CUCKOLD E/O CAUNDALESIMO

Condividi

Con il termine inglese cuckold si usa indicare l’uomo che consapevolmente e volontariamente induce la propria partner a vivere esperienze sessuali con altri uomini (a loro volta denominati bull, tori, con allusione alla prestanza fisica di questi animali), ovvero la tendenza a fare praticare al proprio partner un tradimento assecondato. Solitamente è l’uomo che trae piacere dal vedere la propria donna che compie atti di sesso con altri uomini. Cuckold deriverebbe dal nome cuculo, e il riferimento è probabilmente al fatto che questo fa in modo che altri uccelli inconsapevolmente prestino il proprio nido e le proprie cure parentali ai propri piccoli.

Il cuckold è quasi simile al fenomeno del candaulesimo che indica la pratica umana di tipo sessuale con la quale il soggetto prova soddisfacimento nell’osservare il partner durante l’atto sessuale con un’altra persona (Borneman, 1988). Il nome deriva da una vicenda narrata a proposito di Candaule, re di Lidia del’VIII secolo a.C. Come si vede il fenomeno è lo stesso la differenza è solo nei termini usati.

In origine il termine cuckold si applicava a mariti non consapevoli di essere vittime di adulterio: ovvero il cosiddetto “portare le corna”che indica il fatto che il tradito è, nel luogo comune, l’ultimo a venire a conoscenza dell’adulterio, così come le corna sulla testa sono viste dagli altri ma non da chi le porta.

Il fenomeno del cuckoldismo è aumentato con l’avvento di internet che ha permesso un maggiore volume di contatti tra persone sconosciute ed appassionate del genere. Con l’aumentare dei contatti tra sconosciuti cresce anche il rischio di incontrare sieropositivi o persone pericolose con forti disturbi mentali. Molti casi mettono alla luce la pericolositá di questi incontri, pratiche eseguite tra l’altro non solo con sconosciuti.

Il cuckold, inteso come il soggetto passivo di questa relazione triangolare, può vivere la propria condizione come una forma di umiliazione, che avvicina questo rapporto alle relazioni di dominazione/sottomissione tipiche del BDSM, in cui la sua partner assume l’aspetto psicologico di una vera e propria mistress. In questo tipo di rapporto, spesso la donna impone al partner cuckold regole e limiti che coartano e reprimono in varia misura la sua sessualità, ad esempio vietandogli di avere rapporti sessuali completi con lei, se non saltuariamente, oppure disciplinando le modalità in cui egli può avvicinarsi e toccare il corpo della sua compagna, etc.; spesso, in questi casi, il cuckold assiste al rapporto sessuale fra la sua compagna e il “terzo” uomo e subisce commenti o ordini umilianti da parte di entrambi. In altri casi, tuttavia, il soggetto cuckold vive questo aspetto della sessualità come un complemento della normale relazione di coppia, stringendo a volte persino un legame di amicizia e di complicità maschile con l’abituale “terzo” con cui la sua compagna si intrattiene.

 

TESTIMONIANZA

Gentile Dottore,

Sono una donna di 45 anni e il mio compagno è quello che si definisce un cuckold, ossia cornuto… cioè desidera e si eccita nel vedermi fare sesso con altri uomini, o immaginare che io seduca qualcuno o che qualche uomo ci provi con me…Io devo confessarLe che qualche volta ho acconsentito ai suoi giochi, ma sono molto confusa perchè mi sembra che questo non lo abbia soddisfatto e mi fa capire che desidera tantissimo che a breve io faccia sesso con un uomo. Ho letto molto sul cuckoldismo, ma quello che non riesco a condividere è come un uomo possa desiderare ossessivamente una cosa così e affermare di amare la propria compagna. Nel senso che mi è capitato di essere importunata da due uomini e quando glielo ho raccontato, invece di sentirsi offeso e arrabbiato come mi sentivo io, era eccitato al pensiero… E’ brutto pensarlo, ma ho accanto un uomo che non mi fa sentire veramente Sua, protetta e sicura… E poi pensare che si ecciti solo così, senza un minimo di senso del “possesso” per il corpo e l’intimità della sua donna… Lo accetterei se fosse un gioco, un modo per trasgredire insieme, una cosa che può o non può accadere e non certo per la volontà di tradirlo o il desiderio di avere un altro uomo (da parte mia), e per l’ossessione di vedermi con altri uomini (da parte di lui).

Sono molto confusa, ci sono momenti in cui mi sembra di avere accanto un estraneo, e sono anche mortificata perchè capisco di non essere la donna che avrebbe desiderato. Magari all’inizio l’ho illuso per il mio essere trasgressiva, ma non ero innamorata..e forse pensavo lo stesso di lui…cioè che se si fosse innamorato di me non avrebbe più desiderato queste cose, ma mi avrebbe voluta solo per sè….Ho paura che il nostro rapporto ne risenta, ho sempre il dubbio di non essere io a farlo eccitare, ma il pensiero di vedermi in altre situazioni…

Se mi può fare chiarezza….Grazie

Distinti saluti

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

VAGINISMO

Condividi

Il vaginismo è un disturbo sessuale che consiste in una contrazione riflessa e involontaria dei muscoli del perineo, della vulva, dell’orifizio vaginale così marcata da rendere dolorosa la penetrazione, o anche da impedirla.

La contrazione si verifica non solo al momento del rapporto sessuale, ma per qualunque tipo di penetrazione, petting, visita ginecologica, uso di tamponi interni, lavanda o candelette vaginali. Chi è affetta da vaginismo, in questa circostanza, prova un dolore intenso, anche se la contrazione è dovuta a muscolatura striata, e quindi volontaria, ma non può impedirla. La paziente arriva dal ginecologo confusa e in preda a un forte senso di frustrazione. Di fronte a un problema di rapporti sessuali dolorosi o impossibili l’ ipotesi più probabile è che si tratti di una causa psicogena. Tuttavia è importante prima di effettuare una diagnosi di vaginismo, escludere altre cause di tipo anatomico e mediche quali: malformazioni del canale vaginale, setti, imene spesso e fibroso, forme infiammatorie acute e croniche, infettive e anche allergiche.

Una volta scartate le cause di ordine anatomico e medico, è opportuno dunque ipotizzare che con tutta probabilità le ragioni, che hanno determinato il problema, sono di tipo psicologico.

Le donne che hanno un vaginismo di tipo psicologico, solitamente hanno alle spalle lunghi anni di matrimonio non consumato. Risolvere in coppia non è facile ed è raro la remissione spontanea della patologia.

Necessita una psicoterapia. Esistono delle terapie di tipo sessuologico, mirate sul sintomo, che avvalendosi anche di una serie di prescrizioni, raggiungono, in un tempo breve dei buoni risultati. Le disfunzioni sessuali, possono rappresentare una sorta di campanello d’ allarme di una situazione psicologica più generalmente problematica; pertanto è consigliabile tenere presente questo aspetto, in modo che la risoluzione del vaginismo sia la porta d’ ingresso per ulteriori approfondimenti e non rappresenti invece la sordina messa ad una situazione difficile che potrebbe rischiare di manifestarsi di nuovo, magari sotto altre sembianze. Per quanto riguarda le cause psicologiche che possono determinare l’ insorgere di una tale disfunzione, è necessario precisare che non esistono delle cause specifiche, ma in letteratura si parla proprio di multicausalità. Si può trattare in alcuni casi di donne che hanno difficoltà a vivere pienamente la propria identità di genere sessuale, oppure che hanno un vissuto della sessualità caratterizzato da una forte ansietà o da sensi di colpa, più o meno manifesti. Può essere collegata a ricordi traumatici legati alla penetrazione o, più in generale, alla vita sessuale.

La costante, riferita da tutte le donne è la paura del dolore, derivante dalla fantasia che l’ introduzione del pene in vagina possa procurare dei danni fisici.

Molte donne che soffrono di vaginismo raggiungono comunque l’orgasmo attraverso la stimolazione del clitoride o il petting.

Le donne con il vaginismo possono provare tuttavia piacere con altre pratiche sessuali, purché queste non implichino la penetrazione. I partner delle donne affette dal vaginismo possono essere indotti a pensare che le stesse non provino attrazione sessuale, ma sono invece scoraggiate dal dolore che insorge ogni volta che viene tentata una penetrazione.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

FETICISMO

Condividi

Una delle forme più diffuse di perversioni è il feticismo che si definisce come lo spostamento della meta sessuale dalla persona viva nella sua interezza ad un suo sostituto, sia ciò che la sostituisce, una parte del corpo stesso, o una qualità, un indumento o qualsiasi altro oggetto. Il termine feticismo deriva dal portoghese ” feitiço ” = “artificiale”, poi “sortilegio” ed indica una pratica religiosa che consiste nell’adorare un oggetto di culto, un feticcio appunto. In sessuologia questo termine si applica alle persone che provano un desiderio sessuale per un oggetto, una parte del corpo o una situazione particolare. In alcuni casi la presenza di questo “oggetto di culto” è necessaria, per non dire essenziale, all’eccitazione e al piaceresessuale.

Considerato fino a qualche tempo fa una perversione malsana e da condannare, al giorno d’oggi il feticismo sta entrando nelle abitudini sessuali.

Oggetti del feticismo

Oggetto del feticismo può essere tutto quello che appartiene in tutti i ‘sensi’ alla persona e che può diventare fonte di attrazione, culto e eccitazione.

Gli oggetti feticisti più diffusi sono:

– le stoffe e i materiali come il cuoio, il lattice o il pizzo,

capi di abbigliamento come gonne, calze o di biancheria intima come perizoma, giarrettiere.

– Le parti del corpo ( seno , glutei , piedi, gambe…).

– Alcune caratteristiche fisiche (colore dei capelli , pettinatura, occhiali…).

– Alcune situazioni (donne incinte, handicappati, persone obese o anziane…)

 

CAUSE DEL FETICISMO
Come possibile causa che è alla base di questo comportamento vi può essere la nostra incapacità nella prima infanzia – di percepire una persona come un’unità: la madre rimane una serie d’impressioni separate l’una dall’altra, con un seno che nutre; un capezzolo che si afferra con le labbra, una voce che consola, mani che dispensano carezze, una bocca che bacia, dei capelli che fanno il solletico e così via. In questo modo l’adulto comporrà poi l’immagine del partner ideale. Così prende originariamente forma il feticismo. E quando l’innamorato chiede alla sua bella una ciocca di capelli, una lettera o una cartolina profumata, quando conserva il suo fazzoletto o il suo guanto, in lui riaffiora qualcosa di quello stadio. Ben diversa, certo, è l’esistenza del feticista vero e proprio, che può implorare inizialmente solo un pelo pubico, un reggiseno o un paio di mutandine e, ad uno stadio ulteriore, trascendere al furto di biancheria intima in un negozio o dalla fune del bucato. Ma è innegabile una radice comune.

In tutti i feticisti, che possono essere sia eterosessuali sia omosessuali, e la cui attività erotica si può esplicare in modo sia alloerotico sia autoerotico, si possono osservare tre modalità

  • una modalità attiva in cui il feticista usa attivamente il feticcio;
  • una modalità passiva in cui vuole che il feticcio sia in qualche modo usato su di lui da un’altra persona;
  • una modalità contemplativa in cui egli trae piacere dalla contemplazione dei feticci collezionati.

 

FETICISMO PATOLOGICO

Nei Tre saggi sulla teoria sessuale Freud afferma che “un certo grado di feticismo è di regola proprio dell’amore normale, in special modo in quegli stadi di innamoramento nei quali la meta sessuale normale appare irraggiungibile, oppure sembra negato il suo adempimento. (… ) Il caso patologico subentra solo quando il desiderio del feticcio si fissa al di là di questa condizione e si sostituisce alla meta normale, inoltre quando il feticcio distaccato dalla persona diventa unico oggetto sessuale” (IV, 467). Potremmo descrivere il passaggio ad un feticismo patologico attraverso degli stadi;

  • (primo stadio)l’uomo vuole vedere inizialmente la moglie con una determinata biancheria intima ( ad esempio in calze a rete nere);
  • (secondo stadio) successivamente basteranno soltanto queste ultime per masturbarsi;
  • (terzo stadio) non sentirà neppure più il bisogno di masturbarsi e l’orgasmo subentrerà al solo guardare, toccare o indossare lui stesso le calze;
  • (quarto stadio) infine, non sarà neppure più in grado di avere un orgasmo, perché a parità di stimolo la reazione diminuisce nel tempo. Quanto più è maniacale l’ossessione sessuale, tanto minore il soddisfacimento. Ma anche l’inverso: meno soddisfacimento procura l’ossessione, più maniacale diventa l’ossessione stessa. E’ un circolo vizioso

 

Forme particolari di feticismo

Di seguito un elenco di tipologie ‘particolari di feticismo:

Ibristofilia : essere sessualmente attirati dalle persone che hanno commesso un crimine.

Eritrofilia : attrazione sessuale per le persone che arrossiscono.

Siderodromofilia : essere sessualmente eccitati dai treni.

Brontofilia : essere eccitati dai temporali.

Emetofilia : essere sessualmente eccitati dal vomito o dal fatto di vomitare.

Pigmalionismo : feticismo rivolto alle statue

Tricofilia : eccitazione sessuale provocata dai peli.

Agalmatofilia : essere sessualmente attirati da manichini di plastica nudi.

… e tanti altri ancora

 

Un feticista famoso

Il regista americano Quentin Tarantino ha la passione per i piedi femminili, al punto da aver richiesto alle attrici che volevano partecipare al nuovo A prova di morte di presentarsi al casting in infradito. In ogni suo film, infatti, c’è almeno una scena “dedicata” alle estremità delle sue attrici preferite. A cominciare dalla musa Uma Thurman, i cui piedi sono stati omaggiati sia in Pulp Fiction che in Kill Bill . Diverso il caso di Dal tramonto all’alba : lì il regista era Rodriguez, ma Tarantino, attore a sceneggiatore del film, si è scritto una scena ad hoc in cui il suo personaggio leccava del liquore dai piedi di Salma Hayek…

 

FETICISMO NEL CINEMA

Oltre ai film di Tarantino nel film L’âge d’or di Luis Buñuel c’è una scena in cui la protagonista succhia l’alluce di una statua.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email: cavalierer@iltuopsicologo.it

 

TESTIMONIANZE

ikaros Età: 46 Salve. Ho 46 anni e per circa 7, da quando ne avevo 37, ho seguito un percorso di psicoterapia con diversi terapeuti e accompagnato da varie attività esperienziali. La molla che inizialmente mi ha spinto ad avviarmi su questo cammino è stata una depressione reattiva da separazione coniugale. La crisi si era verificata, anche, per gli effetti nefasti della mia parafilia feticistica che nelle mie precedenti relazioni era rimasta piuttosto defilata, più che altro per mia timidezza nel manifestarla. Invece in quei 12 anni di relazione avevo assillato la mia ex partner, sommergendola di stivali, procurati e proposti a raffica, con cui volevo si calzasse permanentemente sia nella vita quotidiana, sia nei nostri rapporti sessuali. Per quanto riguarda la mia sessualità, specifico che la presenza del mio “feticcio” non è mai stata indispensabile né all’erezione, né all’orgasmo. La mia vita sessuale, quindi ha un ampio margine di autonomia dalla presenza del feticcio che risulta compulsiva per la sua cronicizzazione, ma non in quanto indispensabile e vincolante. Con le partner successive ho riproposto questa mia predilezione, ovviamente con una consapevolezza ed una capacità di gestione della stessa affinate dalla psicoterapia in corso. In un caso ho trovato compiacenza pressoché totale, che però risultava anche della dipendenza che questa donna aveva nei miei riguardi. Con la partner successiva la condivisione e la disponibilità ad assecondarmi è stata più limitata, anche perché lei aveva sue
predilezioni e fantasie personali che finivano per prevalere sulle mie, ribaltando i rapporti di dipendenza che esistevano con chi l’aveva preceduta.
Dalla donna con cui ho convissuto negli ultimi quattro anni e da cui adesso mi sto separando, la mia parafilia è stata inizialmente accettata come forma di gioco da condividere con complicità, per poi essere gradualmente rifiutata fino ad essere uno dei motivi della crisi che ci ha condotto alla separazione. Lei afferma che la sua sessualità, a sua detta “sana” e animale (che la porta ad aborrire, tra l’altro, la penetrazione anale che io invece integro tranquillamente tra le modalità di coito gradevoli ed ammissibili, e per questo sono stato da lei tacciato di avere una pulsione distruttiva e umiliante verso il genere femminile), mal si adatta a quella mia con le sue “mentalizzazioni” e complessità “estetiche”. In tutto ciò torno a specificare che la presenza di stivali sulla scena dell’amplesso, o addosso alla partner, continua a non costituire la mia unica ed esclusiva modalità di eccitazione sessuale, convivendo con una normale attenzione e reattività a parti del corpo femminili, effusioni e situazioni ortodossamente erogene. Nel mio percorso terapeutico, durante il quale sono emersi aspetti e ramificazioni psichiche da sindrome di abbandono e dipendenza affettiva, che costituiscono alcuni dei nuclei del mio complesso psichico, sono transitato da un iniziale rifiuto della mia parafilia, che la psicoterapia doveva aiutarmi a debellare definitivamente, ad una sua graduale accettazione nel tentativo di individuare un modus vivendi, o meglio cum-vivendi, passando attraverso una presa di coscienza e una capacità di gestione che mi permettessero di “agire” consapevolmente la mia peculiarità, in modo da non renderla insostenibile a chi amavo, come accadeva quando ne ero completamente “agito”. Insomma, godermela piacevolmente senza trasformare la vita altrui, e di conseguenza anche la mia, in un inferno. L’ultimo terapeuta a cui mi sono rivolto, mi chiese, nell’ottica di un rapporto non conflittuale con me stesso e rispettoso di tutta la mia personalità, perché non cercavo le mie partner tra donne che condividessero la mia stessa passione. Ho rifiutato quest’ipotesi – tra l’altro del tutto fuori luogo in quella fase, visto l’amore, l’attaccamento e la seduzione che provavo per la mia partner di quell’epoca – sia perché mi è sembrata limitante delle mie scelte sentimentali, oltre che artificiosa (francamente, trovo un po’ ridicoli e patetici i vari ghetti virtuali o reali in cui, tra internet e club esclusivi, si rinchiudono certi cultori di emozioni particolari), sia perché la mia aspirazione, dopo l’iniziale ripulsa, sarebbe quella di “normalizzare” la mia predilezione integrandola in una sessualità non predeterminata e iperconnotata e vivendola in una dimensione di compartecipazione giocosa con chi condivide con me i piaceri del sesso. Insomma vivere la mia attrazione per rapporti sessuali con donne che indossano stivali come un aspetto ed una possibilità tra le tante, come d’altronde nella mia psico-fisiologia sessuale avviene. Aggiungo che a tutto ciò si accompagnano pratiche da feticismo di travestimento che in periodi di solitudine o di relazioni insoddisfacenti mi vedono a masturbarmi calzato, questa volta io stesso, delle fatidiche calzature. Superata la fase in cui questa abitudine mi ha creato qualche
perplessità di tipo identitario, adesso conosco benissimo l’effetto ansiolitico e compensativo psico-ormonale di questa pratica, che tra l’altro ha fatto, non deliberatamente ma con effetto catalizzatore, da sfondo alla mia prima eiaculazione quando avevo 11 anni, e che non ha nulla a che vedere con il travestitismo o la transessualità. Credo quindi che sia strettamente legata a periodi di stress da relazione in crisi o da assenza di relazione, con valore transizionale. Ma per tutto il resto, cosa fare? L’idea di riprendere un trattamento psicoterapeutico cognitivo-comportamentale o di qualunque tipo mi uggia (in linea con la componente ego-sintonica del mio “vizietto”).
D’altronde sono stanco della compulsività e dei condizionamenti che, malgrado i miei tentativi di sana gestione, continuano a verificarsi nella mia vita sentimentale e di relazione, con le crisi che ne conseguono. Provo una certa invidia per chi può affermare di essere libero da particolari fantasie o preferenze impersonali, che non siano quindi strettamente individuate nella persona del partner sessuale, anche se siffatte affermazioni mi lasciano alquanto perplesso sapendo, tra l’altro, che il principale organo sessuale (e sessuogeno) dell’essere umano è …. il cervello, con tutte le sue creazioni.
Grazie per l’attenzione.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

PERVERSIONI SESSUALI: PARAFILIE

Condividi

Le caratteristiche essenziali di una Parafilia, secondo l’inquadramento del DSM-IV-TR*, sono fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che si manifestano per un periodo di almeno 6 mesi, e che in generale riguardano:

  1. oggetti inanimati,
  2. la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del partner, o
  3. bambini o altre persone non consenzienti.

Per alcuni soggetti, fantasie o stimoli parafilici sono indispensabili per l’eccitazione sessuale e sono sempre inclusi nell’attività sessuale. In altri casi, le preferenze parafiliche si manifestano solo episodicamente (per es., durante periodi di stress), mentre altre volte il soggetto riesce a funzionare sessualmente senza fantasie o stimoli parafilici.

Viene posta la diagnosi di Pedofilia Voyeurismo Esibizionismo Frotteurismo se la persona ha agito sulla base di questi impulsi o gli impulsi o le fantasie sessuali causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali.

Per il Sadismo Sessuale , viene formulata la diagnosi se la persona ha agito sulla base di questi impulsi con una persona non consenziente o gli impulsi, le fantasie sessuali o i comportamenti causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali.

Per le restanti Parafilie la diagnosi viene posta se il comportamento, i desideri sessuali, o le fantasie causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento.

Le fantasie parafiliche possono essere agite con un partner non consenziente in modo da risultare lesive per il partner stesso (come nel Sadismo Sessuale o nella Pedofilia). Il soggetto può andare incontro ad arresto e reclusione. I reati sessuali contro i bambini costituiscono una parte significativa di tutti i crimini sessuali riportati, e i soggetti con Esibizionismo, Pedofilia, e Voyeurismo costituiscono la maggior parte dei criminali sessuali arrestati.

In alcune situazioni, la messa in atto delle fantasie parafiliche può comportare lesioni autoprovocate (come nel Masochismo Sessuale ). Le relazioni sociali e sessuali possono essere danneggiate se altri trovano il comportamento sessuale vergognoso o ripugnante o se il partner sessuale del soggetto rifiuta di condividere le preferenze sessuali inusuali. In alcuni casi, il comportamento inusuale (per es., atti esibizionistici o la collezione di oggetti feticistici) può diventare l’attività sessuale principale nella vita dell’individuo. Questi soggetti raramente giungono all’osservazione degli operatori psichiatrici spontaneamente, e di solito lo fanno solo quando il loro comportamento li ha messi in conflitto con i partners sessuali o con la società.

Le Parafilie qui descritte sono condizioni già specificamente identificate in classificazioni precedenti. Esse includono:

  • Esibizionismo : fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’esposizione dei propri genitali ad un estraneo che non se l’aspetta.
  • Feticismo: fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’uso di oggetti inanimati (per es., biancheria intima femminile). Gli oggetti feticistici non sono limitati a capi di abbigliamento femminile usati per travestirsi (come nel Feticismo di Travestimento ), oppure a strumenti progettati per la stimolazione tattile dei genitali (per es., un vibratore).
  • Frotteurismo : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano il toccare e lo strofinarsi contro una persona non consenziente .
  • Pedofilia : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto pedofilo ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini con cui ha attività sessuale (non vengono inclusi soggetti tardo-adolescenti coinvolti in una relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12-13 anni). Il pedofilo può essere sessualmente attratto da maschi, da femmine o da entrambi. La pedofilia può essere di Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini) o di Tipo Non Esclusivo .
  • Masochismo Sessuale : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’atto (reale, non simulato) di essere umiliato, picchiato, legato, o fatto soffrire in qualche altro modo .
  • Sadismo Sessuale : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano azioni (reali, non simulate) in cui la sofferenza psicologica o fisica (inclusa l’umiliazione) della vittima è sessualmente eccitante per il soggetto .
  • Feticismo di Travestimento : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, riguardanti il travestimento in un maschio eterosessuale . Se il soggetto ha un disagio persistente connesso al ruolo sessuale o all’identità si parla di Feticismo di Travestimento Con Disforia di Genere .
  • Voyeurismo : fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano l’atto di osservare un soggetto che non se l’aspetta mentre è nudo, si spoglia, o è impegnato in attività sessuali .
  • Parafilie Non Altrimenti Specificate : includono le altre Parafilie di osservazione meno frequente che non soddisfano i criteri per alcuna categoria specifica. Gli esempi includono, ma non si limitano a, scatologia telefonica(telefonate oscene), necrofilia (cadaveri), parzialismo (attenzione esclusiva per una parte del corpo), zoofilia(animali), coprofilia (feci), clismafilia (clisteri), ed urofilia (urine).

In tutte le parafilie la persona ha agito sulla base di questi impulsi sessuali o gli impulsi o le fantasie sessuali causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali.

Non di rado, i soggetti hanno più di una Parafilia.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

PEDOFILIA

Condividi

I criteri diagnostici per la Pedofilia secondo il DSM-IV-TR* sono i seguenti:

Durante un periodo di almeno 6 mesi, fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli).

  1. Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione nell’area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento.
  2. Il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini di cui al Criterio A.

Nota Non includere un soggetto tardo – adolescente coinvolto in una relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12 – 13 anni.

Specificare se:

Sessualmente Attratto da Maschi

Sessualmente Attratto da Femmine

Sessualmente Attratto da Entrambi

Specificare se:

Limitato all’Incesto

Specificare il tipo:

Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini)

Tipo Non Esclusivo

American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

 

Dott.ssa Rosalia Cipollina

L’OSSESSIONE PER IL CORPO E’ PRESENTE DA BAMBINA

Condividi

Secondo una ricerca condotta da GirlGuiding UK, una ragazza su tre dai sette ai 10 anni si sente giudicata in base al proprio aspetto fisico e sente il bisogno di dover apparire perfetta.
Lo studio annuale promosso dall’organizzazione benefica inglese rivela solo il 61% delle intervistate tra i 7 e i 21 anni si dichiara felice del proprio corpo e di come appare. Nel 2011, erano di più: il 73%. Più di un terzo delle ragazze nella fascia d’età presa in analisi concorda che le donne vengono valutate più per l’apparenza che per le loro capacità e competenze, e il 36% dichiara di essere spinta a considerare il loro aspetto come la caratteristica più importante. Loro, di questo non sono affatto felici: sempre secondo lo studio, le giovani intervistate hanno risposto che la loro vita migliorerebbe di molto se le persone smettessero di giudicare le donne in base all’aspetto fisico.
Non stiamo parlando di adulte, ma di bambine – perché di questo si tratta – dai sette ai 10 anni, che vanno ancora alle scuole elementari, e dovrebbero pensare a giocare, ai compiti e al loro sport preferito. Crescere con l’ossessione dell’apparenza e dell’accettazione altrui, non solo toglie alle ragazzine la serenità di cui hanno bisogno, ma è anche estremamente dannoso per le conseguenze: può portare a problemi di depressione, insicurezza, ansia e disturbi alimentari. Perché lo stress di essere sempre in ordine e apprezzate è strettamente correlato al non sentirsi abbastanza per tutto il resto. Sono brillante, competente nel mio lavoro, responsabile, socievole. Ma non abbastanza bella, abbastanza longilinea, abbastanza formosa, abbastanza glamour. Mai. Il messaggio dannoso è che le donne, fin da piccole, debbano sempre dimostrare di essere di più. Rispetto agli uomini, anche. Il problema riguarda entrambi i sessi, certo, ma non in termini paragonabili.
Le immagini delle pubblicità, dei film e dei social network bombardano quotidianamente i più piccoli con standard irreali. Ideali che andrebbero ridimensionati e disincentivati in famiglia – per esempio evitando alle bambine concorsi di bellezza o simili e lasciandole fare le bambine appunto – e a scuola, educando alla non-discriminazione in base alle differenze e alle apparenze. GirlGuiding dopo la ricerca ha iniziato a farlo e ha lanciato una sfida per il mese di ottobre: invita tutti a complimentarsi con le ragazze dicendole quanto siano grandiose senza fare alcun riferimento al loro aspetto fisico.

Dottoressa Rosalia Cipollina

(Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Psicologia Scolastica e dell’età evolutiva)

riceve in studio a Roma, Napoli e Salerno ed effettua consulenze telefoniche e via Skype a pagamento per chi è impossibilitato a recarsi in studio.
Per prenotare una consulenza scrivere a cipollinar@iltuopsicologo.it o chiamare il 320 3744077

TEST SULL’USO DEI SOCIAL NETWORK

Condividi

Per capire se si è davvero dipendenti dai social media i membri della Baylor University  hanno stilato una lista di sei domande, basandosi sui dei comportamenti che caratterizzano generalmente le dipendenze: rilevanza, euforia, tolleranza, conflitto, sintomi di astinenza e ricadute.

Ecco quali sono dunque le sei domande e affermazioni che vi aiuteranno a capire se il vostro attaccamento ai social media rappresenta a tutti gli effetti una dipendenza.

    • Rilevanza: l’uso dei social media è profondamente integrato nella vostra vita quotidiana? (Uso Facebook, Twitter, Snapchat, Instagram o Pinterest e altri durante tutta la giornata).
    • Euforia: usate i social media tutto il giorno per avere una maggiore euforia? (Io uso i social media quando mi annoio o sono da solo ).
    • Tolleranza: avete bisogno di spendere sempre più tempo sui social media per essere soddisfatti? (Mi ritrovo a usare i social media sempre più spesso).
    • Sintomi di astinenza: siete nervosi quando non potete usare i social media? (Ho paura di rinunciare a qualcosa di importante quando non sono sui social media).
    • Conflitto: il tuo uso dei social media sta causano problemi? (Il mio uso dei social media ha causato conflitti con i miei amici, mi distrae in classe o durante il lavoro).
    • Ricaduta: hai provato a smettere di usare i social media ma non ci sei riuscito? (Ho cercato di ridurre il mio tempo sui social media, ma non è durato molto).

Se avete risposto ‘sì’ a tre o più di queste domande, e se le affermazioni riflettono il vostro pensiero o comportamento, probabilmente è giunto il momento di riconsiderare il vostro utilizzo dei social media.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

IMPOTENZA: DISTURBO MASCHILE DELL’EREZIONE

Condividi

Criteri diagnostici per il Disturbo Maschile dell’Erezione secondo il DSM IV 

A. Persistente o ricorrente impossibilità di raggiungere, o di mantenere, un’erezione adeguata fino al completamento dell’attività sessuale.

B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali.

C. La disfunzione dell’erezione non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (diverso da una Disfunzione Sessuale) e non è dovuto esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale.

Ci sono diversi tipi di disfunzione dell’erezione; alcuni soggetti riferiranno l’incapacità di avere l’erezione fin dall’inizio dell’esperienza sessuale; altri lamenteranno di avere dapprima avuto un’adeguata erezione e poi di avere perduto tumescenza tentando la penetrazione; altri riferiranno di avere avuto un’erezione sufficientemente valida per la penetrazione, ma di aver poi perso la tumescenza prima o poi durante le successive spinte; altri possono riferire di riuscire ad avere l’erezione solo durante la masturbazione o al risveglio.

Manifestazioni associate
La difficoltà di erezione può essere anche associata ad ansia sessuale, timore di fallimento, preoccupazioni sulla prestazione sessuale e ad una ridotta sensazione soggettiva di eccitazione sessuale e di piacere. La disfunzione dell’erezione può compromettere le relazioni coniugali o sessuali in atto e può essere la causa di matrimoni non consumati e di sterilità. questo disturbo può essere associato con il disturbo sessuale ipoattivo e l’eiaculazione precoce. I soggetti in cui il disturbo è acquisito possono andare incontro a remissione spontanea nel 15-20% dei casi; quando il disturbo è situazionale possono dipendere dal tipo di partner oppure dall’intensità della relazione e sono episodici e spesso ricorrenti.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

QUESTIONARIO SULLA EIACULAZIONE PRECOCE

Condividi

Di seguito troverete un questionario di 44 domande da me elaborate sul comportamento sessuale e sulla eiaculazione precoce. Tale questionario ha lo scopo di verificare la conoscenza personale che avete sulla problematica della eiaculazione precoce e sui comportamenti sessuali ad esse correlate.

 

  1. La frequenza dei rapporti sessuali incide sul manifestarsi dell’eiaculazione precoce ?
  2. Se sì, perché ?
  3. E’ importante mantenere frequenza e regolarità di rapporti per attenuare l’eiaculazione precoce ?
  4. E’ importante la durata dei preliminari ?
  5. Se sì perché ?
  6. Quanto dovrebbero durare i preliminari ?
  7. Ci deve essere accordo per entrambi sulla durata dei preliminari ?
  8. E’ importante la durata del coito ?
  9. Se è importante perché ?
  10. Quanto dovrebbe durare il coito ?
  11. Ci deve essere accordo per entrambi sulla durata del coito
  12. La coppia riesce ad accettare il fatto che l’erezione del pene e la lubrificazione vaginale possano andare e venire durante un rapporto sessuale ?
  13. E’ importante mantenere un rapporto lento e sensuale ?
  14. E’ importante avere un rapporto sessuale più intenso ?
  15. In quali situazioni ritenete che l’uomo riesce ad avere facilmente un erezione ?
  16. In quali situazioni ritenete che le donne riescono ad essere adeguatamente lubrificate?
  17. Qual è un aspettativa realistica riguardo al controllo eiaculatorio ?
  18. Su che cosa si basa tale aspettativa ?
  19. Che cosa significa eiaculare troppo velocemente ?
  20. Che livello di controllo bisogna avere sull’eiaculazione ?
  21. A chi spetta stabilire il momento giusto per eiaculare ?
  22. In quale percentuale di rapporti l’uomo deve essere in grado di scegliere il momento in cui eiaculare ?
  23. Quando una persona si può considerare ‘guarita’ ?
  24. Qual è un aspettativa realistica riguardo all’orgasmo femminile ?
  25. Su che cosa si basa tale aspettativa ?
  26. In quali percentuali di rapporti la donna dovrebbe avere un orgasmo ?
  27. E con quali modalità ?
  28. Quante volte, secondo lei, il sesso dovrebbe essere fantastico ?
  29. Quante volte pienamente soddisfacente ?
  30. Quante volte abbastanza buono ?
  31. Quante volte di scarsa qualità ?
  32. La maggio parte degli uomini, durante un rapporto sessuale, ‘dura’ dai venti ai trenta minuti ?
  33. Un buon amante prolunga il rapporto finché la sua partner non ha raggiunto l’orgasmo?
  34. La risposta sessuale delle donne è uguale a quella degli uomini: le donne hanno un solo orgasmo durante il rapporto ?
  35. Gli uomini che eiaculano dopo un periodo compreso tra due e sette minuti di rapporto sessuale hanno uno scarso controllo eiaculatorio ?
  36. L’eiaculazione precoce è causata da eccessiva masturbazione, soprattutto durante l’adolescenza ?
  37. Le sole spinte del pene in vagina, durante il rapporto, sono sufficienti a far raggiungere l’orgasmo alla maggior parte delle donne ?
  38. L’eiaculazione precoce è sempre causata da problemi psicologici ?
  39. Per risolvere il problema dell’eiaculazione precoce le donne devono essere meno sensuali e gli uomini devono essere meno eccitati ?
  40. L’eiaculazione precoce costituisce uno strumento predisposto dalla natura per aumentare la fertilità femminile ?
  41. L’eiaculazione precoce è un simbolo della lotta per il potere nella relazione ?
  42. L’eiaculazione precoce è causata da una donna castrante ?
  43. L’eiaculazione precoce è sempre avvisaglia di un problema della relazione di coppia ?
  44. Che cosa significa l’affermazione: ‘Il vero organo sessuale non è fra le gambe ma fra le orecchie’ ?

 

CONSIDERAZIONI FINALI

Non esistono in assoluto risposte esatte o risposte corrette, come non esistono tempi e modalità prestabilite sul rapporto sessuale o sulla eiaculazione precoce. Il questionario ha il solo scopo di far riflettere su eventuali pregiudizi in tal senso oltre a far approfondire la conoscenza personale in tale campo. E’ utile come ausilio di discussione in coppia o in terapia.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

EIACULAZIONE PRECOCE

Condividi

Moltissimi uomini sono preoccupati perché pensano di soffrire di eiaculazione precoce. Una volta entrati in vagina infatti la loro erezione dura ancora una manciata di secondi, qualche minuto al massimo e poi finisce tutto… In realtà l’uomo che riesce a durare per ore si vede solo al cinema: diversi studi infatti mostrano come quattro uomini su dieci dichiarino di aver avuto questo problema in qualche età della vita, il che, a loro giudizio, ha inciso fortemente sia sull’autostima che sulla qualità del loro rapporto con la partner. Si può parlare di eiaculazione precoce quando vi sia persistente e ricorrente eiaculazione con minima stimolazione sessuale, prima o subito dopo la penetrazione e comunque prima che l’interessato lo desideri. La valutazione della ‘giusta’ durata dell’erezione è personale: per un uomo possono bastare due minuti dopo la penetrazione, per un altro 5 o 10, mentre un altro potrebbe desiderare che duri ore. Il problema tuttavia non va ricercato nella durata in sé, quanto nel livello di soddisfazione sessuale che si prova dopo il rapporto, sia a livello personale, sia per quanto riguarda la partner.

CAUSE
(1) Precedenti esperienze che condizionano la performance. Masturbazioni rapide, per paura di essere scoperti, o rapporti occasionali e veloci con prostitute.

(2) Nuova partner. Questa situazione crea un’ansia da prestazione che poi condiziona la performance e determina un circolo vizioso, dal quale è poi difficile uscire.

(3) Incapacità di rendersi conto dell’approssimarsi del momento eiaculatorio per cercare di controllarlo.
(4) Eccitazione sessuale, che influisce sulla qualità della performance sia quando è scarsa, sia quando è troppo elevata.

(5) Inesperienza. Generalmente l’eiaculazione precoce riguarda le prime esperienze sessuali ed è dunque dovuta, fra l’altro, ad uno stato ansioso. La maggior parte degli uomini imparano gradualmente a controllare il loro orgasmo attraverso l’esperienza.

(6) Poca frequenza nei rapporti. Più è lungo il periodo trascorso dall’ultima eiaculazione, più è veloce il tempo in cui si raggiunge l’orgasmo.

(7) Giovinezza. I giovani tendono ad eiaculare più in fretta degli uomini più maturi, sia per cause organiche sia per mancanza di esperienza.

I RIMEDI NORMALMENTE UTILIZZATI
Pensare ad altro. In genere gli uomini che vogliono risolvere un problema di eiaculazione precoce cercano, durante il rapporto, di pensare ad altro, ma questo non solo non è un rimedio, è anche un modo per deconcentrarsi e privarsi del piacere sensuale ed erotico dell’esperienza sessuale.

Creme desensibilizzanti. Sono prodotti che servono per diminuire le sensazioni sentite dall’uomo durante il rapporto, in modo da farli durare più a lungo. Il limite di questi prodotti è che rendono il rapporto meno piacevole per questa diminuita stimolazione.

Masturbazione. Quando il desiderio è molto alto, molti uomini si masturbano per diminuire il desiderio ed accrescere il controllo. Questa tecnica non rappresenta una soluzione perché il livello del desiderio è solo una delle componenti dell’eiaculazione precoce.

Preservativo. Indossare un preservativo, o anche due, può servire per diminuire la stimolazione del pene ed aumentare il tempo di erezione; inoltre il preservativo protegge da gravidanze indesiderate e da malattie sessualmente trasmesse, per cui vale la pena sperimentarlo.

Posizione. La posizione del missionario non è la più indicata per chi soffre di eiaculazione precoce. E’ più consigliabile la posizione supina, che è più rilassante, con la donna sopra, che può controllare meglio i movimenti e consentire una minore frizione al pene durante il rapporto.

Velocità. Movimenti lenti anziché veloci aiutano a conservare l’erezione più a lungo.
Fare l’amore. Fare l’amore, come dice l’espressione stessa, non significa solamente concentrarsi sugli aspetti genitali. Fare attenzione anche agli aspetti emozionali o affettivi può aiutare a spostare l’attenzione su altri fattori senza però deconcentrarsi o de-erotizzare la situazione.

TECNICHE SESSUOLOGICHE
Tecnica start-stop. Consiste in una serie di esercizi che cominciano con l’autostimolazione e terminano in un rapporto sessuale, per imparare a controllare gradualmente l’eiaculazione. Si può incominciare con la masturbazione ed arrivare ad un punto abbastanza prossimo all’orgasmo, poi fermarsi, rilassarsi e ricominciare. Ogni volta che si ripete l’ ‘esercizio’, cercare di arrivare sempre più vicini al momento dell’orgasmo. Una volta che si conosce il proprio ‘punto di non ritorno’ è più facile conservare un maggiore autocontrollo. La stessa pratica dovrebbe essere ripetuta con la partner, ma in momenti diversi dal rapporto sessuale vero e proprio, in una situazione di petting.

Il passo successivo è quello di sdraiarsi sulla schiena con la donna in posizione soprastante. Il pene viene inserito nella vagina, dopo di che, appena si sente che ci si sta avvicinando ad un punto critico, segnalarlo alla compagna, quindi sospendere per un po’ e poi ricominciare. Una volta raggiunto il controllo in questa posizione, si passa a quella laterale e solo infine si torna a quella detta del ‘missionario’, con l’uomo sopra, perché è quella in cui il controllo delle proprie sensazioni è più difficile. Di solito si può raggiungere un buon controllo eiaculatorio in 2-10 settimane di ripetuti esercizi.

La tecnica dello squeeze, o della compressione. Metodo ideato da Masters e Johnson e consiste in esercizi simili alla tecnica precedente, ma il controllo dell’eiaculazione avviene questa volta attraverso una pressione alla cima e alla base del pene, non appena si sente che sta arrivando il momento dell’orgasmo. La donna anziché fermarsi, quando il compagno le fa segno dell’approssimarsi del momento critico, afferra il pene eretto sotto il glande e schiaccia con forza, fino a che l’uomo non perde buona parte della sua erezione.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it