente mi ha spinto ad avviarmi su questo cammino è stata una depressione reattiva da separazione coniugale. La crisi si era verificata, anche, per gli effetti nefasti della mia parafilia feticistica che nelle mie precedenti relazioni era rimasta piuttosto defilata, più che altro per mia timidezza nel manifestarla. Invece in quei 12 anni di relazione avevo assillato la mia ex partner, sommergendola di stivali, procurati e proposti a raffica, con cui volevo si calzasse permanentemente sia nella vita quotidiana, sia nei nostri rapporti sessuali. Per quanto riguarda la mia sessualità, specifico che la presenza del mio “feticcio” non è mai stata indispensabile né all’erezione, né all’orgasmo. La mia vita sessuale, quindi ha un ampio margine di autonomia dalla presenza del feticcio che risulta compulsiva per la sua cronicizzazione, ma non in quanto indispensabile e vincolante. Con le partner successive ho riproposto questa mia predilezione, ovviamente con una consapevolezza ed una capacità di gestione della stessa affinate dalla psicoterapia in corso. In un caso ho trovato compiacenza pressoché totale, che però risultava anche della dipendenza che questa donna aveva nei miei riguardi. Con la partner successiva la condivisione e la disponibilità ad assecondarmi è stata più limitata, anche perché lei aveva sue
predilezioni e fantasie personali che finivano per prevalere sulle mie, ribaltando i rapporti di dipendenza che esistevano con chi l’aveva preceduta.
Dalla donna con cui ho convissuto negli ultimi quattro anni e da cui adesso mi sto separando, la mia parafilia è stata inizialmente accettata come forma di gioco da condividere con complicità, per poi essere gradualmente rifiutata fino ad essere uno dei motivi della crisi che ci ha condotto alla separazione. Lei afferma che la sua sessualità, a sua detta “sana” e animale (che la porta ad aborrire, tra l’altro, la penetrazione anale che io invece integro tranquillamente tra le modalità di coito gradevoli ed ammissibili, e per questo sono stato da lei tacciato di avere una pulsione distruttiva e umiliante verso il genere femminile), mal si adatta a quella mia con le sue “mentalizzazioni” e complessità “estetiche”. In tutto ciò torno a specificare che la presenza di stivali sulla scena dell’amplesso, o addosso alla partner, continua a non costituire la mia unica ed esclusiva modalità di eccitazione sessuale, convivendo con una normale attenzione e reattività a parti del corpo femminili, effusioni e situazioni ortodossamente erogene. Nel mio percorso terapeutico, durante il quale sono emersi aspetti e ramificazioni psichiche da sindrome di abbandono e dipendenza affettiva, che costituiscono alcuni dei nuclei del mio complesso psichico, sono transitato da un iniziale rifiuto della mia parafilia, che la psicoterapia doveva aiutarmi a debellare definitivamente, ad una sua graduale accettazione nel tentativo di individuare un modus vivendi, o meglio cum-vivendi, passando attraverso una presa di coscienza e una capacità di gestione che mi permettessero di “agire” consapevolmente la mia peculiarità, in modo da non renderla insostenibile a chi amavo, come accadeva quando ne ero completamente “agito”. Insomma, godermela piacevolmente senza trasformare la vita altrui, e di conseguenza anche la mia, in un inferno. L’ultimo terapeuta a cui mi sono rivolto, mi chiese, nell’ottica di un rapporto non conflittuale con me stesso e rispettoso di tutta la mia personalità, perché non cercavo le mie partner tra donne che condividessero la mia stessa passione. Ho rifiutato quest’ipotesi – tra l’altro del tutto fuori luogo in quella fase, visto l’amore, l’attaccamento e la seduzione che provavo per la mia partner di quell’epoca – sia perché mi è sembrata limitante delle mie scelte sentimentali, oltre che artificiosa (francamente, trovo un po’ ridicoli e patetici i vari ghetti virtuali o reali in cui, tra internet e club esclusivi, si rinchiudono certi cultori di emozioni particolari), sia perché la mia aspirazione, dopo l’iniziale ripulsa, sarebbe quella di “normalizzare” la mia predilezione integrandola in una sessualità non predeterminata e iperconnotata e vivendola in una dimensione di compartecipazione giocosa con chi condivide con me i piaceri del sesso. Insomma vivere la mia attrazione per rapporti sessuali con donne che indossano stivali come un aspetto ed una possibilità tra le tante, come d’altronde nella mia psico-fisiologia sessuale avviene. Aggiungo che a tutto ciò si accompagnano pratiche da feticismo di travestimento che in periodi di solitudine o di relazioni insoddisfacenti mi vedono a masturbarmi calzato, questa volta io stesso, delle fatidiche calzature. Superata la fase in cui questa abitudine mi ha creato qualche
perplessità di tipo identitario, adesso conosco benissimo l’effetto ansiolitico e compensativo psico-ormonale di questa pratica, che tra l’altro ha fatto, non deliberatamente ma con effetto catalizzatore, da sfondo alla mia prima eiaculazione quando avevo 11 anni, e che non ha nulla a che vedere con il travestitismo o la transessualità. Credo quindi che sia strettamente legata a periodi di stress da relazione in crisi o da assenza di relazione, con valore transizionale. Ma per tutto il resto, cosa fare? L’idea di riprendere un trattamento psicoterapeutico cognitivo-comportamentale o di qualunque tipo mi uggia (in linea con la componente ego-sintonica del mio “vizietto”).
D’altronde sono stanco della compulsività e dei condizionamenti che, malgrado i miei tentativi di sana gestione, continuano a verificarsi nella mia vita sentimentale e di relazione, con le crisi che ne conseguono. Provo una certa invidia per chi può affermare di essere libero da particolari fantasie o preferenze impersonali, che non siano quindi strettamente individuate nella persona del partner sessuale, anche se siffatte affermazioni mi lasciano alquanto perplesso sapendo, tra l’altro, che il principale organo sessuale (e sessuogeno) dell’essere umano è …. il cervello, con tutte le sue creazioni.
Grazie per l’attenzione.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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PERVERSIONI SESSUALI: PARAFILIE

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Le caratteristiche essenziali di una Parafilia, secondo l’inquadramento del DSM-IV-TR*, sono fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che si manifestano per un periodo di almeno 6 mesi, e che in generale riguardano:

  1. oggetti inanimati,
  2. la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del partner, o
  3. bambini o altre persone non consenzienti.

Per alcuni soggetti, fantasie o stimoli parafilici sono indispensabili per l’eccitazione sessuale e sono sempre inclusi nell’attività sessuale. In altri casi, le preferenze parafiliche si manifestano solo episodicamente (per es., durante periodi di stress), mentre altre volte il soggetto riesce a funzionare sessualmente senza fantasie o stimoli parafilici.

Viene posta la diagnosi di Pedofilia Voyeurismo Esibizionismo Frotteurismo se la persona ha agito sulla base di questi impulsi o gli impulsi o le fantasie sessuali causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali.

Per il Sadismo Sessuale , viene formulata la diagnosi se la persona ha agito sulla base di questi impulsi con una persona non consenziente o gli impulsi, le fantasie sessuali o i comportamenti causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali.

Per le restanti Parafilie la diagnosi viene posta se il comportamento, i desideri sessuali, o le fantasie causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento.

Le fantasie parafiliche possono essere agite con un partner non consenziente in modo da risultare lesive per il partner stesso (come nel Sadismo Sessuale o nella Pedofilia). Il soggetto può andare incontro ad arresto e reclusione. I reati sessuali contro i bambini costituiscono una parte significativa di tutti i crimini sessuali riportati, e i soggetti con Esibizionismo, Pedofilia, e Voyeurismo costituiscono la maggior parte dei criminali sessuali arrestati.

In alcune situazioni, la messa in atto delle fantasie parafiliche può comportare lesioni autoprovocate (come nel Masochismo Sessuale ). Le relazioni sociali e sessuali possono essere danneggiate se altri trovano il comportamento sessuale vergognoso o ripugnante o se il partner sessuale del soggetto rifiuta di condividere le preferenze sessuali inusuali. In alcuni casi, il comportamento inusuale (per es., atti esibizionistici o la collezione di oggetti feticistici) può diventare l’attività sessuale principale nella vita dell’individuo. Questi soggetti raramente giungono all’osservazione degli operatori psichiatrici spontaneamente, e di solito lo fanno solo quando il loro comportamento li ha messi in conflitto con i partners sessuali o con la società.

Le Parafilie qui descritte sono condizioni già specificamente identificate in classificazioni precedenti. Esse includono:

  • Esibizionismo : fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’esposizione dei propri genitali ad un estraneo che non se l’aspetta.
  • Feticismo: fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’uso di oggetti inanimati (per es., biancheria intima femminile). Gli oggetti feticistici non sono limitati a capi di abbigliamento femminile usati per travestirsi (come nel Feticismo di Travestimento ), oppure a strumenti progettati per la stimolazione tattile dei genitali (per es., un vibratore).
  • Frotteurismo : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano il toccare e lo strofinarsi contro una persona non consenziente .
  • Pedofilia : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto pedofilo ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini con cui ha attività sessuale (non vengono inclusi soggetti tardo-adolescenti coinvolti in una relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12-13 anni). Il pedofilo può essere sessualmente attratto da maschi, da femmine o da entrambi. La pedofilia può essere di Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini) o di Tipo Non Esclusivo .
  • Masochismo Sessuale : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’atto (reale, non simulato) di essere umiliato, picchiato, legato, o fatto soffrire in qualche altro modo .
  • Sadismo Sessuale : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano azioni (reali, non simulate) in cui la sofferenza psicologica o fisica (inclusa l’umiliazione) della vittima è sessualmente eccitante per il soggetto .
  • Feticismo di Travestimento : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, riguardanti il travestimento in un maschio eterosessuale . Se il soggetto ha un disagio persistente connesso al ruolo sessuale o all’identità si parla di Feticismo di Travestimento Con Disforia di Genere .
  • Voyeurismo : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’atto di osservare un soggetto che non se l’aspetta mentre è nudo, si spoglia, o è impegnato in attività sessuali .
  • Parafilie Non Altrimenti Specificate : includono le altre Parafilie di osservazione meno frequente che non soddisfano i criteri per alcuna categoria specifica. Gli esempi includono, ma non si limitano a, scatologia telefonica(telefonate oscene), necrofilia (cadaveri), parzialismo (attenzione esclusiva per una parte del corpo), zoofilia(animali), coprofilia (feci), clismafilia (clisteri), ed urofilia (urine).

In tutte le parafilie la persona ha agito sulla base di questi impulsi sessuali o gli impulsi o le fantasie sessuali causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali.

Non di rado, i soggetti hanno più di una Parafilia.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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PEDOFILIA

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I criteri diagnostici per la Pedofilia secondo il DSM-IV-TR* sono i seguenti:

Durante un periodo di almeno 6 mesi, fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli).

  1. Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione nell’area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento.
  2. Il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini di cui al Criterio A.

Nota Non includere un soggetto tardo – adolescente coinvolto in una relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12 – 13 anni.

Specificare se:

Sessualmente Attratto da Maschi

Sessualmente Attratto da Femmine

Sessualmente Attratto da Entrambi

Specificare se:

Limitato all’Incesto

Specificare il tipo:

Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini)

Tipo Non Esclusivo

American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

 

Dott.ssa Rosalia Cipollina