NIETZSCHE

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NIETZSCHE è stato definito lo psicologo fra i filosofi.

No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa – da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza – e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. “La vita come mezzo della conoscenza” – con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere. (da La gaia scienza , aforisma 324)

Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell’attimo e perciò né triste né annoiato… L’uomo chiese una volta all’animale: “Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?” L’animale voleva rispondere e dice: “Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire” – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l’uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l’attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all’uomo. Allora l’uomo dice “Mi ricordo”. (da Considerazioni inattuali )

Uomini arretrati e uomini precorritori. – Il carattere sgradevole, che è pieno di diffidenza, che prova invidia per ogni successo del suo competitore e del suo prossimo ed è violento e collerico contro le opinioni divergenti, mostra di appartenere a un livello precedente di cultura, e di essere dunque un residuo: infatti il suo rapporto con gli uomini era giusto e adeguato in un’epoca in cui vigeva il diritto del più forte: è un uomo rimasto indietro. Un altro carattere, che partecipa alla gioia altrui, si fa amici dappertutto, sente amore per tutto quanto cresce e diviene, gode insieme con gli altri dei loro onori e successi e non si arroga la prerogativa di essere il solo a conoscere la verità ed anzi è pieno di un’umile diffidenza – questo è un uomo che precorre, che aspira a una cultura umana superiore. Il carattere sgradevole proviene dai tempi in cui le rudimentali fondamenta dei rapporti umani erano ancora da costruire, l’altro vive sul piano più alto di tali rapporti, il più lontano possibile dalla belva selvaggia che infuria e urla nei sotterranei, rinchiusa sotto le fondamenta della cultura. (614)

Vegetazione della felicità. – Immediatamente accanto al dolore del mondo, e spesso sul suo terreno vulcanico, l’uomo ha posto i suoi piccoli giardini di felicità. Che si guardi alla vita con l’occhio di chi dall’esistenza vuole soltanto la conoscenza, o di chi si arrende e si rassegna, o di chi si rallegra per la difficoltà superata, ovunque si vedrà che vicino al male è sbocciata un po’ di felicità – e una felicità tanto maggiore, quanto più il terreno era vulcanico; sarebbe però ridicolo affermare che questa felicità giustifichi lo stesso dolore. (591)

Ben poche sono le donne oneste che non siano stanche di questo ruolo.

Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi.

Che cosa desideriamo noi vedendo la bellezza? Desideriamo di essere belli; crediamo che a ciò vada congiunta molta felicità. Ma questo è un errore.

Chi conosce in prodondità, si sforza d’essere chiaro; chi vorrebbe sembrare profondo alla moltitudine, si sforza d’essere oscuro.

Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all’abitudine e quelle meschine alla paura.

Ciò che fa l’originalità di un uomo è che egli vede una cosa che tutti gli altri non vedono.

Ciò che noi facciamo non viene mai capito, ma soltanto lodato o biasimato

Ciò che non mi distrugge, mi rende più forte.

Da quando ho imparato a camminare mi piace correre.

Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore.

É prerogativa della grandezza recare grande felicità con piccoli doni.

E’ un giusto giudizio dei dotti che gli uomini di tutti i tempi abbiano creduto che cosa sia bene e male, degno di lode e di biasimo. Ma è un pregiudizio dei dotti che noi adesso lo sappiamo meglio di qualsiasi altro tempo.

Fino a che continuerai a sentire le stelle ancora come al di sopra di te, ti mancherà lo sguardo dell’uomo che possiede la conoscenza.

I pensieri sono le ombre delle nostre sensazioni: sempre più oscuri, più vani, più semplici di queste.

Il cinismo è la sola forma sotto la quale le anime volgari rasentano l’onestà.

Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato.

Il modo più perfido di nuocere ad una causa è difenderla intenzionalmente con cattive ragioni.

Il non parlare mai di sé è un’ipocrisia molto distinta.

Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi.

Il pauroso non sa che cosa significa esser solo: dietro la sua poltrona c’è sempre un nemico.

Il sentimento più penoso che ci sia è quello di scoprire che si è sempre presi per qualcosa di superiore a quel che si è.

La donna non è capace di amicizia, conosce solo l’amore.

La familiarità del superiore irrita, perchè non può essere ricambiata.

La nostra vanità è più duramente offesa proprio quando è stato il nostro orgoglio ad essere ferito.

La sensualità affretta spesso la crescita dell’amore, così che la radice rimane debole e facile da strappare.

La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli.

L’amore è lo stato in cui l’uomo vede le cose diverse da come sono.

L’amore porta alla luce le qualità elevate e nascoste di un amante, ciò che vi è in lui di raro ed eccezionale. Così trae in inganno su ciò che in lui rappresenta la norma

L’asceta fa una necessità della virtù.

Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.

Le medesime passioni hanno nell’uomo e nella donna un ritmo diverso: perciò uomo e dona continuano a fraintendersi.

L’immortalità si paga cara: bisogna morire diverse volte mentre si è ancora in vita.

Madre dell’eccesso non è la gioia, ma la mancanza di gioia.

Meglio è non saper niente che saper molte cose a metà.

Meglio esser pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui!

Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui.

Nel vero amore è l’anima che abbraccia il corpo.

Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell’invidia.

Nella vendetta e nell’amore la donna è più barbarica dell’uomo.

Non attribuiamo particolare valore al possesso di una virtù, finché non ne notiamo la totale mancanza nel nostro avversario.

Non c’è niente da fare: ogni maestro ha un solo allievo, e questo gli diventa infedele perchè è destinato anche lui a diventare maestro.

Non esistono fenomeni morali, ma solo interpretazioni morali dei fenomeni.

Non la forza, ma la costanza di un alto sentimento fa gli uomini superiori.

O risplendente Sole, cosa mai saresti tu, se non ci fossi io, quaggiù, su cui risplendere?

Per chi è solo, il rumore è già una consolazione.

Per troppo tempo nella donna si sono nascosti uno schiavo e un tiranno.

Perciò la donna non è capace ancora di amicizia, ma conosce solo l’amore.

Più uno si lascia andare, più lo lasciano andare gli altri.

Prima dell’effetto si crede a cause diverse da quelle cui si crede dopo l’effetto.

Quando la menzogna si accorda con il nostro carattere diciamo le bugie migliori.

Quando la virtù ha dormito, si alza più fresca.

Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare.

Quanto più già si sa, tanto più bisogna ancora imparare. Con il sapere cresce nello stesso grado il non sapere, o meglio il sapere del non sapere.

Quello che non mi uccide, mi fortifica.

Se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti.

Se si ha carattere, si ha anche una propria tipica esperienza interiore, che ritorna sempre.

Si odono solo le domande alle quali si è in condizione di trovare una risposta.

Temo che gli animali vedano nell’uomo un essere loro uguale che ha perso in modo estremamente pericoloso il sano intelletto animale: vedano ciò in lui l’animale delirante, l’animale che ride, l’animale che piange, l’animale infelice.

Tutte le cose che sono veramente grandi, a prima vista sembrano impossibili.

Tutti gli uomini che facciamo aspettare a lungo nell’anticamera del nostro favore vanno in fermentazione o divengono acidi.

Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male.

Tutto ciò che è profondo ama mascherarsi; le cose più profonde odiano l’immagine e la similitudine.

Tutto ciò che è troppo stupido per essere detto può essere cantato.

Un pò di salute ogni tanto è il miglior rimedio per l’ammalato.

Un uomo di genio è insopportabile, se non ha almeno altre due qualità: la gratitudine e la purezza.

Una cosa buona non ci piace, se non ne siamo all’altezza.

Una donna può stringere legami di amicizia con un uomo; ma per mantenerla, è forse necessario il concorso d’una leggera avversione fisica

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

SENECA

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  • Attraverso le asperità alle stelle.
  • Al saggio non può capitare nulla di male: non si mescolano i contrari. Come tutti i fiumi, tutte le piogge e le sorgenti curative non alterano il sapore del mare, né l’attenuano, così l’impeto delle avversità non fiacca l’animo dell’uomo forte: resta sul posto e qualsiasi cosa avvenga la piega a sé; è infatti più potente di tutto ciò che lo circonda.
  • C’è una grande differenza tra il non volere e il non saper peccare. (dalle Epistole , 90)
  • Che cosa misera è l’umanità se non si sa elevare oltre l’umano! (da Naturales quaestiones )
  • Chi domanda timorosamente, insegna a rifiutare. (da Fedra, v. 593)
  • Chi è nobile? Colui che dalla natura è stato ben disposto alla virtù.
  • Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire. (da De brevitate vitae )
  • Comportati con il tuo inferiore come vorresti che il tuo superiore si comportasse con te.
  • Dove ci porta la morte ? Ci porta in quella pace dove noi fummo prima di nascere. La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l’esistenza. Sarà dopo di me quello che era prima di me. Se la morte è uno stato di sofferenza, doveva essere così prima che noi venissimo alla luce: ma non sentimmo, allora, alcuna sofferenza. Tutto ciò che fu prima di noi è la morte. Nessuna differenza è tra il non-nascere e il morire, giacché l’effetto è uno solo: non essere. (da La dottrina morale )
  • Giammai sarai felice finché ti tormenterai perché un altro è più felice.
  • Innanzi tutto è più facile respingere il male che governarlo, non accoglierlo che moderarlo, una volta accolto, perché, quando si è insediato da padrone in un animo, diventa più forte di chi dovrebbe governarlo e non si lascia troncare ne rimpicciolire. (da I dialoghi )
  • La vera felicità è non aver bisogno di felicità. (da La dottrina morale )
  • La vita è divisa in tre momenti: passato, presente, futuro. Di questi, il momento che stiamo vivendo è breve, quello che ancora dobbiamo vivere non è sicuro, quello che già abbiamo vissuto è certo.
  • Le ricchezze sono al servizio del saggio, allo sciocco comandano. (da De vita beata )
  • Ma se sei uomo , ammira chi tenta grandi imprese, anche se fallisce. (da De vita beata , XX, 2)
  • Molte cose, non perché sono difficili non osiamo [farle] , ma perché non osiamo [farle] sono difficili.
  • Muoriamo ogni giorno.
  • Nessuno è infelice se non per colpa sua. (da La dottrina morale )
  • Nessuno è obbligato a correre sulla via del successo.
  • Nessuno mai condannò la sapienza alla povertà.
  • Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare. (da Lettere a Lucilio , lettera 71; 1975, pp. 458-459)

“Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est.”

  • Noi, assai dissennati, crediamo che essa [la morte] , sia uno scoglio, mentre è un porto, delle volte da cercare, ma mai da rifuggire, nel quale se qualcuno è spinto nei primi anni [di vita] , non deve lamentarsi più di chi ha navigato velocemente.

Scopulum esse illum putamus dementissimi: portus est, aliquando petendus, numquam recusandus, in quem si quis intra primos annos delatus est, non magis queri debet quam qui cito navigavit. (da Lettere a Lucilio, 70 )

  • Non deviare dalla natura ed il formarci sulle sue leggi e sui suoi esempi, è sapienza. (citato in Claudio Malagoli, Etica dell’alimentazione: prodotti tipici e biologici, Ogm e nutraceutici, commercio equo e solidale , Aracne, 2006, p. 173)
  • Non è mai esistito ingegno senza un poco di pazzia.
  • Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto. (da De brevitate vitae , I, 1.3)
  • Quando consideri il numero di uomini che sono davanti a te, pensa a quanti ti seguono.
  • Quando insegnano, gli uomini imparano.
  • Se vuoi credere a coloro che penetrano più profondamente la verità , tutta la vita è un supplizio. Gettàti in questo mare profondo e tempestoso, agitato da alterne maree, e che ora ci solleva con improvvise impennate, ora ci precipita giù con danni maggiori dei presenti vantaggi e senza sosta ci sballotta, non stiamo mai fermi in un luogo stabile, siamo sospesi e fluttuiamo e urtiamo l’uno contro l’altro, e talvolta facciamo naufragio, sempre lo temiamo; per chi naviga in questo mare così tempestoso ed esposto a tutti i fortunali, non vi è altro porto che la morte. (da Consolatio ad Polybium , 9)
  • Un tale ordine non può appartenere a una materia che si agiti casualmente. Un incontro di elementi senza piano e senza disegno non avrebbe questo equilibrio, né una così saggia disposizione. L’universo non può essere senza Dio. (da La dottrina morale )
  • LETTERE A LUCILIO
  • Chi è temuto teme: non può starsene tranquillo chi è oggetto della paura altrui.
  • Di tempo non ne abbiamo poco, ne sprechiamo tanto. L’uomo grande non permette che gli si porti via neanche un minuto del tempo che gli appartiene.
  • Gran parte del progresso sta nella volontà di progredire.
  • I mali che fuggi sono in te.
  • Il destino guida chi lo segue di sua volontà, chi si ribella, lo trascina.
  • Il lavoro caccia i vizi derivanti dall’ozio. (56, 9)
  • L’inizio della salvezza è la conoscenza del peccato.
  • L’uomo è un animale che ragiona.
  • Nessuna conoscenza, se pur eccellente e salutare, mi darà gioia se la apprenderò per me solo. Se mi si concedesse la sapienza con questa limitazione, di tenerla chiusa in me, rinunciando a diffonderla, la rifiuterei.
  • Nessuna cosa ci appartiene, soltanto il tempo è nostro.
  • Non giova né si assimila il cibo vomitato subito dopo il pasto. […] Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne. […] Leggi sempre, perciò autori di valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi. Procurati ogni giorno un aiuto contro la povertà, contro la morte e, anche, contro le altre calamità; e quando avrai fatto passare tante cose, estrai un concetto da assimilare in quel giorno. (I, 2)
  • Ogni piacere ha il suo momento culminante quando sta per finire. In mezzo agli stessi piaceri nascono le cause del dolore.
  • Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.
  • Ti prego, Lucilio carissimo, fa’ la sola cosa che può renderti felice: distruggi e calpesta questi beni splendidi solo esteriormente, che uno ti promette o che speri da un altro; aspira al vero bene e godi del tuo. Ma che cosa è “il tuo”? Te stesso e la parte migliore di te. Anche il corpo, povera cosa, benché non se ne possa fare a meno, stimalo necessario più che importante; ci procura piaceri vani, di breve durata, di cui necessariamente ci pentiamo e che, se non li frena una grande moderazione, hanno un esito opposto. Questo dico: il piacere sta sul filo, e si muta in dolore se non ha misura; ma è difficile tenere una giusta misura in quello che si crede un bene: solo il desiderio, anche intenso, del vero bene è senza pericoli. Vuoi sapere che cosa sia il vero bene o da dove venga? Te lo dirò: dalla buona coscienza, dagli onesti propositi, dalle rette azioni, dal disprezzo del caso, dal tranquillo e costante tenore di vita di chi segue sempre lo stesso cammino. (23, 6-7)
  • Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta.
  • È povero non chi possiede poco, ma chi brama avere di più. (lettera 2; 1975)
  • Ti dirò che cosa oggi mi è piaciuto in Ecatone. «Mi chiedi» egli scrive «quale è stato il mio progresso? Ho cominciato ad essere amico di me stesso.» Grande è stato il suo progresso: non rimarrà più solo. Sappi che tutti possono avere quest’amico. (lettera 6; 1975)
  • Dice Ecatone: «Ti rivelerò un filtro amoroso, senza unguenti, senza erbe, senza formule magiche: se vuoi essere amato, ama». […]
    Certo qualcosa di simile all’amicizia è nell’amore, che si potrebbe chiamare una folle amicizia. (lettera 9; 1975)
  • Dicono che Cratere, discepolo di quello Stilbone, da me menzionato nella precedente lettera, avendo visto un giovincello passeggiare in un luogo isolato, gli domandò che facesse lì solo. «Parlo con me» fu la risposta. E di rimando Cratere: «Sta’ bene attento, te ne prego; tu parli con un cattivo soggetto». […]
    Chi è privo della saggezza non deve essere lasciato in balia di se stesso… (lettera 10; 1975)
  • Chi segua la sua strada ha sempre una meta da raggiungere, ma chi ha smarrito la retta via, va errando all’infinito. (lettera 16; 1975)
  • Chiederò in prestito a Epicuro questa massima: «Per molti le ricchezze acquistate non hanno rappresentato la fine, ma solo un mutamento delle loro miserie». (lettera 17; 1975)
  • Diverrò povero? Sarò con la maggioranza degli uomini. Andrò in esilio? Penserò di essere nato là, dove mi manderanno. Sarò messo in catene? E che? Sono orse ora veramente libero? La natura mi ha già legato a questo grave peso del corpo. Morirò? Porrò cosi fine – dirai tu – alla possibilità di cadere ammalato, di esser messo in catene, di morire…
    Moriamo ogni giorno: ogni giorno, infatti, ci è tolta una parte della vita; anche quando il nostro organismo cresce, la vita decresce. Abbiamo perduto l’infanzia, poi la fanciullezza, poi la gioventù. Tutto il tempo passato fino a ieri è morto per noi: questo stesso giorno che stiamo vivendo la dividiamo con la morte. Come non vuota la clessidra l’ultima goccia, ma tutte quelle che sono già cadute, così l’ultima ora in cui cessiamo di esistere non produce, da sola, la morte, ma la compie; […]
    «Non viene una sola volta la morte; quella che ci rapisce è solo l’ultima morte». […]
    questa morte che tanto temiamo è l’ultima, non la sola. […]
    la follia umana, è così grande, che alcuni sono spinti alla morte proprio dal timore della morte. […]
    «Fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed aver fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l’estate ha fine con l’autunno, questo è incalzato dall’inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea». Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile. (lettera 24; 1975)
  • Chi non vuole morire si rifiuta di vivere, perché la vita ci è stata data a patto di morire. La morte è il termine certo a cui siamo diretti e temerla è da insensato, poiché si aspetta ciò che è certo e solo l’incerto può essere oggetto di timore. La morte è una necessità invincibile e uguale per tutti: chi può lamentarsi di trovarsi in una condizione a cui nessuno può sottrarsi? […]
    Ma temo che una lettera così lunga ti diventi più odiosa che la morte. Perciò concluderò: pensa sempre alla morte, se non vuoi mai temerla. (lettera 30; 1975)
  • Perciò non devi attribuire a Epicuro quei pensieri che t’ho inviato: sono di dominio pubblico, e soprattutto della nostra scuola. […]
    Dovunque volgi lo sguardo, ti si presentano massime che potrebbero considerarsi notevoli se non si leggessero insieme con altre dello stesso valore. Perciò abbandona la speranza di poter gustare superficialmente l’ingegno dei sommi uomini; tu devi studiarlo e considerarlo nella sua unità. Ogni suo aspetto ne richiama sempre un altro, ciascuna parte, connettendosi con l’altra, dà completezza all’opera dell’ingegno umano. Niente può essere tolto senza rompere l’unità del pensiero. Non dico che non si possano considerare le singole membra, purché non si prescinda dall’intero organismo. […]
    Ma per un uomo di matura esperienza è disdicevole cercare fiorellini, sostenersi con poche massime ben note e affidarsi alla memoria. È ormai tempo che uno poggi su se stesso, che esprima questi pensieri con parole sue e non a memoria. Ed è specialmente disdicevole per un vecchio o per uno che si affaccia alla vecchiaia una cultura basata su raccolte di esempi scolastici. «Questo l’ha detto Zenone». E tu che dici? «Questo l’ha detto Cleante.» E tu? Fino a quando ti muoverai sotto la guida di un altro? Prendi tu il comando ed esprimi anche qualcosa di tuo, che altri mandino a memoria. […]
    Hanno esercitato la memoria sul pensiero altrui, ma altro è ricordare, altro è sapere. Ricordare è custodire ciò che è stato affidato alla memoria, mentre sapere significa far proprie le nozioni apprese e non star sempre attaccato al modello, con lo sguardo sempre rivolto al maestro. «Questo l’ha detto Zenone, questo Cleante.» Ci sia qualche differenza fra te e il tuo libro. Fino a quando penserai ad imparare? È tempo anche di insegnare. Che ragione c’è che io senta dire da te quello che posso leggere in un libro? […]
    La verità è accessibile a tutti, non è dominio riservato di nessuno, e il campo che essa lascia ai posteri è ancora vasto. (lettera 33; 1975)
  • Perciò gli uomini si immergono nelle passioni e, una volta che ne hanno fatto un’abitudine, non possono più farne a meno; e sono veramente infelici, poiché giungono a sentire come necessarie le cose prima superflue. Non godono dei piaceri, ma ne rimangono schiavi e, quella che è la peggiore disgrazia, amano anche il proprio male. Si raggiunge il colmo dell’infelicità quando le cose turpi non solo sono gradite, ma procurano un intimo compiacimento; e non c’è rimedio quando quelli che erano sentiti come vizi diventano abitudine quotidiana. (lettera 39; 1975)
  • Non si soffre, in effetti, per la mancanza di questi beni, ma per il pensiero della loro mancanza. Chi ha il possesso di sé non ha perso niente: ma quanti hanno la fortuna di possedere se stessi? (lettera 42; 1975)
  • Se voglio trastullarmi con qualche buffone, non devo cercarlo lontano: rido di me. (lettera 50; 1975)
  • Se mi arrenderò al piacere, dovrò arrendermi anche al dolore, alla fatica, alla povertà; anche l’ambizione e l’ira vorranno le mie energie, anzi sarò straziato fra tante passioni. Aspiro alla libertà; questo è il premio a cui sono rivolte tutte le mie fatiche. Mi chiedi che cosa sia la libertà? È indipendenza da ogni cosa, da qualunque circostanza esterna, da qualunque necessità. (lettera 51; 1975)
  • Devi sapere che Ulisse non affrontò tante peripezie nella navigazione perché era perseguitato da Nettuno: egli soffriva di mal di mare. Proprio come lui, dovunque dovrò andare per mare, vi giungerò dopo vent’anni. […]
    Una leggera febbretta può sfuggire all’attenzione, ma, se aumenta e diventa un’autentica febbre che brucia, anche l’uomo più resistente e più avvezzo alle sofferenze è costretto a confessare l’infermità. […]
    Il contrario avviene nelle infermità che colpiscono l’animo: quanto più uno sta male, tanto meno se ne accorge. Non te ne devi meravigliare, carissimo Lucilio. Infatti, chi è appena assopito, anche durante il sonno percepisce le immagini dei sogni; e talvolta, dormendo, si rende conto di dormire. Ma un sonno pesante estingue anche i sogno e sommerge l’anima in una completa incoscienza. Perché nessuno confessa i suoi vizi? Perché è ancora sotto il loro dominio. Può raccontare i propri sogno solo chi ne è guarito. Perciò, svegliamoci, per poter prendere coscienza dei nostri errori. Solo la filosofia riuscirà a destarci, e a scuoterci dal pesante sonno: consacrati tutto a lei. Tu sei degno di lei ed ella è degna di te: abbracciatevi. (lettera 53; 1975)
  • Niente di più lungo di quel passaggio sotterraneo, niente di più fioco di quelle fiaccole, che servono non per vedere tra le tenebre, ma per vedere le tenebre stesse. (lettera 57; 1975)
  • L’infelicità non consiste nel fare una cosa per ordine altri, ma nel farla contro la propria volontà. (lettera 61; 1975)
  • L’assalto del male è di breve durata; simile ad un temporale, passa, di solito, dopo un’ora. Chi, infatti, potrebbe sopportare a lungo quest’agonia? Ormai ho provato tutti i malanni e tutti i pericoli, ma nessuno per me è più penoso. E perché no? In ogni altro caso si è ammalati; in questo ci si sente morire. Perciò i medici chiamano questo male “meditazione della morte”: talvolta, infatti, tale mancanza di respiro provoca la soffocazione. Pensi che ti scriva queste cose per la gioia di essere sfuggito al pericolo? Se mi rallegrassi di questa cessazione del male, come se avessi riacquistato la perfetta salute, sarei ridicolo come chi credesse di aver vinto la causa solo perché è riuscito a rinviare il processo. (54, 1-4)
  • “Sono schiavi.” No, sono uomini. “Sono schiavi”. No, vivono nella tua stessa casa. “Sono schiavi”. No, umili amici. “Sono schiavi.” No, compagni di schiavitù, se pensi che la sorte ha uguale potere su noi e su loro. (5, 47)
  • Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili. (CIV, 26)

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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PLATONE

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  • Vada come sta a cuore al dio. Alla legge si obbedisce. Difendersi si deve. (cap. 2)
  • Certamente lo conoscete Cherofonte; […] un giorno che era andato a Delfi, ebbe la faccia tosta di chiedere al dio […] se ci fosse qualcuno più sapiente di me [Socrate] e la Pizia gli rispose che non c’era nessuno. (cap. 5)
  • Certo sono più sapiente io di quest’uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò, un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo. (cap. 6)
  • Capii ben presto che i poeti componevano le loro opere non facendo uso del cervello ma per una certa disposizione naturale, per una sorta di ispirazione, come gli indovini e i profeti. Anche costoro, infatti, dicono molte e belle cose, ma senza rendersene conto. (cap. 7)
  • Chi è quell’uomo che potrebbe credere che esistono i figli degli dei e non esistono gli dei? (cap. 15)
  • Hai torto, amico, se pensi che un uomo di qualche merito debba star lì a calcolare il rischio di vita e di morte, invece di pensare se ciò che fa è giusto o ingiusto e se si è comportato da uomo onesto o malvagio. (cap. 16)
  • Nessuno sa cosa sia la morte e se essa non sia il maggiore di tutti i beni; e invece gli uomini ne hanno paura, come se sapessero bene che essa è il più grande dei mali. (cap. 17)
  • Mai temerò e fuggirò quelle cose che io non so se siano buone, per altre che, invece, so e riconosco cattive. (cap. 17)
  • Non dalla ricchezza nasce la virtù, ma che dalla virtù deriva, piuttosto, ogni ricchezza e ogni bene, per l’individuo come per gli stati. (cap. 17)
  • Nessun uomo riuscirà a salvarsi qualora vorrà opporsi lealmente a voi o al popolo e impedire che nella sua patria avvengano ingiustizie e illegalità. (cap. 19)
  • La pena che i buoni devono scontare per l’indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi. (cap. 21)
  • Una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta. (cap. 28)
  • Nessuno, dinanzi alla giustizia o al nemico deve star lì a escogitare i mezzi per sfuggire, a tutti i costi, alla morte. (cap. 29)
  • Ma badate bene, cittadini, che non sia questa la cosa più difficile, ossia sfuggire alla morte, ma che molto più difficile sia sfuggire alla malvagità. Infatti, la malvagità corre molto più veloce della morte. (cap. 29)
  • Se la morte è assenza totale di sensazioni, come se si dormisse un sonno senza sogni, oh, essa sarebbe un guadagno meraviglioso. (cap. 32)
  • Nessun male può accadere ad un uomo giusto, sia durante la vita che dopo la morte. (cap. 33)
  • SOCRATE: Oh, Critone, come mai a quest’ora? Non è ancora presto?
    CRITONE: Sì, certo.
    SOCRATE: Ma che ora è, esattamente?
    CRITONE: È appena l’alba.
    SOCRATE: Mi meraviglio come, il custode del carcere t’abbia fatto entrare.
    CRITONE: Con tutte le volte che son venuto, Socrate, me lo son fatto amico e, poi, gli ho fatto anche parecchi favori.
    SOCRATE: E sei venuto adesso o eri qui da tempo?
    CRITONE: Già da un pezzo.
    SOCRATE: E perché non mi hai svegliato, e sei rimasto lì seduto in silenzio?
    CRITONE: Santo cielo, Socrate, al posto tuo neanche io vorrei rimanermene sveglio, in una simile disgrazia. Anzi, sono rimasto, per un bel pezzo, a guardarti mentre dormivi cosi tranquillo. E non t’ho voluto svegliare proprio perché tu potessi riposare il più possibile a tuo agio. D’altro canto, io t’ho sempre ammirato, in passato, per il tuo carattere e soprattutto ora, nel vedere con quanta calma e serenità tu sopporti quello che t’è capitato.

  • D’altro canto, nemmeno gli ignoranti amano la sapienza, né desiderano diventare sapienti. Proprio in questo, difatti, l’ignoranza è insopportabile, nel credere da parte di chi non è né bello né eccellente, e neppure saggio, di essere adeguatamente dotato. Chi non ritiene di essere privo, dunque, non desidera ciò di cui non crede di aver bisogno. (dal Simposio )
  • E come un soffio di vento o un’eco, rimbalzando da superfici levigate e solide, viene rinviata al punto di emissione, così il flusso della bellezza, arrivando nuovamente al bell’amato attraverso gli occhi, che sono la via naturale per arrivare all’anima, come vi è giunto e l’ha eccitata al volo, irrora i condotti delle ali, stimola il formarsi delle ali e colma d’amore l’anima, a sua volta, dell’amato.
  • Poiché, dunque, è figlio di Poro e di Penìa, ad Amore è toccata la sorte seguente. In primo luogo è sempre povero e ben lontano dall’essere delicato e bello, come credono i più, anzi è duro e lercio e scalzo e senza tetto, abituato a coricarsi in terra e senza coperte, dormendo all’aperto sulle porte e per le strade e, avendo la natura di sua madre, è sempre di casa col bisogno. Per parte di padre, invece, è insidiatore dei belli e dei buoni, coraggioso, audace e teso, cacciatore terribile, sempre a tramare stratagemmi, avido di intelligenza e ingegnoso, dedito a filosofare per tutta la vita, terribile stregone, fattucchiere e sofista. E per natura non è né immortale né mortale, ma ora fiorisce e vive nello stesso giorno, quando gli va in porto, ora invece muore e poi rinasce nuovamente in virtù della natura del padre. E infatti l’oggetto dell’amore è ciò che è realmente bello, grazioso, perfetto e invidiabilmente beato, mentre l’amante ha un altro aspetto, quale quello che ho esposto.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

SOCRATE

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  • Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare.
  • Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nella stessa persona.
  • Chi vuol muovere il mondo prima muova se stesso.
  • Ero veramente un uomo troppo onesto per vivere ed essere un politico.
  • Il mio consiglio per te è di sposarti; se troverai una buona moglie, sarai felice; se non la troverai diventerai un filosofo.
  • I cattivi vivono per mangiare e bere, mentre i buoni mangiano e bevono per vivere.
  • L’ignoranza è l’origine di tutti i mali.
  • La meraviglia è un sentimento assolutamente tipico del filosofo. La filosofia non ha altra origine che questa.
  • La morte è l’una o l’altra di due cose. O è un annullamento e i morti non hanno coscienza di nulla; o, come ci vien detto, è veramente un cambiamento, una migrazione dell’anima da un luogo ad un altro.
  • La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere! Perché io so di sapere più di te, che pensi di sapere.
  • L’esser contenti è una ricchezza naturale, il lusso è una povertà artificiale.
  • L’uomo più ricco è quello che si accontenta di poco, perché la contentezza è la ricchezza data dalla natura.
  • Non esitate a sposarvi. Se troverete una buona moglie sarete felici. Se troverete una cattiva moglie diventerete filosofi… e questa è un’ottima cosa per qualunque uomo.
  • Nulla può far danno a un uomo buono, né in vita né dopo la morte.
  • Perché ti meravigli tanto se viaggiando ti sei annoiato? Portandoti dietro te stesso hai finito col viaggiare proprio con quell’individuo dal quale volevi fuggire.
  • Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane.
  • Praticare il bene è un affare. Se l’uomo non lo persegue è solo perché non ha la minima idea di dove si trovi il bene. Pertanto non è malvagio ma ignorante.
  • Quella che sul piano soggettivo è la felicità, sul piano oggettivo coincide con la realizzazione della propria essenza.
  • Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo.
  • È meglio subire ingiustizia piuttosto che farla.
  • Tutte le guerre sono combattute per denaro.
  • Viviamo intorno a un mare come rane intorno a uno stagno. [Allude al Mar Mediterraneo]

 

Dott. Roberto Cavaliere

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ARISTOTELE

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  • Chi è incapace di vivere in società, o non ne ha bisogno perché è sufficiente a se stesso, deve essere una bestia o un dio. (da La politica )
  • Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo.(da Etica Nichomachea )
  • Dunque così Egli è. Ed ha anche vita perché l’atto dell’intelletto è vita ed Egli è quell’atto. E la sua attività che esiste di per sé è la vita migliore ed eterna. Diciamo, infatti, che Dio è vivente, eterno e perfetto, sicché a Dio appartiene una vita continua ed eterna: questo è, dunque, Dio. (da Metafisica , XII 7, 1072 a21-b30)
  • È a causa del sentimento della meraviglia che gli uomini ora, come al principio, cominciano a filosofare. (da Metafisica )
  • È il valore dell’oggetto proprio della conoscenza quello che determina la superiorità di una scienza, o la sua inferiorità. (da Metafisica )
  • È nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto, e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo. (da La politica )
  • Facciamo la guerra per poter vivere in pace. (da Etica nicomachea )
  • Gli uomini, sia nel nostro tempo che da principio, hanno cominciato a filosofare a causa della meraviglia, poiché dapprincipio essi si meravigliavano delle stranezze che erano a portata di mano, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, affrontarono maggiori difficoltà, quali le affezioni della luna e del sole e delle stelle e l’origine dell’universo. (da Metafisica , I, 2, 982b)
  • I cosiddetti pitagorici, che furono i primi a fare matematica, non solo la svilupparono ma vi si immersero completamente, credendo che i principi della matematica fossero i principi di tutte le cose. (da Metafisica )
  • I vecchi sono due volte bambini. (da Metafisica )
  • Il non risentirsi delle offese è da uomo vile e schiavo. (citazione da Etica a Nicomaco in Storia di Cristo di Giovanni Papini)
  • Il tutto è maggiore della somma delle sue parti. (da Metafisica )
  • La modestia non può essere detta una virtù, perché assomiglia più a una sofferenza che a una qualità. (da Etica Nicomachea )
  • Le scienze matematiche in particolare mostrano ordine, simmetria e limite: e queste sono le più grandi istanze del bello. (da Metafisica )
  • Nel concepire un ideale possiamo presumere quel che vogliamo, ma dovremmo evitare le impossibilità. (citato in Aldous Huxley, L’isola , pag. 11)
  • Non bisogna dunque porre ad un qualsiasi scienziato ogni possibile domanda, né uno scienziato dovrà rispondere a ogni domanda su qualsiasi argomento. (da Analitici Secondi )
  • Non conosciamo il vero se non conosciamo la causa. (da Metafisica )
  • Non è possibile o non è facile mutare col ragionamento ciò che da molto tempo si è impresso nel carattere. (da Etica Nicomachea )
  • Sarebbe assurdo pensare che la politica o la saggezza siano le forme più alte di conoscenza, a meno di non pensare che l’uomo sia la realtà di maggior valore nel cosmo. […] Di fatto ci sono realtà di natura ben più divina dell’uomo come, ad esempio, i corpi celesti di cui è costituito il cosmo. (da Etica Nicomachea , in Opere , Laterza, Bari 1973, Libro VI, 7, 1141 a-b)
  • Tutti gli uomini per natura tendono al sapere. (da Metafisica )
  • [Talete] […] siccome, povero com’era, gli rinfacciavano l’inutilità della filosofia, avendo previsto in base a calcoli astronomici un’abbondante raccolta di olive, ancora in pieno inverno, pur disponendo di poco denaro, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio per una cifra irrisoria, dal momento che non ve n’era alcuna richiesta; quando giunse il tempo della raccolta, cercando in tanti urgentemente tutti i frantoi disponibili, egli li affittò al prezzo che volle imporre, raccogliendo così molte ricchezze e dimostrando che per i filosofi è molto facile arricchirsi, ma tuttavia non si preoccupano di questo. (da Politica , A 11, 1259 a)
  • E sembra che anche Talete – secondo quanto tramandato – abbia supposto che l’anima sia qualcosa di motore, se davvero egli disse che il magnete possiede anima, dato che muove il ferro. (da Sull’anima )
  • E alcuni affermano che l’anima è mescolata proprio nell’universo, per cui – forse – anche Talete ritenne che tutte le cose sono piene di dei. (da Sull’anima )
  • Dei primi filosofi, i più hanno pensato che vi siano solo principi materiali delle cose. Ciò da cui le cosa hanno il loro essere e da cui si originano e in cui corrompendosi si risolvono – poiché la sostanza permane pur mutando negli accidenti – dicono sia l’elemento primordiale e, essa sostanza, il principio delle cose; per questo pensano che niente si generi o perisca in assoluto, dato che tale sostanza permane in eterno… Ci dev’essere infatti una qualche sostanza, una o più d’una, da cui si generi il resto pur restando essa immutata. Quanto poi al numero e alla forma di tale principio non hanno tutti la stessa opinione: Talete, l’iniziatore di questa filosofia, dice per parte sua che esso è l’acqua (e per questo sostiene che la terra poggia sull’acqua) e tale opinione gli viene forse dall’aver osservato che il nutrimento di tutte le cose è umido e che perfino il caldo si genera dall’acqua e vive di essa (ma ciò onde tutte le cose si originano è il loro principio); da questo era stato indotto a tale opinione e anche dal fatto che ogni germe ha una natura umida; e anche l’acqua è il principio della natura di ciò che è umido. Vi sono poi alcuni che credono che i primi antichissimi teologi, vissuti molto prima del nostro tempo, abbiano avuto la stessa opinione sulla sostanza primordiale perché chiamavano Oceano e Teti i padri della generazione e perché dicevano che gli dei giurano per l’acqua, che quei poeti chiamavano Stige. Si onora sempre ciò che è più antico e niente è più onorato del giuramento. Non è poi sicuro che quest’opinione sulla sostanza primordiale delle cose sia talmente antica, ma si dice tuttavia, che questo fosse il pensiero di Talete sulla causa prima. (da Metafisica )
  • Secondo è l’argomento [di Zenone di Elea] detto Achille . Questo sostiene che il più lento non sarà mai raggiunto nella sua corsa dal più veloce. Infatti è necessario che chi insegue giunga in precedenza là di dove si mosse chi fugge, di modo che necessariamente il più lento avrà sempre un qualche vantaggio. Questo ragionamento è lo stesso della dicotomia, ma ne differisce per il fatto che la grandezza successivamente assunta non viene divisa per due. Dunque il ragionamento ha per conseguenza che il più lento non viene raggiunto ed ha lo stesso fondamento della dicotomia (nell’un ragionamento e nell’altro infatti la conseguenza è che non si arriva al termine, divisa che si sia in qualche modo la grandezza data; ma c’è di più nel secondo che la cosa non può essere realizzata neppure dal più veloce corridore immaginato drammaticamente nell’inseguimento del più lento), di modo che la soluzione sarà, per forza, la stessa. (da Fisica )
  • Il millantatore è colui il quale fa mostra di titoli di meritoche non possiede, esagerando il suo controllo del mondo di cui in realtà è privo. ( Etica a Nicomaco , libro IV, 7 [la sincerità])

 

Dott. Roberto Cavaliere

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CAMMINARE PER PLACARE L’ANSIA

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Secondo un piccolo studio randomizzato, per placare l’ansia è meglio camminare che svolgere vigorosi esercizi atletici.”Camminare, effettuare un interval training ad alta intensità e fare un continuo esercizio aerobico, producono effetti positivi su molti fattori che regolano l’umore”, ha affermato la Dott.ssa Wendy Suzuki della New York University. I risultati sono stati presentati lo scorso 16 novembre durante il meeting annuale della Society for Neuroscience di San Diego, California.

Suzuki e colleghi hanno assegnato 41 soggetti sani – di età compresa tra i 18 e i 26 anni – a un tipo di esercizio: una sessione da 44 minuti di interval training ad alta intensità, un esercizio aerobico continuo su un tapis roulant o una camminata, attività effettuata anche dal gruppo di controllo .Le valutazioni prima e dopo la sessione hanno riscontrato che tutti e tre i tipi di esercizio erano legati a notevoli riduzioni in disturbi dell’umore, sentimenti negativi in generale e ansia. Inoltre risultavano associati a una maggior felicità ed empatia.In tutti e tre i gruppi, i cambiamenti nell’ansia si sono correlati positivamente all’intensità dell’esercizio, misurata tramite la percentuale di consumo massimo di ossigeno.

I ricercatori, tuttavia, ipotizzano che gli allenamenti più intensi abbiano causato stanchezza nei soggetti dello studio, con riduzione dell’effetto positivo sull’ansia. “Si tratta di risultati preliminari, ma che affrontano una questione chiave su come diverse forme di esercizio influenzino la funzione cerebrale. Future ricerche ci permetteranno di ottenere informazioni sempre più specifiche su quale tipo e durata di esercizio possa avere il massimo effetto sull’umore e i livelli di stress e sia in grado di migliorare anche altri aspetti della funzione cerebrale”, ha concluso Suzuki.

Fonte: Society for Neuroscience Annual Meeting 2016

Dott. Roberto Cavaliere

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LE IDEE IRRAZIONALI SECONDO ELLIS

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Albert Ellis è stato uno degli psicologi fondatori del cognitivismo. Iniziò a sviluppare la sua terapia nel 1962 e la chiamò “Terapia razionale emotiva”. Ellis credeva che buona parte dei problemi di natura psicologica dipendesse dalle idee irrazionali. 

Carta delle idee irrazionali di base di Ellis
1) io devo sempre essere amato, approvato, stimato da tutte le persone per me significative.
2) devo mostrarmi sempre competente ed adeguato in tutto ciò che faccio.
3) le cose devono andare in modo che io possa ottenere tutto quello che voglio subito e senza fatica, altrimenti il mondo è uno schifo e la vita non è degna di essere vissuta.
4) gli altri devono trattare tutti in modo corretto, e se si comportano in modo ingiusto o immorale, allora sono delle carogne e meritano di essere severamente puniti. Devono scontarla in un modo o on un altro.
5) Se temo che possa accadere qualcosa di pericoloso o dannoso, allora devo pensarci continuamente, ed è giusto che sia agitato e sconvolto al pensiero delle eventuali conseguenze per poterle controllare meglio.
6) Devo trovare soluzioni perfette ai miei problemi o a quelli altrui, altrimenti chissà cosa può succedere.
7) La causa delle mie emozioni e dei miei sentimenti è sempre esterna, per cui posso fare ben poco per controllarli, per superare la depressione, l’ansia, il rancore …
8) Il mio passato è la vera causa dei miei attuali problemi: se qualcosa nel passato ha influito pesantemente sulla mia vita, questo ormai condiziona irrimediabilmente tutti i miei sentimenti e comportamenti attuali.
9) Ho bisogno di starmene tranquillo, senza responsabilità, sforzi, disciplina o autocontrollo.
10) Devo sempre essere perfettamente a mio agio e senza sofferenze di nessun genere.
11) Potrei impazzire e questo sarebbe davvero terribile!
12) Mi considero debole, incapace, inadeguato, quindi ho bisogno di dipendere dagli altri e da qualcuno in particolare.

Queste idee irrazionali di base contengono tre nozioni fondamentali a cui ogni individuo fa appello dinanzi a se stesso, gli altri ed il mondo:

  1. Devo agire bene e devo ottenere l’approvazione per il mio modo di agire.
  2. Tutte le persone devono agire in modo gentile, rispettoso e giusto con me; se non lo fanno, sono spregevoli e cattive e devono essere puniti.
  3. Le condizioni vitali devono essere positive e facili affinché tutto possa andare esattamente come voglio senza troppo sforzo e fatica.

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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L’ANSIA SI COMBATTE ANCHE CON LA GENTILEZZA

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Attacchi di panico e ansia sono problemi sempre più diffusi tra la popolazione di tutto il mondo ma, secondo un recente studio, può essere però combattuta in un modo semplice ma molto efficace: sembra infatti che la gentilezza e i modi garbati possano portare alle persone soggette all’ansia molti più benefici di quanto si possa pensare.

In ambito lavorativo o nella vita di tutti i giorni, l’ansia e gli attacchi di panico possono essere problematiche davvero limitanti per chi ne soffre. Ma come combatterli? Un recente studio dell’University of British Columbia, pubblicato anche sul Washington Post, ha rivelato come un piccolo gesto quotidiano possa portare risultati strabilianti nella lotta all’ansia, depressione e attacchi di panico: si tratta della gentilezza e di tutte quelle accortezze che possono essere prese nei confronti dell’“altro”. Come riporta il giornale americano, infatti, le persone che soffrono d’ansia tendono anche ad essere più introspettive e, di conseguenze, molto più introverse: Jennifer Trew e Lynn Alden, autori della ricerca, sono quindi partiti da questa constatazione per studiare quali siano le reazioni delle persone soggette all’ansia dopo aver compiuto un maggior numero di atti gentili.

In particolare, i due psicologi hanno portato avanti lo studio su 115 studenti universitari suddivisi in tre gruppi: per quattro settimane, il primo gruppo ha dovuto compiere tre atti di gentilezza, il secondo partecipare ad attività sociali (uscite, balli, pranzi, cene, ecc…) e il terzo solamente annotare ciò che si era fatto durante la giornata. Nel primo e nel secondo caso, poiché più stressati, gli studenti sono stati preparati con esercizi di respirazione per tenere a bada eventuali crisi d’ansia: il risultato è stato sorprendente in quanto gli studenti del primo gruppo hanno riscontrato benefici evidenti e una notevole riduzione di attacchi d’ansia.

Dottor Roberto Cavaliere

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COME GESTIRE L’ANSIA DA TERREMOTO

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La notizia di un terremoto, anche se non si risiede nella zona coinvolta e quindi non è stato avvertito in prima persona, può comunque comportare uno stato ansioso col timore che possa nell’immediato colpire anche la propria zona di residenza. Il timore infatti è che ciò che al momento riguarda “altri” prima o poi possa riguardare se stessi.
La paura del terremoto è una paura ancestrale che rimanda all’incapacità dell’uomo di controllare eventi naturali.
Questa paura ancestrale è amplificata in chi soffre d’ansia che tende a voler mantenere il controllo di tutto per poter gestire al meglio la propria ansia.
Cosa fare in questi casi ?
L’ansia del terremoto è un fenomeno emotivo per cui bisogna cercare di contrastarlo con processi razionali quali:
Il raccogliere informazioni di tipo tecnico e statistico sull’evento,
il leggere o l’ascoltare l’opinione di sismologi,
il ridurlo ad un fenomeno esterno a noi,
il non ascoltare o vedere le dirette televisive sull’evento se tendono a scuotere troppo emotivamente,
Questi accorgimenti razionali potrebbero sembrare egoistici, ma non significano non provare partecipazione o empatia per quello che è successo, ma hanno il solo scopo di ridurre solo l’eccessiva ansia associata a tali eventi.

Dottor Roberto Cavaliere

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YOGA CONTRO L’ANSIA

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Fare yoga contro l’ansia è il risultato cui sono arrivati i ricercatori della Georgia State University, pubblicati sulla prestigiosa rivista International Journal of Yoga Therapy, che hanno evidenziato i pregi della millenaria disciplina orientale nella riduzione di tutti i problemi che derivano dal disturbo d’ansia generalizzato.

Attenzione all’ansia. In particolare, gli studiosi statunitensi hanno analizzato il comportamento delle persone che soffrono di questo tipo di disturbo: in generale, infatti, gli “ansiosi” sono caratterizzati da una preoccupazione quasi incontrollabile per le situazioni che potrebbero accadere nel futuro, e questo comporta la comparsa di ulteriori sintomi non solo psicologici, ma anche fisici, come tensione muscolare e disturbi del sonno. L’effetto finale è un peggioramento della qualità della vita del soggetto, che genera problemi anche nelle sue relazioni con il prossimo, condizionando quindi vita privata e sociale.

Lo yoga contro lo stress. In supporto di tutti gli ansiosi, dunque, il suggerimento è di seguire gli esercizi e le pratiche tipiche dello yoga, che si dimostrano validi rimedi nella riduzione dei sintomi prima descritti. È già da tempo che si vantano le proprietà della psicoterapia nella “battaglia” ai disturbi d’ansia, ma ora la ricerca del team della Georgia State University ha dimostrato una concreta efficacia anche nel contrasto ai disturbi d’ansia generalizzata. Nello specifico, chi si sottopone a sessioni regolari di yogasperimenta un calo definito significativo del livello di preoccupazione, che migliora di conseguenza la qualità della vita quotidiana del paziente.

I numeri dello yoga in Italia e nel mondo. Lo studio americano conferma e pone basi scientifiche a quello che un numero sempre crescente di persone in tutto il mondo prova in prima persona: il numero di yogi e yogine, infatti, è in costante aumento negli ultimi anni, e si calcola che i praticanti nei soli Stati Uniti abbiano raggiunto quota 36,7 milioni di persone, con un altro bacino di 80 milioni di americani che si dicono pronti a sottoporsi agli esercizi sul tappetino. Anche in Italia il fenomeno mostra un trend positivo, e pure se mancano ancora statistiche ufficiali, si può sicuramente affermare che ci sono almeno 2 milioni di nostri connazionali che praticano yoga, nel migliaio di scuole diffuse sul territorio o con la pratica casalinga, mentre solo 5 anni fa erano circa la metà

Dottor Roberto Cavaliere

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