SINTOMI DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’

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SINTOMI DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS

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PRINCIPALI PSICOFARMACI

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Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

PER CONOSCERE SE STESSI: LA FINESTRA DI JHOARI

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La finestra di Jhoari è composto da un quadrato, suddiviso in quattro quadranti. Nella dimensione orizzontale si misura il grado di conoscenza che la persona ha di sé stesso in termini di personalità, atteggiamenti, impressioni ed emozioni trasmesse agli altri. Quest’ultimo tipo di conoscenza può pervenire alla persona solo dall’esterno: per questo un modo di identificare il valore su questa scala è la frequenza con cui il soggetto chiede esplicitamente un feedback agli altri sul suo comportamento e sulle impressioni che ha generato. La misura verticale invece si riferisce al grado di conoscenza che gli altri hanno del soggetto. La combinazione di queste due misure porta all’identificazione di quattro aree descritte di seguito, dove per informazioni si intendono a 360 gradi: personalità, conoscenze, emozioni e capacità.
  1. Il primo quadrante, chiamato “Aperto”, rappresenta le informazioni che sono note sia al soggetto che agli altri. In questo senso è anche definita come area pubblica.
  2. Il secondo quadrante, chiamato la “Segreto”, comprende le informazioni che la persona conosce di sé ma che gli altri non sanno: è anche detta area privata.
  3. Nel terzo quadrante, chiamato “Cieco”, le informazioni sulla persona sono note agli altri, ma non alla persona stessa. L’unico modo che la persona ha per acquisire informazioni in questa area cieca è attraverso il feedback diretto degli altri (espressamente richiesto o meno).
  4. Il quarto quadrante è chiamato “Ignoto”. Rappresenta le informazioni sconosciute sia al soggetto che agli altri. Non c’è modo di acquisire direttamente le informazioni contenute in questo quadrante, definito anche come area dell’inconscio.

COME CI SI PUÒ DIFENDERE DA UN DISTURBO DA ANSIA

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• Rinviare importanti cambiamenti di vita.
• Risolvere i conflitti personali man mano che si presentano.
• Prendere parte ad attività piacevoli.
• Cercare aiuto da un medico o altro professionista sanitario.
• Praticare esercizi di respirazione e di relax muscolare.
• Informarsi meglio sui disturbi da ansia.
• Stabilire buone abitudini di sonno.
• Fare esercizio regolarmente.
• Ridurre l’alcool e altre droghe

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LA MENTALIZZAZIONE NELLA PSICOTERAPIA DEL DISTURBO BORDERLINE

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La mentalizzazione è definita come quella capacità di concepire gli stati mentali altrui come spiegazioni del comportamento (Fonagy, Target, 2006).
La mentalizzazione è una capacità adattiva che permette agli esseri umani di intessere legami sociali e affiliativi importanti (Brüne, Brüne-Cohrs, 2006; Fonagy, Target, 2006) ed ha un substrato neurologico ben preciso (Brüne e Brüne-Cohrs 2006).
Una difficoltà nella mentalizzazione è presente nel Disturbo Borderline di Personalità (Fonagy, Bateman, 2006), oltre che tutti gli altri disturbi di personalità.
Uno degli obiettivi della terapia con pazienti con difficoltà nella mentalizzazione è quello di comprendere gli stati emotivi del paziente nonché le reazioni interpersonali che li hanno generati. In questo modo sarà possibile tracciare i cicli interpersonali disfunzionali che si vengono a creare tra il paziente e gli altri con cui intesse relazioni sociali e che, prima o poi, si riproporranno in terapia tra paziente e terapeuta. Il terapeuta in grado di mentalizzare sarà capace di riconoscere che sta cadendo in un ciclo interpersonale disfunzionale attraverso la comprensione del proprio stato mentale e di quello del paziente e di validarne lo stato emotivo piuttosto che allarmarsi come potrebbe accadere ad esempio con un paziente con DBP che minaccia un acting-out.
Quanto detto suggerisce l’idea che la mentalizzazione sia un’abilità clinica che il terapeuta deve necessariamente possedere, senza la quale non può esserci una genuina comprensione del paziente.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

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DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’

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La diagnosi secondo il criterio DSM IV richiede che almeno cinque dei seguenti sintomi siano presenti in modo tale da formare un pattern pervasivo, cioè che rimane tendenzialmente costante in situazioni e relazioni diverse:
Senso grandioso del sé ovvero senso esagerato della propria importanza
È occupato/a da fantasie di successo illimitato, di potere, effetto sugli altri, bellezza, o di amore ideale
 Crede di essere “speciale” e unico/a, e di poter essere capito/a solo da persone speciali; o è eccessivamente preoccupato da ricercare vicinanza/essere associato a persone di status (in qualche ambito) molto alto
Desidera o richiede un’ammirazione eccessiva rispetto al normale o al suo reale valore
Ha un forte sentimento di propri diritti e facoltà, è irrealisticamente convinto che altri individui/situazioni debbano soddisfare le sue aspettative
Approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi, e non ne prova rimorso
È carente di empatia: non si accorge (non riconosce) o non dà importanza a sentimenti altrui, non desidera identificarsi con i loro desideri
Prova spesso invidia ed è generalmente convinto che altri provino invidia per lui/lei
Modalità affettiva di tipo predatorio (rapporti di forza sbilanciati, con scarso impegno personale, desidera ricevere più di quello che dà, che altri siano affettivamente coinvolti più di quanto lui/lei lo sia)

Dott. Roberto Cavaliere

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