COSA NON INSEGNARE AI BAMBINI

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Un bambino risponde “grazie” perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.

Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso lui abbia bisogno di te.

Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.

Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia, non sostituirti a lui, ricorda che la sua implicita richiesta è “aiutami a fare da solo“.

Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele, purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo più tardi di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.

Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.

Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.

Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.

Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così” è una frase da non dire mai.

Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci; provate a portarlo il più possibile nella natura.

Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve, sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.

Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo, non è malvestito ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.

Un bambino pone sempre tante domande, ricorda che le tue parole sono importanti; meglio un “questo non lo so” se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi sugli specchi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.

Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore, lo legge, attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato, spiegagli perché sei triste, lui è dalla tua parte.

Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile, vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.

Quando la vita è complicata, il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.

Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre non un’amica.

Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono, onoriamolo con cura.

Giorgio Gaber

La Dottoressa Rosalia Cipollina (Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Psicologia Scolastica e dell’età evolutiva) riceve in studio a Roma, Napoli e Salerno ed effettua consulenze telefoniche e via Skype a pagamento per chi è impossibilitato a recarsi in studio.
Per prenotare una consulenza scrivere a cipollinar@iltuopsicologo.it o chiamare il 320 3744077

IL CORAGGIO DI TENTARE

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È una frase di Pablo Picasso: “Dio è soprattutto un artista. Ha inventato la giraffa, l’elefante, la formica. In verità, egli non ha mai cercato di seguire uno stile: semplicemente ha fatto tutto quello che aveva voglia di fare.”

È la volontà di proseguire che crea il nostro cammino. Eppure, quando iniziamo il viaggio verso il sogno, siamo molto impauriti, come se fossimo obbligati a fare tutto per benino. In definitiva, se le nostre vite sono diverse, chi ha inventato il modello “tutto per benino”? Dio ha creato la giraffa, l’elefante e la formica e, visto che noi cerchiamo di vivere a sua immagine e somiglianza, perché dobbiamo seguire un modello?

Talvolta l’esempio può risultare utile per evitare stupidi errori commessi da altri, ma solitamente è una prigione che costringe a ripetere ciò che fanno tutti.

Essere coerenti significa dover indossare la cravatta in tinta con le calze? Vuol dire essere obbligati a mantenere le medesime opinioni anche in futuro? E allora, dov’è il movimento del mondo?

Purché il tuo comportamento non pregiudichi la libertà di nessuno, cambia pure opinione di tanto in tanto, e cadi in contraddizione senza provare alcuna vergogna. Ne hai il diritto: non deve importarti niente delle opinioni degli altri -in qualsiasi caso, ne avrebbero comunque una.

Quando decidiamo di agire, si verificano sempre alcuni eccessi. Un antico detto gastronomico recita: “Per fare un’omelette, prima di tutto bisogna rompere l’uovo.” Allo stesso modo, è naturale che sorgano inaspettatamente dei conflitti, che determinano un certo numero di ferite. Le quali si rimarginano, lasciando solo le cicatrici.

Si tratta di una benedizione, poiché queste ci accompagnano per il resto dell’esistenza, fornendoci un enorme aiuto. Se, per egoismo o per qualsiasi altra ragione, in un certo momento della vita saremo assaliti dalla voglia di tornare al passato, sarà sufficiente guardarle. Esse ci mostreranno il segno delle manette, ci ricorderanno gli orrori della prigionia -e noi troveremo la forza di andare avanti.

Di conseguenza, rilassati. Lascia che l’Universo intorno a te si muova e scopri la gioia di essere una sorpresa anche per te stesso. “Dio scelse le cose folli del mondo per svergognare i saggi” ha scritto San Paolo.

Un guerriero della luce sa che alcuni momenti si ripetono: spesso deve cimentarsi con gli stessi problemi e affrontare situazioni già sperimentate in precedenza.

Allora si deprime. Comincia a pensare di essere incapace di progredire nella vita, giacché gli sta accadendo quello che ha vissuto in passato.
“Sono situazioni che ho già affrontato,” si lamenta, rivolgendosi al proprio cuore.
“Sì, sono situazioni con le quali di sei già cimentato,” replica il cuore. “Tuttavia non le hai mai superate.”
Il guerriero prende allora coscienza che la ripetizione delle esperienze ha uno scopo: insegnargli ciò che ancora non ha imparato. Egli dà sempre una soluzione diversa per ogni lotta che si ripete -e non considera le proprie mancanze alla stregua di errori: sono i passi che lo porteranno a ritrovare sé stesso.

Paulo Coelho, da Come il fiume che scorre

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche o via Skype) tel.320-8573502 email:cavaliere@iltuopsicologo.it

ACCETTARE L’ALTRO: LA STORIA DEI DUE VASI

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Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle.

Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello verso casa.

Quello crepato invece, arrivava sempre mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.

Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati mentre il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.

Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa“.

La vecchia sorrise: “Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”.

Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto.

Ma sono proprio la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che l’altro sia interessante e gratificante e che porti ad un effettivo processo di accettazione della persona con cui ci relazioniamo, accogliendo luci ed ombre.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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LA RELAZIONE CON UNA PERSONALITA’ BORDERLINE

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Poche cose sono più intossicanti di un partner completamente infatuato di te che inspiegabilmente diventa pieno di risentimento e comincia a distanziarsi da te senza una ragione apparente.
In una relazione con una persona che soffre della sindrome di personalità borderline, questi eccessi di alti e bassi sono estremamente comuni.
Nelle relazioni più turbolente, non è inusuale per la persona BL abbandonare la relazione o ferire talmente il suo partner da costringerlo a decidere di andarsene.
Infatti la personalità BL potrebbe allontanarsi emozionalmente da te senza una ragione apparente o avere dei comportamenti “ al limite” tali da lasciarti confuso e con il cuore a pezzi.
Oppure potresti esserti talmente coinvolto nella relazione ed avere usato tutti gli strumenti possibili per una corretta comunicazione e ora sentire comunque che la relazione ha continuato a sgretolarsi e che non sei più in grado di dare nulla.
Quindi il tuo partner BL ti ha lasciato, oppure tu te ne sei andato o comunque uno dei due ha deciso di non riconciliarsi con l’altro. Se tutto questo ti suona familiare, per favore continua a leggere.
Sganciarsi da questo tipo di intensa relazione può essere difficoltoso. Razionalmente, ti rendi senz’altro conto che andartene è la miglior cosa che puoi fare, ma il tuo attaccamento emotivo è innegabile. Ti trovi intrappolato senza speranza nei tuoi stessi desideri di rimettere insieme una relazione che tu sai perfettamente che non è sana, e, a conti fatti, che potresti non essere in grado di gestire.
Spesso siamo ossessionati e ripensiamo a cosa il nostro partner BL può fare in questo momento, o come si sente, o chi vede. Ci chiediamo se ci abbia mai realmente amato, e come mai siamo stati così facilmente abbandonati. Le nostre emozioni passano dal sentirsi feriti, all’incredulità, alla rabbia.
Questa guida parla dello sforzo interiore necessario per rompere con questo tipo di relazione e offre suggerimenti su come rendere le cose più semplici per te e per il tuo partner BL.
ROMPERE UNA RELAZIONE NON E’ MAI STATO COSI’ DIFFICILE
E’ perchè il tuo partner BL era così speciale?
Sicuramente era speciale, e questa è veramente una perdita significativa per te, ma la profondità dei tuoi dispiaceri ha molto più a che vedere con la complessità dei legami che hai costruito piuttosto che con la persona BL con cui li hai costruiti.
Per molti versi, questa relazione ti ha salvato o ringiovanito. Il modo in cui il tuo partner BL pendeva dalle tue labbra ascoltando ogni tua parola, ti guardava con occhi pieni di ammirazione e ti voleva, tutte queste cose hanno riempito un grande vuoto dentro di te.
Magari il tuo partner BL era insicuro e bisognoso, e i suoi problemi ti hanno ispirato simpatia e voglia di risolvere, facendoti sentire eccezionalmente eroico e di valore per questa persona.
Come risultato, sei stato disposto a tollerare comportamenti ben al di là di quanto hai sempre ritenuto fosse accettabile, anche perchè sicuramente hai sentito che il partner BL dipendeva da te e che non se ne sarebbe mai andato. Per quanto fosse una sfida, ti eri impegnato ad affrontarla.
Ma senza che tu lo sapessi, anche il tuo partner BL stava affrontando un lungo viaggio, che era cominciato molto prima che la relazione iniziasse. Tu eri il suo “cavaliere nell’armatura scintillante”, eri la sua speranza e la risposta a tutte le delusioni ed ai dispiaceri contro cui aveva dovuto lottare tutta la vita
Tutto ciò ha fatto che si strutturasse tra di voi un legame incredibilmente forte.
LE 10 COSE CHE TU CREDI ANCORA E CHE TI FANNO RIMANERE ATTACCATO
Rompere con un partner BL è spesso difficile perchè non abbiamo una valida comprensione del disturbo in sè o di noi, nelle dinamiche della relazione.
Quindi spesso interpretiamo in maniera sbagliata le azioni del nostro partner BL e anche le nostre. Molti di noi lottano ancora contro molte delle seguenti false credenze.
1) CREDERE CHE IL NOSTRO PARTNER BL ABBIA IN MANO LE CHIAVI DELLA NOSTRA FELICITA’
Spesso pensiamo che il nostro partner BL sia il padrone della nostra gioia e il guardiano della nostra tristezza. Ti senti come se ti avesse toccato le corde dell’anima. Per quanto adesso ti sembri duro pensare il contrario, questa tua prospettiva è un po’ esagerata.
L’idealizzazione è una droga potente, e arriva in un momento della tua vita in cui sei stato veramente ricettivo a riceverla. Col tempo capirai che l’idealizzazione che il tuo partner BL ha fatto di te, non importa quanto sia stata sincera, era semplicemente un rituale di corteggiamento ed una sovrastima delle reali emozioni che lui/lei provava veramente nei tuoi confronti. Per lui/lei eri speciale….ma non COSI’ speciale.
Col tempo capirai anche che molto del tuo entusiasmo era dovuto alla tua voglia di ricevere e alle tue speranze.
Realizzerai inoltre che qualcuno che esce da una relazione intensa e traumatica è spesso depresso e non vede le cose chiaramente. Puoi sentirti ansioso, confuso, e probabilmente continui a rimuginare sul tuo partner BL. Tutto ciò distorce la tua percezione della realtà. Potresti addirittura fare ricorso ad un abuso di sostanze per riuscire a farcela.
2) CREDERE CHE IL TUO PARTNER BL ADESSO SI SENTA COME TI SENTI TU
Se tu pensi che il tuo partner BL vivesse la relazione nello stesso modo in cui l’hai vissuta tu o che lui/lei si senta nello stesso modo in cui ti senti tu adesso, ti stai probabilmente sbagliando. Pensare così servirà solo a confonderti le idee e rendere più difficile capire cosa stia realmente avvenendo.
In generale, quando una relazione finisce è spesso perchè i partners hanno voltato pagina in maniera diversa uno dall’altro, ma questo avviene in maniera molto più intensa in una relazione con un partner BL.
Anche senza che tu li vedessi o te ne accorgessi, per il tuo partner BL ci sono stati importanti periodi di vergogna, paura, delusione, risentimento e rabbia che sono risaliti alla superficie durante l’intera relazione. Quello che tu hai visto solo recentemente in maniera eclatante non è nuovo ma è semplicemente il culmine di emozioni che si sono sviluppate durante la relazione
3) CREDERE CHE I PROBLEMI DELLA RELAZIONE SIANO CAUSATI DALLE CIRCOSTANZE O DA TE STESSO
Tu sai che ci sono stati problemi, e ti sembra di avere fatto la tua parte per risolverli.
Siccome ci sono stati periodo di estrema apertura, onestà, comprensione e attenzione durante la relazione, e anche durante le rotture, le preoccupazioni del tuo partner BL sono molto credibili ai tuoi occhi. Ma il tuo partner BL ha anche l’incredibile capacità di distorcere i fatti, modificare i dettagli, e usare le tue insicurezze fino ad un punto da farti credere che le cose siano andate veramente in un certo modo.
Il suo è un complesso meccanismo di difesa, un tipo di negazione, ed una tipica caratteristica di questo disturbo
Come risultato, entrambi arrivate al punto di credere che il problema siate voi stessi. Che siate inadeguati. Che dovete cambiare. Addirittura che dovete essere puniti o abbandonati.
Questa è la motivazione principale per la quale tu hai accettato da parte del tuo partner BL dei comportamenti punitivi; il motivo per cui cerchi di scusarti e cerchi di accontentare il partner BL. Ma i problemi non sono tutti per colpa tua e non puoi risolverli cambiando.
I problemi non provengono neanche completamente da parte del tuo partner BL
Ciò avviene a causa del legame incredibilmente forte che si è stabilito tra voi
4) CREDERE CHE L’AMORE PREVARRA’
Una volta che queste relazioni si rompono seriamente, sono molto più difficili da riparare delle altre perchè molte ferite che esistevano già prima si sono riaperte.
Tu hai investito molto nella relazione e il tuo partner BL è stato parte integrante dei tuoi sogni e delle tue speranze, ma adesso ci sono in gioco forze molto più grandi.
Per quanto ti riguarda, ferite emozionali importanti ti sono state inflitte dal tuo partner BL sulla tua anima già ferita di per se stessa.
Per rivitalizzare la fine della relazione dovresti prima guarire da queste ferite e renderti più forte per prenderti cura della relazione stessa e questo non è facile da fare. Avresti bisogno di compassione e di conferme per guarire qualcosa che il tuo partner BL molto probabilmente non capirebbe e che tu non puoi fornire a te stesso adesso.
Per il tuo partner BL ci sono da tempo paure angoscianti, problemi di fiducia e risentimenti che sono stati scatenati.
Il tuo partner BL può affrontarli solo attribuendone le colpe a te.
Perche il tuo partner BL possa rivitalizzare la relazione, dovrebbe capire e affrontare le proprie ferite dell’anima ed emergerne molto cosciente di se stesso.
Questo è ancora più difficile di quello che dovresti fare tu
5) CREDERE CHE LE COSE TORNERANNO COM’ERANO PRIMA
I cicli di rottura e riappacificazione che avete avuto con il vostro partner nel passato possono avervi condizionato a pensare che, anche dopo un brutto periodo, si possa ritornare allo stato di idealizzazione (a cui tu sei molto affezionato), e che “il sogno diventi realtà” ( che il tuo partner BL sia buono e caro ).
Tutto ciò è un modo di pensare non realistico.
L’idealizzazione costruita sulla fiaba del “sogno che diventa realtà” non è la caratteristica di maturità e stabilità di una relazione, ma quella di una relazione fragile e instabile.
Siccome la realtà delle relazioni che si sviluppano attraverso i legami veri confligge con il sogno, la relazione comincia a frantumarsi. Invece di consolidarsi col tempo la relazione si indebolisce col tempo.
La più realistica rappresentazione della tua relazione non è quella che avevi una volta, ma il modo i cui si è sviluppata nel tempo.
6) RIMANERE ATTACCATO ALLE PAROLE CHE SONO STATE DETTE
Spesso rimaniamo attaccati alle belle parole o alle promesse che ci sono state fatte e ignoriamo o minimizziamo i fatti negativi.
“ ma lei ha detto che mi avrebbe amato per sempre”
Molte cose belle sono state dette durante il corso della relazione, ma le persone che soffrono di disturbo BL sono dei sognatori instabili e mutevoli e sovrastimano le loro emozioni come dei bambini, spesso senza rendersi conto delle implicazioni di ciò a lungo termine.
Lascia andare le parole. Potrebbe spezzarti il cuore farlo, ma ciò che conta sono i fatti, sono le azioni, è tutto quello che è successo veramente al di là delle parole.
7) CREDERE CHE SE DIRAI LE COSE IN MANIERA DIVERSA VERRAI ASCOLTATO
Noi spesso pensiamo che se cerchiamo di spiegarci meglio, di dire le cose meglio o di trovare le parole giuste, il nostro partner BL ci ascolterà.
Le persone con il disturbo BL sentono e leggono benissimo. Tutto quello che abbiamo detto è stato fisicamente ascoltato o letto . Il problema è quello che uno vuole sentire.
Quando una relazione si rompe e le emozioni divampano, l’abilità di ascoltare e di impegnarsi diminuisce grandemente da entrambe le parti
E se noi cerchiamo di compensare essendo più insistenti questo porta ancor più la relazione in territori ostili. Potremmo essere visti come aggressivi. Potremmo essere percepiti come deboli e appiccicosi.
Potremmo essere visti come persone che non sanno stare al loro posto e stimolare così un comportamento egoista da parte del partner BL.
Potremmo così offrire il fianco a comportamenti punitivi.
8)PENSARE CHE LA VOSTRA ASSENZA FORTIFICHI L’AMORE
Spesso pensiamo che tirandoci fuori e deprivando il nostro partner BL del nostro amore, questo gli farà “ACCENDERE LA LAMPADINA”.
Basiamo questo sulla base di tutte le volte che il nostro partner BL ci ha detto quanto eravamo speciali e quanto era incredibile la nostra relazione.
L’assenza può forse fortificare il sentimento quando una relazione è sana, ma questo è improbabile che avvenga quando si rompe una relazione con un partner BL.
Le personalità BL hanno spesso problemi di perseveranza rispetto alle cose. “lontano dagli occhi lontano dal cuore”. Dentro di loro possono sentirsi dopo due settimane di separazione come voi vi sentite dopo sei settimane.
La distanza può anche far scattare una serie di problemi legati all’abbandono e alla fiducia come visto al punto 4.
L’assenza per un BL fa generalmente raffreddare i sentimenti
9) PENSARE CHE DOVETE RESTARE PERCHE DOVETE AIUTARE IL PARTNER BL
Forse vorresti rimanere per aiutare il tuo partenr. Gli vorresti dire che ha una personalità BL e aiutarlo a fare una terapia. Forse vorresti aiutarlo in altri modi magari rimanendo amico. Il fatto è che non sei più nella condizione di farlo non importa quanto tu sia ben intenzionato.
Capisci che sei stato tu a scatenare i cattivi pensieri ed i cattivi comportamenti del partner , sicuramente non in maniera intenzionale, ma comunque sia è la tua presenza che li scatena. Questo è un complesso meccanismo di difesa che si nota spesso nei partner BL quando una relazione si inacidisce. Le sue radici derivano dal profondo delle ferite emozionali associate al disturbo. E tu non puoi dare una risposta utile.
Devi anche chiederti quali siano i motivi e quali le tue aspettative rispetto all’aiuto che vuoi dare. E’ per gentilezza o è una “manipolazione ben intenzionata”, un tentativo di cambiare il partner BL per far funzionare meglio la relazione piuttosto che occuparti di curare veramente le ferite nell’animo di cui soffre?
Ancora più importante da tenere in considerazione è che noi siamo feriti ad un livello di cui non ci siamo neanche resi conto, e dunque, non fosse altro che per istinto di conservazione, è importante che ci occupiamo prima delle nostre ferite che di curare quelle degli altri.
Sei ferito e adesso la tua priorità devi essere te stesso e la tua sopravvivenza emozionale.
Se il tuo partner BL cerca di appoggiarsi a te gli sarai molto più utile se te ne andrai. É senza dubbio difficile, ma più responsabile.
10) CREDERE CHE AD UN CERTO PUNTO SI SIA ACCESA IN LORO LA LAMPADINA
Il tuo partner BL potrebbe improvvisamente sfoderare il miglior comportamento o apparire veramente bisognoso di te e volerti far rientrare nella relazione. Tu, sperando che lui finalmente veda le cose secondo il tuo punto di vista o abbia veramente bisogno di te, vorresti tornarci insieme oppure cerchi di sforzarti di stargli lontano.
Come mai accade ciò?
E’ normale che alla fine di ogni relazione ci possano essere una serie di rotture e di riappacificazioni, lasciarsi è spesso un processo, non un evento.
Tuttavia, quando questo processo si protrae, diventa tossico. Alla fine della relazione con un partner BL, questo può accadere. I bisogni emozionali che hanno inizialmente stimolato i legami della relazione, stanno adesso stimolando un complicato “sganciamento” perchè uno o entrambi i partner stanno lottando contro il loro profondo intrappolamento con l’altro e i loro rispettivi conflitti interni a proposito della rottura.
Entrambi i partner potrebbero fare gesti estremi pur di riunirsi, compresa la minaccia di suicidio.
Non fare errori nel valutare la situazione.
Non ti cullare facendo finta di credere che la relazione sopravviverà o semplicemente stia attraversando una fase negativa. A questo punto, non ci sono più regole di comportamento. Non ci sono più chiari impegni di lealtà. Ogni rottura successiva aumenta la disfunzionalità della relazione e la disfunzionalità dei singoli partner e apre le porte per far succedere cose che potranno seriamente danneggiarti.

TRADUZIONE DA http://bpdfamily.com/pdfs/10_beliefs.pdf

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche o via Skype) tel.320-8573502 email:cavaliere@iltuopsicologo.it

La Lettera di Carl G. Jung sul Significato della Vita

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La seguente lettera fu scritta dal famoso psicanalista C.G.Jung ad una sua amica che aveva perso la persona amata. Nella lettera Jung non cade nella retorica consolatoria ma avvia una profonda riflessione sul significato della vita.

“Mia cara amica,

lei si chiede, e mi chiede, come possa la vita continuare dopo un evento così doloroso come solo può esserlo il distacco dall’amato, dalla persona cioè alla quale abbiamo unito il nostro desiderio e con la quale abbiamo affidato tutto noi stessi nelle mani del futuro. È questo è un interrogativo al quale, debbo confessarle, non so dare risposte.

Per quanto vittoriosa sia la fede, per quanta temperata, pure essa non sovrasta l’enigma della morte.

Quando la morte si manifesta sul nostro cammino, quando ci sottrae il nostro bene, è violenza insostenibile dalla quale sempre siamo sconfitti. E per quanto profonda possa essere, come lei gentilmente mi attribuisce, la conoscenza dell’animo umano, ebbene essa ci conduce solo là dove non si può che ammettere, per quanto a malincuore, la propria ignoranza.

Ugualmente lei mi impone di osare, e giustamente. Ebbene, per cominciare, debbo avvisarla di non prestare orecchio alle facili consolazioni che certamente riceve e riceverà e che sempre più d’altra parte si vanno facendo folla intorno a noi, complice la stessa psicologia di cui vorremmo essere fedeli e umili testimoni.

Le consolazioni consolano anzitutto i consolatori. Consentono a essi di coltivare l’illusione di essere immuni da ciò che agli altri è toccato in sorte, e ancor più d’essere saggi, prudenti e avveduti.

Così sentendosi al riparo e al sicuro, essi conservano la loro buona reputazione al prezzo di qualche buona parola. Ma, può esserne certa, se fossero onesti con se stessi, come dicono di esserlo, con gli altri, dovrebbero ammettere sinceramente che le consolazioni che offrono, consapevoli o meno che ne siano, nascondono null’altro che commiserazione per sé e risentimento per la vita.

Ecco dunque un primo consiglio: né commiserazione per sé né risentimento per la vita.

Benché oscuro sia lo sfondo sul quale la morte si manifesta, altrettanto oscuro quanto quello della vecchiaia e della malattia, per non dire di quello del peccato e della stoltezza, ebbene è lo stesso sfondo sul quale si staglia il sereno splendore della vita.

Per la nostra salute mentale sarebbe perciò un bene non pensare che la morte non è che un passaggio, una parte di un grande, lungo e sconosciuto processo vitale: sia nei giorni dolorosi nei quali precipitiamo per la perdita di chi ci è caro sia nei giorni tristi nei quali siamo sorpresi dal pensiero della nostra stessa morte.

La nostra morte è un’attesa o, se vuole, una promessa che non è mai compiuta. Per questo essa non ci impone di vuotare la nostra vita ma piuttosto di procedere alla sua pienezza.

Mentre la morte ci toglie ciò che ci è più caro, al tempo stesso ci restituisce a ciò che ci è più prezioso. Non è il mistero della morte che siamo chiamati a sciogliere: piuttosto è quello della vita.

La vita è un imperativo assoluto al quale nessuno deve sottrarsi. Per quanto ostico ci paia il compito, per quanto insostenibile, per quanto ostile, abbandonarci a noi stessi, abbandonare noi stessi non è contemplato tra le molte possibilità.

È la vita che dobbiamo piuttosto, direi addirittura, arrenderci alla vita e al suo costante fluire. A questo scorrere non possiamo imporre alcun argine, né potremmo tentare di deviarlo o di mutarne la traiettoria. Ciò sarebbe assai sciocco e per molti versi pericoloso.

Se vogliamo inimicarci la vita, se vogliamo davvero averla contro sappiamo come fare: rinunciamo a viverla. Vi sono numerosi modi per ottenere questo, l’ultimo dei quali, il più stupido e spietato, è troncarla con le nostre stesse mani. Questo è il supremo peccato.

Se ci teniamo al di sopra di questo baratro potremo sempre, in ogni caso, imporre alla vita un corso predeterminato, forzarla o sospenderla, in una parola dirigerla.

Abbiamo infiniti compiti che possiamo imporci e infinite mete verso le quali orientarci. Tutto ciò fa pur sempre parte della nostra vita, ma è ciò che la nostra vita ci chiede? La vita che abbiamo scelto per noi potrebbe infatti rivelarsi ben diversa da quella che avrebbe scelto noi.

Il problema è allora questo: giunto alla fine dalla mia vita che cosa mi ritrovo tra le mani? Se trovo solo il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato non sarà gran cosa. Ma potremmo trovare ben di più, ben di peggio.

Ogni vita non vissuta accumula rancore verso di noi, dentro di noi: moltiplica le presenze ostili.

Così diventiamo spietati con noi stessi e con gli altri. Intorno a noi non vediamo che lotta, cediamo e soccombiamo alle perfide lusinghe dell’invidia. Si dice bene che l’invidia accechi il nostro sguardo è saturo delle vite degli altri, noi scompariamo dal nostro orizzonte. La vita che è stata perduta, all’ultimo, mi si rivolterà contro.

Perciò, l’ultima cosa che vorrei dirle, mia cara amica, è che la vita non può essere, in alcun modo, pura rassegnazione e malinconica contemplazione del passato. È nostro compito cercare quel significato che ci permette ogni volta di continuare a vivere o, se preferisce, di rispondere, a ogni passo, il nostro cammino.

Tutti siamo chiamati a portare a compimento la nostra vita meglio che possiamo.

(C. G. Jung in Jung parla. Interviste e incontri, Ed. Adelphi, 1999)

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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LA “PAURA LIQUIDA”

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Il libro “Paura Liquida” del sociologo Baumann rappresenta una lettura utile al fine di comprendere le paure che attraversano la nostra società ed i nostri tempi, con conseguenti ripercussioni personali ed individuali. Di seguito riporto un brano significativo del libro.

“Le occasioni di aver paura sono una delle poche cose che non scarseggiano in questi nostri tempi tristemente poveri di certezze, garanzie e sicurezze. Le paure sono tante e varie. Ognuno ha le sue, che lo ossessionano, diverse a seconda della collocazione sociale, del genere, dell’età e della parte del pianeta in cui è nato e ha scelto di (o è stato costretto a) vivere. Il guaio è che tali paure non sono tutte uguali fra loro. Dato che arrivano una alla volta, in successione ininterrotta ma casuale, esse sfidano i nostri (eventuali) sforzi di collegarle tra loro e ricondurle alle loro radici comuni. Ci spaventano di più perché risultano difficili da abbracciare nella loro totalità, ma ancor di più per il senso di impotenza che suscitano in noi. Non riuscendo a comprenderne le origini e la logica (ammesso che ci sia), ci troviamo al buio e incapaci di prendere provvedimenti – e, a maggior ragione, di prevenire o contrastare i pericoli che esse ci segnalano. Siamo semplicemente privi di strumenti e capacità a tal fine. I rischi che temiamo trascendono la nostra capacità di agire; finora non siamo nemmeno riusciti a definire chiaramente come dovrebbero essere gli strumenti e le capacità adeguate – e dunque siamo ben lontani dal poter iniziare a progettarli e realizzarli. Ci troviamo in una situazione non molto diversa da quella di un bambino disorientato; per riprendere l’allegoria utilizzata tre secoli fa da George Christoph Lichtenberg, se un bambino urta contro un tavolo, dà la colpa a quest’ultimo, mentre per casi simili noi abbiamo coniato la parola “destino” contro cui lanciare accuse”.

(Zygmunt Bauman, “Paura liquida”, editori Laterza)

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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